Certo che questi Giapponesi stanno facendo degli enormi passi in avanti nella robotica :
Ed hai letto di quel sistema robotizzato, sempre inventato da loro, che si indossa ed è in grado di farti camminare e muoverti senza fatica e, soprattutto, che potrà far ricamminare anche coloro che sono in carrozzina?
Sono arrivati al terzo modello e sperano, questa volta, di essere riusciti a farlo pesare solo 15 Kg!
Un vero miracolo di robotica.
Questo perchè il Giappone ha la più alta percentuale di popolazione anziana e quindi deve poter contare su ausili meccanici in grado di farli continuare a lavorare anche da vecchi!
Quando se ne parletà in Italia?
Non è che la nostra popolazione sia molto lontana da questo…non ti pare?
Ed hai letto di quel sistema robotizzato, sempre inventato da loro, che si indossa ed è in grado di farti camminare e muoverti senza fatica e, soprattutto, che potrà far ricamminare anche coloro che sono in carrozzina?
Mi sembra di averlo visto in un documentario su Discovery .
Questo perchè il Giappone ha la più alta percentuale di popolazione anziana e quindi deve poter contare su ausili meccanici in grado di farli continuare a lavorare anche da vecchi!
Non credo che sia solo quello il motivo .
Quando se ne parletà in Italia? Non è che la nostra popolazione sia molto lontana da questo...non ti pare?
Non solo la popolazione Italiana ma anche molte altre popolazioni ,quello che avviene in Giappone in realtà credo che avvenga per una serie di motivi socio-economici e politici ,insomma se la robotica in Giappone e molto piu avanti che nel resto del mondo ce un motivo
Ancora un interessante articolo sui robot giapponesi.
Arriva dagli scienziati giapponesi una nuova proposta rivolta agli anziani e ai disabili motori al fine di sopperire ai problemi di deambulazione. Si tratta di un vestito bionico, un vero e proprio robot da indossare che può aiutare ad assumere la posizione eretta e camminare, riuscendo anche ad amplificare in misura notevole la forza dei movimenti dei quattro arti. I ricercatori, forse presi dall’entusiasmo di un progresso tecnologico giapponese quasi frenetico, hanno scelto per la serie di robot un nome alquanto evocativo: HAL. Agli appassionati di fantascienza e di cinema non potrà sfuggire l’omaggio al cervellone elettronico intelligente di: “Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick. Sembra invece che ai ricercatori sia sfuggito quello che potrebbe far pensare a un cattivo presagio: nel film HAL diventa una presenza inquietante, che finisce con il tentare di eliminare l’intero equipaggio sull’astronave. Troppa fantascienza? Forse, ma una considerazione può essere fatta dalla semplice osservazione delle fotografie e dei filmati che circolano sulle dimostrazioni delle qualità di questi robot: gli ingombri, l’estetica e le movenze sono in un perfetto stile robocop. Cercando di superare la normale perplessità possiamo chiederci: quali sono i motivi che hanno portato a questa proposta? Può essere una soluzione alternativa per superare la disabilità? Per comprendere come si è arrivati alla proposta di queste soluzioni su larga scala bisogna innanzitutto tenere presente: sia le differenze culturali, sia le decisioni politiche della classe dirigente del Giappone in materia di assistenza. A differenza degli Stati Uniti e dell’Europa, il paese rifiuta il meccanismo per cui ad occuparsi di una certa fascia assistenziale, appunto agli anziani e ai disabili, sono i lavoratori stranieri. Naoki Tanaka, il direttore amministrativo del “Network Center for Human Service Association” afferma che: “ci sono persone che preferiscono essere aiutati a fare il bagno da un robot piuttosto che dover fare affidamento sull’aiuto di un’altra persona”. Non ne dubitiamo, in parte perché sappiamo per esperienza quanto sia difficile dover far fronte ogni giorno a unprecario servizio assistenziale statale, e in parte perché non è così strano che un cittadino giapponese, abituato da tempo a ben altri standard tecnologici nella vita quotidiana, veda in questi robot un ausilio non più invadente di un’automobile o di una carrozzina elettrica multifunzione. Ci riserviamo invece di dubitare dei sempre maggiori articoli di taglio strettamente pubblicitario (anche su siti e riviste scientifiche rispettabili), e delle fonti di tali dichiarazioni sulle presunte preferenze dei cittadini. Di qualsiasi paese essi siano. Come ormai abbiamo imparato dietro ogni notizia giornalistica c’è quasi sempre una spinta strettamente commerciale o politica, se non di manipolazione dei costumi e delle scelte individuali. Fatte le dovute premesse non