Yuri Gagarin su copertina di Time

SK-2.Più sotto il sistema di eiezione dalla Vostok.

...Ma cosa s'intende per ?? L'intero equipaggiamento poteva, in qualche modo, soddisfare a requisiti di volo suborbitale ??

Queste combinazioni di volo erano (e sono) composte da un casco di tipo GSH a tenuta ermetica (“fully-sealed hermetic helmet” traducendo dal russo) e da una “partial-pressure suit” di tipo VKK.
Il GSH è effettivamente un casco a tenuta pressochè totale, anche se nella parte inferiore aderisce al collo solo con una guaina elastica (per il GSH-6 ne esistono di due tipi, per alta ed altissima quota), quindi non certo paragonabile ai collari rigidi di collegamento con le tute spaziali.
Le VKK, invece, non sono affatto tute pressurizzate ma solo di “compensazione” e servono a proteggere il pilota in caso di eiezione o depressurizzazione dell’abitacolo a grandi altezze.
In pratica hanno due sistemi “pneumatici”: uno per l’addome e le gambe che funge da anti-g e un altro che gonfia letteralmente i manicotti posti lungo tutta la tuta per compensare “meccanicamente” la perdita di pressione, comprimendo il corpo e gli arti con lo stesso tessuto della tuta.
Inoltre non hanno nessun tipo di protezione termica, a meno di indossare una ulteriore sovratuta di sopravvivenza tipo VMSK, e servono a far sopravvivere il pilota per il breve lasso di tempo di un eiezione o di una discesa di emergenza.
Ritengo quindi difficile che potessero essere utili a quote sub-orbitali.
Per la cronaca, proprio una combinazione GSH-6/VKK-6 ha garantito la sopravvivenza del pilota durante un eiezione da un Mig-25R ad una quota di 59.000 piedi e ad una velocità di Mach 2.6, il record tra i casi documentati di eiezione:

http://www.flightgear.dk/mach26eject.htm

Grazie per l’ottima segnalazione, Fabio.
Il 15 settembre 1995 il giornalista e fotografo Alexandre Paringaux si levò in volo su di un Mig-25U decollando da una delle piste della base aerea di Zhukovsky, in Russia.
Ai comandi del poderoso velivolo era seduto il pilota Alexandr “Sacha” Y.Garnaev, uno dei migliori test pilot della Russia e uno dei più esperti conoscitori del vecchio Foxbat.
La salita è avvenuta per gradini, con un uso intermittente dei postbruciatori.
Il pilota Sacha, li ha inseriti per una manciata di secondi, dal rilascio dei freni, sulla pista di Zhukovsky, fino a 1.000 metri di quota.
Dai 1.000 agli 8.000 metri hanno mantenuto i parametri ottimali di volo subsonico, quindi Sacha ha spinto nuovamente le manette in avanti.
Al limite superiore della troposfera, a 11.000 metri, hanno livellato per la prima accelerazione supersonica, raggiungendo Mach 2.35.
Poi un altro “zoom” fino a 18.000 metri, dove Sacha ha appruato il Foxbat imprimendogli una traiettoria balistica perfetta per non disperdere l’energia cinetica acquisita nella rincorsa.
A 20.000 metri, più in alto della quota massima raggiungibile dal Concorde e quasi al doppio di quella dei velivoli a getto commerciali, Sacha ha effettuato un secondo livellamento.
A questa altitudine elevatissima hanno visto la volta del cielo sfumare dal bianco accecante al blu notte sulla verticale.
Ma la loro galoppata era solo a due terzi e, si sa, nei primati contano gli ultimi metri e gli ultimi secondi.
Con i postcombustori sempre inseriti nell’aria quasi priva di ossigeno, i motori hanno bruciato una quantità di cherosene impressionante… l’altimetro segnava 28.540 metri, ma il dato fornito dallo strumento non è corretto a causa dell’errore indotto dalla rarefazione.
Mi pare che Paringaux indossasse una VKK…

Il 15 settembre 1995 il giornalista e fotografo Alexandre Paringaux si levò in volo su di un Mig-25U decollando da una delle piste della base aerea di Zhukovsky, in Russia. Ai comandi del poderoso velivolo era seduto il pilota Alexandr "Sacha" Y.Garnaev, uno dei migliori test pilot della Russia e uno dei più esperti conoscitori del vecchio Foxbat....

E chiunque, per “modiche” cifre a partire da $ 11.500, può provare questa emozione…

http://www.migflug.de/e/

http://www.flymig.com/packages/

ecc. ecc.

Tipica di questa tuta era il grosso casco bianco con le lettere CCCP in rosso.Questa sigla venne dipinta a mano da un tecnico pochi giorni prima del volo di Gagarin quando ci si accorse che sullo scafandro non c'era alcun simbolo di identificazione nazionale.

