Virgin Galactic svela il Cavaliere Bianco

Nella giornata di oggi, dopo 4 anni di lavoro duro e semi-segreto, la Virgin Galactic, di proprieta’ dell’estroso miliardario (in sterline) Sir Richard Branson ha svelato al modo l’ultimo prodotto del genio dell’aereonautica Burt Rutan, ovvero la “nave madre” che dovra’ portare in quota una piccola navetta spaziale concepita per il turismo a piu’ di 100 km di altezza, ben fuori dai limiti convenzionali dell’atmosfera.

Il rollout segue di circa un anno un grave incidente che colpi’ i laboratori di Rutan (ora di proprieta’ della Northrop Grumman), e segnera’ l’inizio di un rigoroso programma di test di volo che culmineranno, nelle intenzioni della Virgin, nei primi voli suborbitali a pagamento entro la fine del decennio.

Sono gia’ piu’ di 250 gli aspiranti astronauti che hanno pagato in tutto o in parte i 200mila dollari americani del biglietto, che dara’ diritto a circa 5 minuti di caduta libera. Complessivamente, il volo dovrebbe durare circa due ore e mezza.

Il nuovo progetto e’ diretto discendenti dei quel SpaceShip One che 4 anni fa riusci’ ad aggiudicarsi l’ambito premio Ansari X, che prometteva 10 milioni di $ al primo mezzo privato con passeggeri a raggiungere lo spazio.

Il sistema di Rutan prevede un “aereo”, detto White Knight 2 e che e’ stato presentato oggi, che viene accoppiato a terra con una navetta sub-orbitale, la SpaceShip 2. Essa viene portata in quota (50mila piedi, circa 15 km), sganciata, e scagliata in una traiettoria balistica sub-orbitale da un razzo a motore ibrido. Esaurito il momento, la navetta rientra a terra sfruttando la particolare foggia delle sue ali ripiegate per disperdere velocita’.

L’apertura alare del White Knight 2 e’ di 140 piedi (piu’ di 40 metri, equivalente a quella di un B-29 della II guerra mondiale). La navetta, per contro, ha le dimensioni di un jet executive (tipo il Gulfstream), ed ha una capienza di 6 passeggeri e due piloti. Entrambi i velivoli sono realizzati con materiali d’avanguardia dalla Scaled Composites LLC di Rutan. Il White Knight e’ il piu’ grande velivolo interamente in compositi al mondo; le sue ali, realizzate in un singolo pezzo, sono di fatto il piu’ grande singolo oggetto in compositi mai costruito.
Il WK2 ha la robustezza necessaria per affrontare forze G-positive nonche’ per l’addestramento degli astronauti a zero-G.
I suoi 4 motori Pratt & Whitney PW 308A hanno una potenza che eccede del 30% quella richiesta per sollevare una SpaceShip 2 pienamente equipaggiata, ed esso e’ in grado di volare da una costa all’altra degli USA.
Il design a doppia fusoliera con area centrale per il carico (ovvero la SS2) e’ concepito per ottimizzare le operazioni di imbarco e ridurre i tempi di manutenzione: a regime il WK2 dovrebbe poter affrontare ben 4 lanci al giorno, operando anche in assenza di luce solare.

Il White Knight dovrebbe iniziare i test di volo a settembre, mentre la SpaceShip 2 e’ attualmente al 70% del suo completamento.

Le previsioni ufficiali per l’operativita’ del sistema non sono disponibili: va comunque rilevato che in base agli iniziali annunci, pregni del tipico entusiasmo di Branson, la Virgin Galactic avrebbe dovuto ospitare passeggeri gia’ lo scorso anno. Primi astronauti saranno, ovviamente, Branson e la sua famiglia; la prima navetta e’ stata battezzata “EVE”, in onore della madre di miliardario, ella stessa istruttrice di pilotaggio su alianti ed assitente di volo.

La Virgin ha investito nel progetto ben 250 milioni di dollari, di cui 100 gia’ spesi. Lo sfruttamento commerciale del sistema non si imita al turismo spaziale, ma dovrebbe riguardare anche il lancio di piccoli satelliti in LEO, la lotta agli incendi o il recupero di emergenza.

All’indirizzo

http://virgingalactic.com/pressftp/

e’ possibile trovare ulteriori fotografie e documentazione messe a disposizione da Virgin Galactic (al momento i tempi per il download sono un po’ lunghi).

ecco qualche immagine, tratta dalle press-releases della Virgin Galactic:

  1. 15.5 Km: lancio dalla nave madre fino a velocita’ Mach 4

  2. 100 km: linea di Kàrmàn: i passeggeri diventano astronauti

  3. 110 km: massima quota; le ali si ripiegano “a piuma” dopo lo spegnimento del razzo

  4. Inizio rientro

  5. 21.5 Km: le ali si spiegano nuovamente per il ritorno veleggiato al suolo.

Imageshack serve proprio a quello :slight_smile:

Liveblogging dell’evento, aggiornamenti e foto sul blog The Launch Pad.

