Ah, ho scordato di citare un’altra possibile innovazione: che l’EM-Drive si dimostri propulso dalla interazione con il campo magnetico terrestre ed in grado di cancellare il decadimento dell’orbita. I risparmi in termini di propulsori e rifornimenti di propellente sarebbero notevoli ed aprirebbero ad un era di veicoli in grado di mantenere l’orbita permanentemente ed indipendentemente dalla Terra, manutenzione a parte.
Ma come schivare i detriti? Forse la “rete” antidetriti trainata da droni potrebbe diventare un ombrello orientabile nella direzione della pioggia orbitale: infine anche nello spazio piove
Sfogliando il rapporto ho trovato vari aspetti interessanti
- il primo è che per fare è portare in orbita bassa una stazione spaziale da 330 m3, simile alla mir, bastano 850 milioni
-per essere conveniente per i privati il costo di trasporto per astronauta deve scendere a 20 milioni.
L’impostazione della valutazione per me va modificata in un aspetto. Il proprietario della stazione deve acquistare anche 2 dragon. E questo per 2 aspetti fondamentali il primo per evacuare in caso di problemi il secondo per portare a terra i prodotti fabbricati nello spazio e consentire il ricambio degli astronauti senza buchi operativi. In questa maniera il costo potrebbe essere di 10 milioni ad astronauta (contando lancio scontato per la ripetitività, ricondizionamento per il nuovo lancio ed ammortamento).
Per un vero lancio delle stazioni spaziali private manca solo un ultimo tassello, un vero mezzo carico e scarico. Una sorta di dragon che riporti nella terra molto più carico, ora limitato a 2500 kg, 1/9 di quello che il lanciatore può sollevare. Solo col bfr si prevede un’alternativa valida.
Allo stato attuale per me stiamo per avere un forte aumento di stazioni. Se la bigalow studia una stazione simile alla 2100 ma adatta ad essere lanciata da un FH si potrà avere il doppio del volume della ISS ad un costo relativamente basso. Ed allora diventa fattibile anche il turismo spaziale.
La Corea del sud insieme alla Samsung (11 miliardi di profitti) avrebbero i mezzi e le motivazioni per fare la prima stazione gonfiabile
Industrializzare lo spazio era il compito delle navette spaziali negli anni '60 del secolo scorso. Industrializzare significa anche commercializzare, ma questa ultima parte ancora è dominata dalle telecomunicazioni e dalle aziende aerospaziali, quelle che costruiscono i veicoli, per intenderci, non perché spingono per un monopolio dello spazio, ma perché la prima parte dell’industrializzazione si è mossa lentamente con la fase sperimentale, visti voli di non più di due settimane delle navette. Solo l’accesso a tempo quasi indeterminato del Mir ha velocizzato i tempi, ma anche sulla ISS, per quanto grande, la sperimentazione è comunque limitata.
Musk & C. stanno solo cercando di aprire un nuovo mercato offrendo più spazio e tempo per la sperimentazione e da qui, si spera, la produzione e commercializzazione di prodotti spaziali, o meglio orbitali.
Made in Earth Orbit, sarebbe bello trovare stampigliato sull’etichetta di un qualche prodotto. Fin tanto però che non c’è commercializzazione, mettersi a progettare navette portacontainer non è il caso.
La stazione gonfiabile di Bigelow, la più probabile al momento, può essere tranquillamente rifornita con le attuali Dragon, manned o cargo.
Se, si spera, ci sarà un aumento delle richieste turistiche, sperimentali e commerciali, allora ci sarà la spinta al gigantismo e potremmo trovarci con l’orbita intasata di stazioni spaziali. Invece di parlare di inquinamento da detriti parleremo di affollamento orbitale.
Ecco delle possibili applicazioni per la produzione spaziale: 2 società stanno sviluppando delle stampanti 3d di materiali biocompatibili utili per la stampa di tessuti.
Si accenna anche a fibre ottiche e cristalli per la farmaceutica.
Puoi aggiungerci leghe particolari, prodotti farmaceutici, ecc, ecc.
Al momento i costi dei lanci rendono lo spazio non competitivo. Space-X & C. ci stanno provando, quantomeno a convincere qualcuno ad investire, cioè ad avere il coraggio di lavorare in perdita almeno all’inizio. Ma la parola rischio nella finanza moderna non è ben digerita.
La speranza di noi tutti è che ci riescano.
I miei più sinceri complimenti a tutti e quattro è il primo video che vedo e sicuramente non sarà l’ultimo. L’ho visto tutto :))
Secondo me il motivo per cui c’è il progetto di fare satelliti in orbita è che non devono resistere al rientro dell’atmosfera. Così come tutti gli altri satelliti commerciali che producono solo “onde”. Anch’io, come suggerito vedo questo tipo di stazione prevalentemente come l’assemblaggio di cubesat singoli, da mettere in orbita singolarmente o collegati tra loro.
Il vantaggio è che al costo di un lancio si potrebbero avere centinaia di unità cube con disponibilità quasi immediata. In caso di calamità, o per esigenze militari, si potrebbe lanciare in successione dei cube da osservazione in orbita bassa. In modo da avere un osservazione prolungata dell’evento o con più spettri d’osservazione.
Inoltre, lo stampaggio 3d di componenti che richiedono poca energia potrebbe dare maggiore flessibilità ai satelliti costruibili.
Secondo me il collo di bottiglia è nei collegamenti con la stazione spaziale. La dragon si lancia con un razzo che porta abbondantemente oltre 20 tonnellate in orbita, ma ne consegna meno di 4 t e ne riporta sulla terra 2,5 t.
Detto fatto. Nasa ha ufficialmente selezionato Axiom per fornire il primo modulo commerciale alla ISS, da agganciarsi davanti al Nodo 2.
https://twitter.com/axiom_space/status/1221902155436691457?s=21