Vero, questo fu deciso in quanto ci si rese conto che, se il povero cosmonauta fosse finito per errore in qualche landa desolata della steppa, gli ignari contadini avrebbero sicuramente reagito in maniera poco ospitale col malcapitato.
Si è trattato in sostanza di rendere più sicuro e riconoscibile il cosmonauta. I contadini vedendo la scritta cirillica, avrebbero capito la provenienza del “extraterrestre” piovuto dal cielo… :wink:

In pratica hanno due sistemi "pneumatici": uno per l'addome e le gambe che funge da anti-g e un altro che gonfia letteralmente i manicotti posti lungo tutta la tuta per compensare "meccanicamente" la perdita di pressione, comprimendo il corpo e gli arti con lo stesso tessuto della tuta.

Questo in sostanza è il principio di funzionamento su cui si basa la MCP o Tuta a Contropressione Meccanica (vedi i prototipi del 1967 del dott. Webb e ancora prima del Dr. Mauch). Oggi lo troviamo in fase di sviluppo nella Bio-Suit in fase di studio al MIT

Ritengo quindi difficile che potessero essere utili a quote sub-orbitali.

Assolutamente d’accordo! :wink:

Ritengo quindi difficile che potessero essere utili a quote sub-orbitali.

Assolutamente d’accordo! :wink:[/quote]

…Ok… ma Brian Binnie che indossava nel suo volo storico con lo SS1 ??

Indossava una normale combinazione di volo alla “che Dio me la mandi buona”.Certo che la NASA una vecchia tuta Mercury la poteva pure prestare.

Indossava una normale combinazione di volo alla "che Dio me la mandi buona".Certo che la NASA una vecchia tuta Mercury la poteva pure prestare.

O meglio “Io speriamo che me la cavo” …

Indossava una normale combinazione di volo alla "che Dio me la mandi buona".Certo che la NASA una vecchia tuta Mercury la poteva pure prestare.

O meglio “Io speriamo che me la cavo” …

…Ma allora una tuta VKK potrebbe essere indossata per … giusto o no ???

...Ma allora una tuta VKK potrebbe essere indossata per ... giusto o no ???

Come una qualsiasi combinazione pressurizzata da alta quota degli anni 50. Il che, però, non autorizza assolutamente nessuno a pensare che siano avvenuti dei voli suborbitali prima di quello di Gagarin.

Spero sia chiaro una volta per tutte.

...Ma allora una tuta VKK potrebbe essere indossata per ... giusto o no ???

Risposta provocatoria, ma sostanzialmente vera: con una capsula che mantiene la pressione, ci si può andare anche in jeans e maglietta in volo suborbitale.
Ma appunto, bisogna fidarsi della pressurizzazione della capsula…

Inoltre bisogna ricordarsi i numerosi voli spaziali compiuti senza l’ausilio di tute pressurizzate:

  1. Il volo Voskhod 1 dove l’equipaggio (per ragioni di peso) non indossava alcuna combinazione pressurizzata, ma solo un completo di lana grigio e caschetto con le cuffie. In questo caso si confidava esclusivamente sulla pressurizzazione della capsula.

  2. I voli Soyuz dal 1 al 11 dove l’equipaggio indossava solo la combinazione di lana grigia (simile a quella della Voskhod 1).

  3. I voli dello Shuttle dalla missione STS-5 (se non ricordo male) fino alla sfortunata STS-51L (quella del Challenger), dove l’equipaggio indossava un completo (giubotto più pantaloni) in cotone azzurro, oppure una comune tuta di volo in nomex di colore blu.

Quindi non c’è bisogno di una tuta pressurizzata per fare un volo suborbitale se si confida (molto) nei sistemi di pressurizzazione della capsula o del velivolo.

Da questo punto di vista sarebbe stato possibile effettuare voli suborbitali fin dagli anni '30, a tal proposito vi ricordo lo straordinario volo del Col. Mario Pezzi che con un Caproni Ca 161 bis, equipaggiato con una speciale cabina pressurizzata progetta in Italia, ha raggiunto la stratosferica (letteralmente!) quota di 17.044 m nel 1938, settando un primato per velivoli ad elica.
Tale primato è ancora imbattuto…

Da questo punto di vista sarebbe stato possibile effettuare voli suborbitali fin dagli anni '30, a tal proposito vi ricordo lo straordinario volo del Col. Mario Pezzi che con un Caproni Ca 161 bis, equipaggiato con una speciale cabina pressurizzata progetta in Italia, ha raggiunto la stratosferica (letteralmente!) quota di 17.044 m nel 1938, settando un primato per velivoli ad elica. Tale primato è ancora imbattuto....

