Dopo essermi letto i chilometrici thread precedenti (
) dico anch’io la mia sul progetto Contellation. Innanzitutti devo dire che dò un po’ di ragione e un po’ di torto a tutti quanti. Sono d’accordo con Archipeppe quando dice che non bisogna giudicare acriticamente l’operato della Nasa (e di tutte le altre agenzie spaziali) solo perchè è la Nasa e quindi non può sbagliare. Non riesco però a comprendere come si possa arrivare ad affermare (come ho letto in un altro thread) che si baratterebbe volentieri un programma “Luna / CEV” con un programma che preveda un areospazioplano lifting body (o quant’altro) progettisticamente avanzatissimo ma limitato alla LEO. Sappiamo tutti quanti che la Nasa è ad un punto di svolta: la ISS è quasi completa, i componenti ci sono (quasi) tutti e sono solo da lanciare e montare; lo shuttle, che ci piaccia o no, è da buttare: gli orbiter rimasti sono vecchi e il design ha purtroppo (e tragicamente) mostrato tutti i suoi limiti. Ricordiamoci che non esiste nessun altro veicolo spaziale (nemmeno quelli cinesi
) in cui ci si debba preoccupare di ogni singolo cubetto di ghiaccio che possa teoricamente scalfire uno scudo termico delicatissimo. La Nasa stà facendo l’unica cosa che può fare: completare la ISS con lo shuttle e poi voltare pagina: nuovo programma e nuovo veicolo. In questo contesto, fatto oltretutto di budget ridotti, è ovvio che bisogna scegliere prima il programma e poi farsi il veicolo adatto allo scopo.
Quante scelte possibili aveva la Nasa? A ben guardare non molte:
- LEO e altre stazioni spaziali
- Luna e avamposto lunare
A questo punto, mi piace pensare che alla Nasa si siano chiesti: “A cosa serve un programma spaziale?”
La risposta è che un programma spaziale serve a espandere le nostre frontiere: nello spazio si fa astronomia, si fa ricerca d’avanguardia, ma quello che per me è più importante è gettare le basi per lo sfruttamento dello spazio. Potrà sembrare un discorso da sognatore, ma qualche decennio fa, era irrealistico che dei privati pensassero allo sfruttamento commerciale della LEO. Ora, seppur timidamente, i vari Bigelow, Rutan, SpaceX ci stanno dimostrando che invece si può. Il passo più logico per la più grande agenzia spaziale governativa è quello di lasciare (molto) gradualmente la LEO ai privati e concentrarsi sul futuro: la Luna. Il nostro satellite ha delle grandissime potenzialità: in primis risorse minerarie ed energetiche, può ospitare strutture scientifiche impensabili in LEO e può fungere da palestra e da trampolino di lancio verso obiettivi più ambiziosi (asteroidi, Marte ecc.). Il problema però è arrivarci, ed è quì che si arriva al cuore della discussione: alla Nasa hanno deciso di andare sul sicuro per quello che riguarda il veicolo, progettando un Apollo 1.5, e molti la giudicano una scelta troppo prudente se non addirittura retrograda.
Io non la vedo così: il solo fatto di scegliere di abbandonare la LEO in tempi di budget ristretti, è una decisione coraggiosa che merita il plauso di tutti. Il rischio è quello di vedersi i fondi tagliati fra qualche anno e quindi di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Per scongiurare questa ipotesi, sanno che dovranno produrre risultati convincenti nel minor tempo possibile, evitando nel contempo tutti i possibili intoppi e ritardi al programma. In un tale contesto, mi appare perfettamente logica la scelta di non fare un “salto nel buio” progettando un tipo di veicolo del tutto diverso da quelli fatti finora, ma di riutilizzare un design che quarant’anni fa si era dimostrato perfettamente funzionale al compito assegnatogli. E’ un po’ come se l’allenatore della Nazionale si presentasse ai mondiali schierando un modulo a “catenaccio”. Tutti lo criticherebbero, ma ai mondiali non conta giocare bene (Italia docet), conta solo la vittoria finale. In questo caso, la differenza è che la sfida non è con le altre nazionali, ma solo con sè stessi.
Per concludere, è vero che forse alla Nasa hanno insistito un po’ troppo sulla presunta innovatività del CEV, ma questo per me và imputato ai responsabili delle PR, e non certo ai progettisti; persino Griffin l’aveva chiamato “Apollo on steroids”. La vera innovazione del programma Constellation è da ricercarsi nel tentativo di rifare sul suolo lunare ciò che si è fatto in LEO, cioè un avamposto permanente. Poi, come dice Albyz, bisogna aspettare la fine del programma: se il Constellation ci porterà veramente ad avere un avamposto lunare sarà stato un successo, a prescindere dal tipo di veicolo usato. Se dovesse limitarsi a brevi sortite lunari, o peggio, alla LEO allora sarà stato un fallimento. Mi piace però pensare che alla Nasa sappiano quello che fanno (anche se a volte dimostrano il contrario, vedi X-33), e che se avessero avuto il sentore di non farcela (e farsi tagliare i fondi) avrebbero puntato da subito su un programma “semplice”, come la costruzione di altre stazioni spaziali in LEO, magari con un veicolo lifting body.