confido che i dubbi che ho espresso qualche tempo fa sulla tecnica di scavo non corrispondano a realtà, sarebbe una burla fermarsi subito
Sol 85: una bella sequenza in cui si vede il braccio seguire il “cavo ingegneristico” dalla sonda fino al punto da cui si “srotola”
Che poi sarebbe questo in primo piano (Sol 96):
Intanto per la prima volta un’eclissi di Phobos è stata osservata attraverso il radiometro. L’ombra ha fatto registrare un calo di 1° C. Altri dettagli qui:
Intanto la perforazione del suolo è stata sospesa per un paio di settimane per studiare la situazione. La sonda è penetrata per 30 cm ma ha incontrato un ostacolo e per 7 cm è ancora fuori (cioè è nel tubo di supporto) e inclinata di 15°.
L’analisi dei dati raccolti evidenzia come lo strumento di scavo abbia incontrato una pietra a pochi cm di profondità, e si sia inclinata di 15 gradi, riuscendo a spingerla lateralmente. Raggiunta una profondità tra i 28 e 30 cm, una seconda pietra ne ha bloccato il passaggio, fino al termine delle quattro ore di tempo previsto per il funzionamento della prima sequenza di perforazione.
Gli scienziati contano di raggiungere i 70 cm con la seconda sequenza, programmata dopo alcuni giorni per consentire il raffreddamento della punta di perforazione.
Su MediaINAF il resoconto completo, con diverse immagini e video esplicativi del funzionamento della “talpa” marziana
Mentre aspettiamo altre (speriamo incoraggianti) notizie sulla “talpa”, la camera IDC ha ripreso una nuova interessante sequenza. Un tramonto marziano, non molto romantico, ma insolito.
Siamo a Sol 101 e il primo scatto è alle 18:26 locali. Le immagini originali sono capovolte (probabilmente per esigenze di orientamento della camera)
18:27
18:28
18:40
18:41
18:42
Il giorno successivo (Sol 102) si è fatta una ripresa simile.
come mai non è azzurro il cielo, come nei tramonti dei MER?
Probabilmente perché le fotocamere di InSight non rendono il blu come quelle dei MER.
pensavo fosse anche colpa della latitudine
C’è il rischio di fallimento per HP3:
In pratica dicono che il supporto impedisce al penetratore (che non è ancora completamente fuoriuscito) di inclinarsi e potrebbe impedirgli di aggirare la roccia incontrata. In questo caso possono provare a sfilare il supporto e lasciare libero il penetratore di inclinarsi.
Oppure possono premere con il braccio lateralmente il supporto e dare un’inclinazione alla talpa o spingerlo verso il basso.
Potrebbero provare addirittura a sollevare il supporto e premere col braccio la talpa verso il basso per aiutarla a oltrepassare l’ostacolo. Ovviamente sperano di non farlo perché c’è il cavo in cima.
Hanno detto anche che potrebbero provare a vedere se si sfila il penetratore, ma non ho ben capito se sia possibile ricominciare tutto in un altro punto del suolo.
Domanda da uomo della strada. Ma non hanno previsto che nel sottosuolo ci potessero essere sassi? O si aspettavano di perforare uno strato di burro??
In effetti progettare uno strumento del genere e non prevedere (o quanto meno palesare la possibilità di tentare in ultima istanza) la ricollocazione grazie ad una estrazione, mi sembra un po strano.
Almeno figurare un alternativa del genere fino ad un tot di decimetri di penetrazione.
Sembra di vedere Bruce Willis in Armageddon…
Ho letto l’articolo ed effettivamente il rischio di vedere un esperimento azzoppato è concreto, ma:
- questo strumento è una prima assoluta, e al momento non ci sono tecnologie che consentano di studiare il sottosuolo con grande precisione dall’orbita. Non trattiamo un eventuale insuccesso come il frutto di superficialità dei progettisti
- se il destino, imponderabile, avesse voluto che inSight si posasse su una superficie rocciosa relativamente ampia coperto da uno strato relativamente sottile di sabbia, non ci sono miracoli che i progettisti possano fare. La sonda non è un trapano e su una roccia di vasta superficie non può che rimbalzare
- ogni missione ha dei compromessi e anche le caratteristiche del braccio mobile che ha posato il penetratore ha caratteristiche che riflettono la capacità di affrontare molti ma non tutti i possibili scenari
- stiamo a vedere cosa succede con l’analisi dei dati raccolti col sismometro, che potrebbero essere fondamentali per capire il destino di H3P confermando la natura del sottosuolo.