Paolo Amoroso

Altre immagini
Curtesy of Virgin Galactic


virgin1.jpg

E’ sicuramente un progetto innovativo, sia per il profilo della missione che per lo studio dei materiali impiegati.
Sono molto curioso nel vedere come sarà la fase “operativa”, nella speranza che tutto questo non si riduca ad una passerella di lusso per miliardari eccentrici alla Briatore, ma consenta qualche passo avanti nel raggiungimento della Leo.
Non vorrei essere poi considerato troppo moralista, ma mi dà un pò fastidio la brochure pubblicitaria quando recita “I passeggeri diventano astronauti”, mi sembra una leggerezza paragonarli ai primi piloti dell’X-15 e di tutti i mezzi spaziali canonici, da Gagarin in poi. Dopotutto passeggeri sono e passeggeri restano.

Fatto. Un po’ meglio (meglio ancora le thumbs, forse!) :flushed:

Nota a margine: Il nome White Knight ovviamente si rifa’ agli eroi della mitologia medievale. Tuttavia, negli ambienti della finanza (che Branson ben conosce), il termine indica una persona/istituzione che interviene col il proprio capitale in “soccorso” di un “amico” il quale sia oggetto di una scalata ostile, ovvero un tentativo di acquisizione da parte di un terzo che miri ad estrometterlo dalla gestione dell’azienda.

Ma anche paragonarli al più “semplice” dei Mission Specialist…
Ovvio che la parola “Astronaut” è una bella leva pubblicitaria, che si basa sul superamento della fatidica soglia dei 100 Km, limite internazionalmente riconosciuto dello spazio atmosferico.
Nessuno che sia minimamente a conoscenza della storia e tecnica del volo spaziale umano si sognerà mai di riconoscerli come Astronauti, a meno che il termine non diventi la definizione generica di ogni essere umano che abbia superato i 100 Km di quota.

Al massimo S.O.S.F.P.= Sub Orbital Space Flight Participant…

Un’espressione tecnica usata spesso è Spaceflight Participant.

Paolo Amoroso

Si, infatti mi rifacevo scherzosamente a quella, usata per i “turisti” sulla Soyuz.

Anch’io avevo pensato a loro, ma almeno i “turisti delle Soyuz” si sottopongono ad un addestramento vero e proprio: imparano il russo, il funzionamento delle space suit, un minimo di procedure durante il volo.
I fortunati che potranno partecipare a questi voli (che comunque penso invidiamo tutti) allacceranno le cinture e si godranno lo spettacolo.

E’ un progresso perché l’addestramento è incidentale a una missione spaziale, non ne è un obiettivo.

Paolo Amoroso

Io ne sono abbastanza convinto. Il progetto di un veicolo per il volo suborbitale, portato avanti con contributi completamente privati, e già conseguenza di un ottimo successo (SpaceShipOne), potrebbe davvero aprire la strada ad un utilizzo turistico o per lo meno di “routine” della LEO… Ovvio che i prezzi, per i prossimi anni, direi forse decine di anni, saranno, ai più, proibitivi… Ma per ogni mezzo di trasporto è stata la norma :wink:

Esiste una “definizione” di astronauta? Per esempio i turisti spaziali io li considerei tali (in fondo il fatto che non abbiano compiti specifici non toglie il fatto che siano lì), mentre i turisti spaziali non li chiamere “astronauti”…

Piccola precisazione: se la parola inglese era momentum allora la traduzione dovrebbe essere “quantità di moto”

Vedi la voce Astronaut della Wikipedia.

Paolo Amoroso

La butto lì: si potrebbe pensare a un trasporto suborbitale passeggeri, inzialmente business: da Tokio a New York in 2 ore? Certo che ora come ora 200.000 dollari non li pagherebbe neanche il sultano del brunei per andare a Tokyo in 2 ore… (o forse solo lui)

E’ un costo solo un ordine di grandezza maggiore del biglietto per un volo sul Concorde.

Paolo Amoroso

Veramente no: questa parte descrittiva del volo l’ho aggiunta tutta io perche’ nell’articolo originale la dava “per scontata”.
Intendevo ovviamente il “momento lineare”, che (penso!) sia sinonimo di quantita’ di moto. Ho usato il termine impropriamente? :flushed:

E’ passato molto tempo lo ammetto, ma credo che quantita’ di moto, momento lineare e momento siano tutti sinonimi
e la traduzione corretta dell’inglese momentum.

Paolo

Umm, forse “momento lineare” potrebbe essere un termine alternativo (forse usato una volta) a quantità di moto in italiano, ma potrebbe anche essere una traduzione letterale dall’inglese, in quanto in inglese quantità di moto = linear momentum (o più semplicemente momentum). :thinking:
Effettivamente momento da solo mi sembra un pò fuorviante, di solito con momento si intende il momento di una forza ( \vec{M}=\vec{OP}\wedge\vec{F} ).
In ogni caso io mi baso sulle mie (molto poche) conoscenze dell’inglese tecnico-scientifico e del linguaggio scientifico italiano attuale, attendiamo il parere di chi magari ne sa di più. :thinking: