2019 Back to Moon

Nessuno sta dicendo che si dovrebbe riesumare il progetto Apollo.
La domanda di questo thread era “prendendo la decisione oggi,qualora ci fosse la volontà,si potrebbe tornare sulla luna entro il 2019”?
La risposta è,in quattro anni e due mesi probabilmente no,
Tuttavia,se per assurdo si fosse obbligati a farlo (si tratta di un discorso puramente accademico,non realistico,tipo “se si volesse” si sarebbe in grado di spianare le montagne rocciose"?) penso che pur potendo arrivare in tempo con Orion e SLS,grazie a iniezioni di fondi esponenziali,il problema sarebbe il lander,il cui disegno non è ancora stato neanche selezionato.
Quindi,mi domandavo se per stringere i tempi non si potesse ripartire dal vecchio LEM (ripartire più che ricostruire com’era) .
Mi sembra anche che un profilo di missione LOR,tipo Apollo,nell’ambito di questa ipotesi paradossale (sulla luna al più presto) ,sarebbe un opzione più rapida che sviluppare un profilo diverso.
Ovvio che,se domani il congresso indicasse la luna come meta di Orion/SLS (e concedesse finanziamenti adeguati) non si dovrebbe certo riprporre l’Apollo,visto che dovremmo tornare per restare.
Ma in questo caso la timeline “entro il 2019”,ovviamente è impossibile.

Peccato, sarebbe stato un bel modo per festeggiare il cinquantesimo anniversario dell’allunaggio :cry:, anche il 2022 però ha la sua bella ricorrenza :grin:

Io al tuo posto avrei scritto: “Parli delle riprese non delle foto, ok”.
Tu invece fai una frase che parte da lontano, per sottolineare il mio errore, e finisci addirittura con un’offesa “sciocchezza” anziché inesattezza, perché tutti possiamo sbagliare.
Perciò: io sono stato inesatto, e tu cosa sei stato?

Puoi dirmi pedante, ma non offensivo. Soprattutto anche perché il tuo post aveva un certo sapore complottistico (sembra quasi che insinui che alla NASA sono cialtroni) e per come l’hai scritta a me sembra una sciocchezza. Io semplicemente volevo puntualizzare il fatto che hai fatto un errore scambiando le foto (che ci sono tutte - e tante, per di più) con la registrazione su nastro della trasmissione televisiva non elaborata, mentre quelle elaborate (passate su altri media quali pellicola, ad esempio) ci sono tutte. C’è pure il video della cinepresa 16 mm che stava sul finestrino di Aldrin nel LM.
Detto ciò, se ti senti offeso chiedo scusa, ma non ritratto mezza parola di ciò che ho scritto in quanto, ripeto, io non ci vedo nulla di offensivo.
La chiudo qua, se ti senti ulteriormente offeso puoi sempre ignorarmi o scrivermi in privato per ulteriori spiegazioni.

Non é così! Alla NASA hanno degli archivi colossali, come si é detto proprio quando si parlava della sparizione dell’originale delle riprese video; per questo non é semplice ritrovare tutto, perlomeno in tempi rapidi. E stiamo parlando di migliaia, forse milioni di schemi/progetti/disegni.

Con tempi un po’ più dilatati, qualcuno ci sta pensando

“Europe’s participation in the mission is due to receive final approval at a meeting of ministers in late 2016”

Alle volte invece mi domando se tutta la tecnologia informatica di cui disponiamo, non diventi un ostacolo invece che un aiuto in fase di progettazione. Lavoro in un’azienda che costruisce macchine ed impianti per confezionare gli alimentari, ed ovviamente le macchine sono disegnate in ogni loro parte fino all’ultima vite con CAD 3D. A volte assisto a degli psicodrammi tra i montatori ed i disegnatori, perchè in un pezzo manca un foro o qualcosa è fuori misura. Fino ad una quindicina d’anni fa questi non sarebbero stati problemi, ma barzellette. Il montatore pigliava in mano il suo trapano e rimediava all’errore. Anche i disegni di cui disponevano si disponeva allora erano tutt’altra cosa rispetto a quelli odierni. Oggi per montare una sezione di macchina c’è un faldone pieno di esplosi (strano pensare che gli esplosi sono stati “inventati” dall’uovo kinder), mentre una volta c’era solo un foglione formato A0 e 2D. Attenzione non sto facendo il nostalgico, io ho solo 44 anni, e mi occupo del software delle macchine, ma ho iniziato a lavorare presto, in un mondo lavorativo che mi sembra sia cambiato parecchio. Mi sembra che le singole competenze ed abilità personali siano un po’ messe da parte in funzione di una più rassicurante omologazione. Chissà se i montatori del LM o del CM si sono presi la briga di impugnare il trapano e rimediare a problematiche non pensate durante la progettazione… VOi cosa ne pensate?

Io lavoro con progettisti “di una volta” e ragazzi giovani; beh il progettista vecchio che magari usa ancora il 2D è raro che sbagli un foro, per il ragazzo giovane invece è normale…

Guardare una serie di disegni 2D e “vederli” in 3D purtroppo è una cosa che si è persa (ed io stesso non so fare) ma ti faceva stare molto piu attento a molte cose che ora si pensa che il cad di turno faccia per noi…

Si però quando durante un simulazione ti si spiaccica l’ utensile contro un bordo sei felicissimo che sia solo una simulazione e che non devi buttare utensile e pezzo.
E neanche credo che con il CAD si sbagli di più, è che del passato ci si ricorda solo quando è andata bene… Qui è famoso un vecchio progetto per una turbina in cui si erano dimenticati il “buco” per l’albero…ed è una storia che risale hai tempi dei tecnigrafi e degli spolverini bianchi :star_struck:

Lungi da me fare il nostalgico lo ripeto. Non sto dicendo che una volta le cose andavano perfettamente mentre ora non funziona più niente anzi.
Però anch’io credo che nel modo di lavorare del giorno d’oggi si sia perso qualcosa. Qualcosa di importante ed un po’ sfuggente che io stesso faccio fatica a descrivere. La mia impressione è proprio quella che oggi ci si perda ad andare a progettare il minimo dettaglio, come se il lavoro finale non dovesse essere fatto da una persona competente, ma da un qualsiasi sconosciuto (come dire a prova di scimmia). La sensazione è che nei progetti di una volta si lasciaserro invece dei gradi di libertà agli operatori, i quali completavano il progetto mettendoci la loro competenza. Avere a disposizione CAD 3D, simulatori e quant’altro, ci ha quasi dato l’illusione che tutto sia a prova di errore e che il progetto dalla carta (pardon dai bit) possa essere trasferito direttamente nella realtà. Non c’è quindi più la necessità dell’interlocutore intermedio, che trasforma il progetto in cosa finita. Chiunque senza particloari competenze può realizzare quest’ultima operazione. Il risultato è un prodotto omologato uguale a quello del progetto e ciò che conta è solo la bontà del progetto e non la competenza di chi l’ha realizzato. Non riesco a focalizzare ed esprimere del tutto questi miei concetti, ma ho la sensazione che nel modo di lavorare una volta bisognava procurarsi il meglio dei tecnici e degli uomini disponibili e formarli per essere ancora migliori al fine di assicurarsi il risultato. Oggi mi sembra che ci si procuri il meglio dei mezzi tecnici e gli uomini sono molto meno importanti. Insomma prima si faceva selezione naturale sulle persone oggi sui sitemi. Intanto però 50 anni fa sulla Luna ci siamo stati. Oggi facciamo fatica anche solo a trovare le motivazioni per tornarci.

In realtà quello che scrivi è esattamente l’opposto di quello che le moderne teorie di management insegnano:
Responsabilizzare tutta la “catena” umana che porta dal disegno al prodotto finito, consentire al singolo di intervenire e segnalare se qualcosa del processo non funziona, basarsi sul metodo scelto e non sulle tecnologiche che supportano quel metodo etc etc.
O perlomeno queste sono le teorie, sul come vengono messe in pratica, specialmente in italia, meglio non commentare. :point_up: :point_up:
Ho notato comunque che una certa chiusura nell’equiparare l’importanza di tutte le funzioni aziendali è presente soprattutto al Nord, dove sembra ancora esistere una sorta di separazione tra chi “pensa” e chi “costruisce” le cose.
Tutto questo ovviamente nella mia esperienza :stuck_out_tongue_winking_eye:
CAD e CAM sono strumenti potentissimi e consentono di risparmiare diversi soldini e sopratutto molto tempo, così come l’introduzione dei computer negli uffici, ma c’è ancora chi stampa le mail, le legge, scrive a mano la risposta e poi la copia :point_up:

Hai ragione,ma c’è anche il contraltare di ciò che scrivi.
E’ stato detto che uno dei motivi più importanti per cui oggi non si potrebbe (o sarebbe difficilissimo) ricostruire il Saturno V non è tanto perchè siano stati distrutti i disegni originali (questa è una bufala) ma perchè si è perduto il know out di quel personale specializzato che,per l’appunto “pigliava in mano il suo trapano” e sapeva come sistemare una cosa e dove.
Oggi forse paradossalmente sarebbe più semplice rimettere mano ad un progetto.

Ehmm… :flushed: know how .

…Hemm io intendevo (almeno in parte) quello che hai scritto. ovvero il coinvolgimento di tutta la catena produttiva. Però non ho capito se secondo te le teorie di management insegnano proprio questo o il contrario.
Penso che hai azzeccato in pieno la mentalità aziendale circolante!! Almeno qui al Nord, poi al sud non lo so.
Anch’io sono convinto che gli strumenti informatici siano essenziali, e tra l’altro sono quelli che mi danno il pane!! Io sviluppo software. Però penso anche che il software sia un semplice strumento, poi dipende dall’uso che ne si fa…Una volta i progettisti perdevano il loro tempo perchè disegnare al tecnigrafo era difficile. Se tiravi una linea sbagliata era un casino correggere (non ho mai disegnato al tecnigrafo ma penso fosse così). Oggi però un progettista col CAD 3d impiega lo stesso tempo di allora a progettare!! Perchè il tempo che si è guadagnato nel lavorare con un mezzo potente lo si è subito perso nel voler andare a disegnare il singolo dettaglio del filetto della vite! Tornando alla mentalità delle aziende ti dirò che a me fa venire un’enorme tristezza il come viene gestito l’ufficio tecnico della mia azienda. Ci sono diversi ragazzi giovani tutti laureati, perchè ormai le aziende pretendono la laurea. Ma un ingegnere meccanico dovrebbe progettare! Ed invece questi ragazzi sono dei meri tirarighe. Fanno semplicemente il disegnino della parte che gli è stata assegnata, senza conoscere il funzionamento generale della macchina. E le ore uomo di progettazione sono restate invariate per i motivi che ho detto prima. Con lo scotto però che questi ragazzi non si fanno una vera e propria esperienza progettuale.

Know how… hai detto le parole magiche, una delle due cose che ci manca oggi per ripeter l’impresa. Know how, tradotto letteralmente significa semplicemente “come fare”. Si tratta del lato umano del progetto, ovvero l’esperienza. Non bastano solo i progetti completi i manuali e tutte le spiegazioni teoriche di questo mondo, serve quella malizia e quella confidenza del saper fare. Vi ricordate la prima volta che vi siete seduti al volante di un’auto? In teoria sapevamo tutto su come si guida, ma mamma mia quanto strabuzzavamo gli occhi, e come stringevamo forte le mani sul volante!! Oggi guidare è una cosa che facciamo in background, senza nemmeno sapere di farlo, proprio come camminare. Queste azioni sono talmente automatiche da permetterci di pensare a tutt’altro mentre le facciamo. E’ una delle caratteristiche della mente umana automatizzare le proprie azioni, ma fintato che queste azioni non sono state provate più e più volte, compierle richiede ogni volta un grande sforzo. Sulla Luna ci si arrivò proprio per esperienza acquisita. Non fu un balzo nel vuoto, ma il risultato di un accumulo di esperienze a step successivi. Io dico sempre così a chi crede nel Lunacomplotto e a sostegno di ciò dice che era un’impresa troppo difficile.
Dicevo due cose, la seconda forse è opinabile, ma per me, questa seconda cosa indispensabile, è non aver paura della morte. Andare sulla Luna era un rischio incredibile, ma gli astronauti e tutto lo staff accettarono serenamente la cosa. Non erano dei pazzi masochisti, ma probabilmente la mentalità dell’uomo di 50 anni fa era diversa dalla nostra. Forse l’essere usciti da pochi anni da una terribile guerra rendeva la morte più vicina? Non saprei. Mi vengono in mente anche i piloti di Formula 1 degli anni '70. Ogni anno ne morivano un paio è c’è chi tornò a correre anche dopo essere scampato per un pelo alla morte. Oggi non accettiamo più che rischi simili possano esistere ma sembra che una volta la soglia di rischio accettabile fosse veramente molto più bassa di adesso. Credo che per accettare soglie di rischio simili al giorno d’oggi non sarebbe più sufficiente nemmeno la motivazione della guerra fredda.