A tal proposito vi poso rimandare a questo topic…

http://www.forumastronautico.it/index.php?msg=208#208

Da questo punto di vista sarebbe stato possibile effettuare voli suborbitali fin dagli anni '30, a tal proposito vi ricordo lo straordinario volo del Col. Mario Pezzi che con un Caproni Ca 161 bis, equipaggiato con una speciale cabina pressurizzata progetta in Italia, ha raggiunto la stratosferica (letteralmente!) quota di 17.044 m nel 1938, settando un primato per velivoli ad elica. Tale primato è ancora imbattuto....

…Per la precisione 17.083 metri… il record del colonnello Pezzi resta tuttora imbattuto nella categoria degli aerei ad elica.
<Avrei potuto salire ancora più in alto> disse all’atterraggio… <e ci riproverò>… ma non ci fu più tempo… nel 1939 scoppiò la guerra e ci furono altre e terribili cose alle quali pensare.
Lo scafandro del col.Pezzi somigliava terribilmente a quello dei palombari.
Un casco di metallo con vetri elettrici antiappannamento e una tuta di gomma stagna e tela irrigidita.
La pressione all’interno era regolata da un complesso sistema di alimentazione a ossigeno.
Un vestito piuttosto rudimentale e con qualche difetto… infatti, quando il col.Pezzi scendeva di quota, la tuta pressurizzata rimaneva gonfia come un pallone limitando, in maniera significativa, i suoi movimenti.
Per ovviare a questo problema, i tecnici della Caproni installarono all’interno dell’abitacolo alcune lamette con le quali Pezzi doveva praticare delle fessure alla tuta per sgonfiarla…

E’ da ricordare che la contessa Carina Negrone, nel 1935, raggiunse quota 12.043 metri ai comandi di un Ca.113.
Il suo record è tuttora imbattuto.

Assolutamente corretto a parte che nel volo del record (17.083 m come giustamente osservi) il Col. Pezzi utilizzò una speciale cabina pressurizzata (sagomata sul suo sedile) che conteneva internamente tutti i comandi di volo.

La cabina fu progettata e realizzata presso il centro sperimentale di Guidonia, e all’epoca era una delle più avanzate al mondo.

Assolutamente corretto a parte che nel volo del record (17.083 m come giustamente osservi) il Col. Pezzi utilizzò una speciale cabina pressurizzata (sagomata sul suo sedile) che conteneva internamente tutti i comandi di volo.

La cabina fu progettata e realizzata presso il centro sperimentale di Guidonia, e all’epoca era una delle più avanzate al mondo.

Grazie, archipeppe.

Assolutamente corretto a parte che nel volo del record (17.083 m come giustamente osservi) il Col. Pezzi utilizzò una speciale cabina pressurizzata (sagomata sul suo sedile) che conteneva internamente tutti i comandi di volo.

La cabina fu progettata e realizzata presso il centro sperimentale di Guidonia, e all’epoca era una delle più avanzate al mondo.

…Non mi vorrei sbagliare… ma credo che questo velivolo abbia infranto il record di Mario Pezzi, si tratta del Grob Strato 2C:

Sul sito “Astronautix” sono stati pubblicati i diari di Nikolai Petrovich Kamanin,alto funzionario del corpo dei cosmonauti Sovietici.Dai diari risulta che molti cosmonauti protestarono per la mancanza di tute pressurizzate nelle missioni precedenti Soyuz-11,ricevendo una sdegnata risposta dal management: “chi ha paura non è adatto a volare nello spazio”.Anche in America,da parte di molti Astronauti , si levarono numerose voci contro la decisione della NASA di non adoperare più alcuna tuta pressurizzata lancio/rientro dopo STS-4.Purtroppo anche in questo caso fu necessaria la perdita di un intero equipaggio per ritornare sulla sciagurata decisione.Credo che la mancanza di uno scafandro a bordo dello Spaceship-1 sia dovuto a problemi di budget piuttosto che ad una comprovata affidabilità del mezzo.Grazie a Dio tutto è andato bene…Grazie a Dio,appunto.

...Non mi vorrei sbagliare... ma credo che questo velivolo abbia infranto il record di Mario Pezzi, si tratta del Grob Strato 2C:

Si tratta di due “categorie” di velivoli diversi: il Caproni Ca 161 bis era equipaggiato con un motore ad elica (stellare e raffreddato ad aria), mentre il Grob Strato 2C è equipaggiato con una coppia di turboeliche.

Quindi il Ca 161 mantiene il suo record per il velivoli ad elica con motore tradizionale.

...Non mi vorrei sbagliare... ma credo che questo velivolo abbia infranto il record di Mario Pezzi, si tratta del Grob Strato 2C:

Si tratta di due “categorie” di velivoli diversi: il Caproni Ca 161 bis era equipaggiato con un motore ad elica (stellare e raffreddato ad aria), mentre il Grob Strato 2C è equipaggiato con una coppia di turboeliche.

…Hai ragione… c’è una certa differenza tra i due propulsori… ma sono sempre ad elica, però.
Questa differenza rende discutibili affermazioni apparse su vecchie pubblicazioni aerospaziali che affermavano …