E’ questo che mi piace di te Buzz, riesci a rispondere a dubbi e perplessità in modo molto chiaro e semplice.
Certo, questo non conferma niente sulla discussione in merito però, dato che la massa delle persone non nota neanche la differenza, potrebbe essere la giusta risposta. Ora non ci rimane che aspettare e sperare di veder volare anche questa versione del D.C. poi, finalmente, sapremo dove andrà ad agganciarsi.
E’ disponibile da pochi giorni un nuovo video, fruibile su NASASPACEFLIGHT, dove si vedono le vere potenzialità del minishuttle D.C.
Se ne era già parlato precedentemente ed ora tutto è più chiaro; per quest’ultimo sarà possibile attraccare sia sui due PMA, muniti di sistema IDA, sia sui portelli nadir dei due Nodi, muniti di sistema di aggancio CBM. A secondo della missione che dovrà compiere e del materiale trasportato, il modulo orbitale sarà munito dell’idoneo sistema di aggancio.
Quando dovrà agganciare ai portelli con sistema IDA effettuerà l’aggancio in automatico, mentre quando dovrà agganciare ai boccaporti muniti di aggancio CBM si farà uso del braccio robot SSRMS, proprio come ora si fa per le capsule Cygnus e Dragon.
Questo vuol dire che nel video precedentemente diffuso era sfuggita questa particolarità come ipotizzato da Buzz.
Devo dire che questa soluzione è più che buona, poichè permetterà a questo mini shuttle, se lo vedremo volare verso la ISS, di essere molto “elastico” rispetto alle capsule cargo attualmente utilizzate.
La questione delle ali ripiegabili per l’incapsulamento avrà comportato dei problemi per la fase di rientro per sforzi e calore, possiamo forse vedere una analogia con lo starship e le sue alette mobili?
Si se parliamo delle cerniere, no se limitiamo il discorso alla funzione.
In ogni caso il problema delle semiali incernierate durante il rientro nell’atmosfera, come già scritto diverse volte in passato, è stato affrontato e risolto dai russi con il Bor-4 negli anni 80 del secolo scorso.