Assolutamente vero.
Una delle cose che mi impressionò di più nel leggere"La stoffa giusta",di Tom Wolfe fu il capitolo iniziale in cui si raccontava dei frequentissimi incidenti mortali tra le file dei piloti collaudatori,del numero di funerali di colleghi al quale un pilota da caccia interveniva ogni anno,e delle stime di sopravvivenza del suddetto pilota.
Sinceramente non so come sia messa oggi la situazione,ma presumo che il numero di incidenti mortali tra i piloti collaudatori (ed i piloti militari tout court) sia crollato rispetto alla fine degli anni 50.
Al di là dei progressi nel campo della tecnologia e della progettazione,oggi siamo più consapevoli,meno disposti a correre rischi…o per meglio dire, i rischi mortali non sono più socialmente tollerabili.
E’ un cambiamento culturale.
Senza tirare in ballo areonautica e formula1( o motociclismo),pensiamo a cos’era un automobile quaranta o cinquant’anni fa;
pensate a chi guidava senza cinture di sicurezza,nè poggiatesta o airbag,col figlioletto sul sedile anteriore e magari fumando come una ciminiera nell’abitacolo chiuso.
Pensate a chi andava in moto o in scooter senza casco (se lo mettevi ti guardavano come un matto),ed a tutte le altre abitudini quotidiane potenzialmente pericolose.
Non è che una volta fossero scemi,solo c’era un altro tipo di percezione ed accettazione del rischio,un altra mentalità.
E’ un bene o un male che oggi le cose siano cambiate?
Il cambiamento ha salvato un numero di vite non trascurabili,e per quanto posso capire il punto di vista di chi dubita che la nuova mentalità sia,in generale,positiva per la società nel suo complesso,da persona pragmatica mi limito a contare i molti morti in meno ed a concludere che sia meglio così.

Condivido in pieno quello che dici.
Chissà se per i piloti collaudatori, l’assistere a così frequenti funerali di piloti amici aveva l’effetto di avvivinare alla morte e renderla più famigliare. Ad ogni modo hai perfettamente ragione sulla nostra attuale percezione del rischio anche nel mondo civile. Sarà il benessere diffuso, oppure il fatto che la vita media si sia decisamente allungata, certo è che per le nostre società occidentali la vita ha assunto un altissimo valore. (cosa che non è così per esempio in purtroppo troppi paesi poveri). Non vorrei sembrare cinico, ma nella storia umana la fame e la disperazione sono sempre stati dei fortissimi impulsi al cambiamento. Pensiamo un po’ ad esempio alla colonizzazione dell’America.
Alla luce di tutti questi discorsi, non credo che in cinque anni riusciremmo a tornare sulla Luna nonostante tutta la tecnologgia attuale.

Da quel che scrive Wolfe il meccanismo mentale era piuttosto “a me non succederà mai perchè sono più in gamba”.
La stoffa giusta,appunto.

Senza dubbio è vero quel che dite se parliamo di masse e comunità, ma se poi andiamo a vedere i singoli uomini? Mi sembra che al giorno d’oggi si rischi la vita per imprese molto meno audaci che andare sulla Luna. Pensate agli stuntmen della Redbull.

Edit: Non vorrei aver frainteso il vostro discorso.

Penso che in quello che dici ci sia assolutamente del vero. Forse questi sono dei comportamenti tollerati in quanto iniziative personali. Credo comunque che questo tipo di eventi non sia troppo sotto l’occhio dei mass media, ed anzi probabilmente ci finirebbe sotto proprio in caso di incidenti spiacevoli. Nel qual caso penso RedBull per motivi d’immagine potrebbe dare un freno a queste esibizioni.
Però che questi Stuntman al giorno d’oggi abbiano il coraggio di compiere simili imprese, significa che a livello umano esiste ancora gente che ha “la stoffa giusta” per citare il libro segnalato da Carmelo. Devo assolutamente procurarmelo!! Tra l’altro nella recensione leggevo che nel libro si ritratta un po’ la figura del supereroe, e si dice come questi uomini si fossero trovati in quella situazione quasi loro malgrado. Una volta che si è saliti su una bicicletta si è costretti a pedalare per non cadere, pur maledicendo il momento in cui si è voluto provare a salirci?

Non voglio immaginare cosa passasse nelle menti degli astronauti dell’Apollo 13!