ci resta che conoscere meglio questi ausili. La serie HAL è il risultato del lavoro, durato dieci anni, di Yoshiyuki Sankai dell’università di Tsukuba in Giappone, ed integra la meccanica, l’elettronica, la bionica e l’automatismo in un nuovo campo conosciuto come cibernetica. Il prototipo maggiormente sviluppato è HAL 3 un esoscheletro di metallo con comando a motore che può essere assicurato con delle cinghie alle gambe per aiutare e potenziare il loro movimento. Uno zaino contiene un computer con un collegamento di rete senza fili, mentre le batterie sono su una cinghia. Due sistemi di controllo interagiscono per aiutare l’indossatore a mettersi in piedi, camminare e salire le scale. Un sistema bio-cibernetico utilizza i sensori bioelettrici fissati alla pelle sulle gambe per monitorare i segnali trasmessi dal cervello ai muscoli.Tutto questo è realizzabile perché quando qualcuno intende mettersi in piedi o camminare, il segnale che dal nervo arriva ai muscoli genera una corrente elettrica rilevabile sulla superficie della pelle. Questi segnali elettrici vengono rilevati dai sensori e sono trasmessi al calcolatore, che traduce i segnali del nervo in segnali e li codifica per il controllo dei motori elettrici alle anche ed alle ginocchia dell’esoscheletro. Basta una frazione di secondo affinché i motori rispondano di conseguenza, e in effetti rispondono più velocemente al segnale del cervello che i muscoli dell’indossatore. Mentre il sistema bio-cibernetico sposta i diversi elementi dell’esoscheletro, un secondo sistema controlla in modo autonomo i motori per coordinare questi movimenti e per rendere un’operazione complessivamente più facile, aiutando una persona a camminare, per esempio. Il sistema si attiva automaticamente una volta che l’utente comincia muoversi. La prima volta che si cammina, i suoi sensori registrano la posizione e il modello del movimento, e queste informazioni sono memorizzate su un database su una scheda per uso successivo. Quando l’utente cammina ancora, i sensori avvisano il calcolatore, che riconosce il movimento e rigenera il modello registrato per fornire un aiuto nel movimento. Le azioni di entrambi i sistemi possono essere calibrate secondo i bisogni dell’utente, per esempio andando assistenza supplementare ad un arto più debole. I prototipi di HAL 4 e di HAL 5, che sono stati oggetto di dimostrazioni all’Expo 2005, a Aichi, in Giappone, non aiutano solo una persona a camminare. Hanno una parte superiore per aiutare le braccia, e aiuteranno una persona ad alzare fino a 40 chilogrammi in più della loro forza normale. I nuovi HAL inoltre elimineranno l’esigenza di uno zaino. Invece, il calcolatore ed il collegamento senza fili sono stati ristretti in un sacchetto fissato alla cinghia del vestito. HAL 5 inoltre ha motori di dimensioni ridotte, rendendo il vestito molto meno ingombrante intorno alle anche e alle ginocchia. HAL 3 pesa 22 chilogrammi, ma l’aiuto che dà all’utente è più che sufficiente per compensare questo: “è come cavalcare un robot, piuttosto che indossarne uno,” dice Sankai. Aggiunge che HAL 4 peserà 17 chilogrammi e spera che HAL 5 possa essere ancora più leggero. Ci siamo lasciati per ultima la fatidica domanda: ma quanto costa? I primi modelli HAL probabilmente saranno messi in vendita a un prezzo che varierà tra i 1.5 e 2 milioni di Yen ($14.000 - $19.000). A questi prezzi, non proprio popolari, vanno aggiunti i costi di manutenzione e va tenuta in considerazione la difficoltà nel reperire un centro di assistenza tecnica. Concludendo, a noi che ci muoviamo su una carrozzina e cerchiamo di superare il nostro handicap con un senso pratico che mira a risultati concreti utilizzabili nella vita quotidiana, questi robot sembrano essere più una dimostrazione dello stato dell’arte raggiunto in questo interessante ramo. E visto che dal futuro attendiamo una cura e non una robotizzazione del nostro corpo pensiamo che, se possiamo trovare una corretta collocazione di questi ausili, questa si trova nel campo della riabilitazione. Una fisioterapia che forse risulterà un po’ freddina, e che non potrà mai sostituire quei miglioramenti che solo un rapporto fisico e umano può raggiungere. A questi ricercatori va la nostra simpatia e il nostro supporto, e ci farà piacere se la prossima volta ci presenteranno un prodotto che possa migliorare realmente la nostra autonomia, beninteso, a un costo che non rimpiazzi il problema della disabilità con quello di un mutuo.
da http://www.midollospezzato.it/Articoli/A_46.htm
e da: http://www.ecplanet.com/canale/tecnologia-2/robotica-2/1/0/19140/it/ecplanet.rxdf