Questi i miei 2 cents. Daumen drücken für H3P.
No, ben lungi da questo. Ma oltre alla possibilità di superare eventuali sassi fino ad un certo angolo di inclinazione, l’opzione di poter recuperare riposizionare lo strumento (mi ripeto, Almeno dopo pochi centimetri) mi sembra un ragionamento piuttosto conservativo e naturale.
Poi come dici tu ci sono sicuramente dei compromessi da mettere sul tavolo, mi chiedo quali siano stati in particolare.
Sicuramente devo studiare meglio HP3. Al momento mi sono focalizzato solo sul sismografo.
EDIT: tutto, ma proprio tutto, su hp3
Sì, l’avevo previsto, tant’è che hanno inserito i sensori di inclinazione e han dato alla sonda la possibilità di spostarsi leggermente. Ma dopo tutti i rilevamenti possibili con gli strumenti che avevano a disposizione su Marte avevano concluso che le probabilità di incontrare ostacoli sarebbero state minime. C’è un bell’articolo di Emily a proposito.
Appena ho un attimo lo cerco.
Edit: trovato.
Murphy’s law
Ieri ho scritto un po’ di fretta, ero in viaggio fino a sera. Volevo aggiungere qualche commento alla mancata perforazione dello strumento.
Prima di tutto, come hanno già commentato Marco e Veronica, non hanno mai analizzato il terreno sotto il suolo di Marte, non potevano prevedere tutto, avranno compilato una lista (lunghissima) di use cases e avranno realizzato lo strumento per avere successo nei casi previsti.
Secondo, InSight è soprattutto una missione scientifica, non ingegneristica (anche se lo sembra). Un fallimento della missione ingegneristica, cioè lo strumento che non riesce a perforare la superficie, non vuol dire un fallimento della missione scientifica. Anzi, già mi immagino decine di paper che usciranno su come il sottosuolo di Marte sia diverso da quanto previsto precedentemente. Ad esempio potrebbe non trattarsi di una roccia ma di acqua in una forma cristallina diversa, a quella temperatura e pressione si forma il ghiaccio Ic molto più duro del ghiaccio normale; questa scoperta ad esempio sarebbe più un successo scientifico che un fallimento ingegneristico.
Se HP3 non riuscisse a superare l’impasse, non ci potrà dire gran che circa il sottosuolo di Marte. Aver trovato un sasso appena sotto la superficie in un unico punto, non è abbastanza per dire che il “sottosuolo è più sassoso di quel che si pensava”. Si è dimostrato solo che “esiste almeno un sasso pochi centimetri sotto la sabbia”.
Se si estraesse HP3 e lo si spostasse forse si potrebbe scavare con la benna in dotazione, come fu fatto con Phoenix, nel caso ci fosse il sospetto di un blocco di ghiaccio. Anche Phoenix trovo’ del ghiaccio di qualche tipo che sublimo’ una volta esposto.
Ovviamente è un ottima cosa che il sismografo funzioni bene, ma le osservazioni combinate dei due strumenti avrebbero un potenziale di gran lunga superiore alla somma degli stessi presi singolarmente. Vedremo.
Parlo da geologo che usualmente fa, per campare, indagini penetrometriche.
Sono indagini che si fanno su terreni granulari o argillosi, e il rifiuto all’avanzamento è un evento abbastanza e indica la presenza di terreni competenti o roccia (in estrema sintesi).
A volte si può avere l’incastro delle aste e può essere causato dall’avanzamento non verticale delle aste. Ma le macchine che usiamo noi sono “leggermente” più pesanti e potenti di HP3 e quasi sempre si riesce a risolvere il problema. Allego l’immagine di un penetrometro DPSH trasportabile.