Voci di corridoio che circolano tra vari giornalisti del settore (sempre prendere con le pinze) parlano della possibile e imminente nomina di Bill Nelson quale amministratore NASA scelto dell’amministrazione Biden.
Naturalmente su Twitter è già cominciato il processo alla nomina (non ancora avvenuta) con relative lamentazioni sull’imminente fine della “svolta” in supporto al “commerciale” di NASA, la solita caterva di mistificazioni sul progetto SLS, passando per la critica all’età avanzata del senatore.
In tal senso spero di non dovermi pentire di aver pubblicato qui questo tweet…
Per un veloce identikit. Bill Nelson è stato un forte critico della cancellazione del programma Constellation ed un forte sostenitore del programma SLS, sin dalla sua concezione.
E’ un ex-senatore, il che significa molti agganci politici che male non fanno quando si tratta di passare proposte o budget. Ha in oltre all’attivo una missione Shuttle Columbia come “payload Specialist”.
Tra le altre cose, se Nelson diventasse un amministratore NASA, allora STS-61C avrebbe l’onore di aver portato ben due amministratori in orbita terrestre (sul volo era presente anche C.Bolden, amministratore NASA durante la presidenza Obama).
Senza volere discutere sulla persona, quello che mi lascia perplesso sono i suoi 79 anni, oddio non è che l’età in se sia un limite ma certo una persona più giovane ed energica come Brindestine non avrebbe guastato.
Per quanto riguarda la missione STS-61C è stata l’ultima prima del disastro del Challenger, è stata davvero l’ultima di un’epoca: quella in cui la NASA si illudeva davvero di poter mandare nello Spazio praticamente chiunque, principi sauditi, maestrine e… politici in rappresentanza del Senato (tale era Nelson a dispetto della sua definizione di “Mission Specialist”).
Tutto questo ha avuto fine la gelida mattina del 28 gennaio 1986, quando un solo uomo Allan Mc Donald della Morton Thiokol (venuto a mancare lo scorso 9 marzo all’età di 83 anni) fu l’unico a rifiutarsi di apporre la propria firma all’autorizzazione al lancio. I vertici della Thiokol, sotto pressione della NASA e del mondo politico, autorizzarono lo stesso il lancio del Challenger nonostante il parere negativo della parte ingegneristica.
Evento maledetto fu quello… Servi da lezione però. Lo spazio non è ambiente da prendere sotto gamba, dove ci si può permettere di sorvolare le regole della sicurezza per improvvisare poi.
Perchè infondo a prescindere dall’avanzamento delle scienze dei materiali e della tecnologia, per raggiunge lo spazio ti siedi su centinaia di tonnellate di materiale esplosivo e procedi ad innescare un esplosione controllata come metodo propulsivo.
Senza fare troppi OT, già prima del Challenger gli ORing ebbero problemi sino alla rottura, ma andò tutto bene. Si instaurò quindi la convinzione del rischio accettabile.
Per quella missione gli altri astronauti gli diedero il nomignolo “Ballast”, che letteralmente significa “zavorra”. Speriamo che in questo caso sia l’opposto!
Si potrebbe pensare che sotto di lui la NASA potrebbe essere “più fredda” verso SpaceX, senza per questo diventare “più calda” verso Boeing.
Ma i ragionamenti basati su quello che uno ha fatto prima di assumere una carica importante vengono spesso smentiti dai fatti.
Al solito, chi vivrà vedrà e noi speriamo di essere nel numero
Difficile dirlo prima, secondo me Biden non ha nessuna voglia di buttare alle ortiche quanto di buono fatto in campo spaziale dal mondo commerciale, per cosa poi?