Si alza la pressione per gli aquanauti!

Per evitare la narcosi da azoto si usano miscele particolari per le alte profondità utilizzando come detto l’elio.
L’embolia si ha quando passi da alta pressione (profondità) a bassa pressione (superficie) a causa della diversa solubilità dei gas e delle diverse pressioni parziali. In profondità si lavora e si vive alla stessa pressione dell’acqua esterna proprio perchè così puoi uscire dall’habitat all’ambiente esterno senza tener conto della pressione che è la stessa, ovviamente non puoi risalire come se niente fosse, ma seguire il percorso di decompressione che varia in base alla profondità, alla permanenza e alla miscela usata.

In realtà a -20 metri le cose non sono così drammatiche, come già detto da altri basta aria compressa senza miscele ad hoc ed anche la risalita senza decompressione (in emergenza e fatta come si deve) non causa grossissimi problemi… non si deve fare, ma se l’alternativa è peggio si può provare…

Sapevo della narcosi da azoto, ma non avevo mai ragionato su questo.
Grazie.

Quello serve perchè nella ISS respirano aria (azoto+oss) (duh, a te lo vado a dire :P) mentre in EVA ossigeno puro a pressione inferiore. Abbassandosi la pressione parziale dell’azoto (per due ragioni: pressione più bassa in generale…e assenza di azoto nella miscela, in quanto ossigeno puro) si ha la rigassificazione di quello disciolto nel sangue e nei tessuti.
Per evitarlo, si respira ossigeno puro a pressione superiore a quella dell’EVA, abbassando dunque la pressione parziale dell’azoto per “depurare” l’organismo da quanto più azoto possibile prima di abbassare la pressione complessiva.

Ho capito bene, Jeff?

L’embolia la rischi quando per un periodo di tempo respiri azoto (ad esempio, ma Jeff diceva che hai lo stesso comportamento con l’elio, che risolve però altri problemi) ad una pressione X e poi ti sposti ad una pressione inferiore. (domanda per Jeff: se ti sposti in una camera alla stessa pressione totale, ma con una pressione parziale inferiore di azoto che succede? E’ quello che fanno con il “campout”?)

Essendo a pressione inferiore, l’azoto rigassifica e se questo avviene troppo velocemente hai rischio di embolie e malattia da decompressione.

Se sei in Acquarius a 2,5 ATM e respiri dunque ossigeno e azoto con le “solite” proporzioni, e successivamente esci in EVA e te ne stai livellato attorno ai 20 m di profondità attaccato ad una bombola di aria, continuerai a respirare aria con la stessa pressione e le stesse proporzioni, per cui l’azoto disciolto nel tuo sangue rimarrà disciolto, senza rischi.

Ok, disregard il mio secondo punto. Avevo capito che l’ambiente esterno fosse una riemersione… intendendo con “Ambiente esterno” l’acqua al di fuori dell’habitat ha tutto senso. Avevo interpretato male le parole di Jeff :slight_smile:

Dimentichi che faccio l’ECLSS engineer? :wink:
Quello che dicevo è appunto che esattamente per lo stesso motivo si potrebbe fare un pre-breathing di ossigeno puro prima di scendere nel laboratorio sottomarino o nella tuta da palombaro, così da poter riemergere velocemente e senza fermate in caso di emergenze o situazioni che lo richiedano. E magari è una cosa che fanno già, per questo chiedevo…

Credo che respirare ossigeno puro a 50atm non sia salutare… :smiley:

Nessuno ha parlato di 50 atm finora se non sbaglio, stiamo parlando di 2-5 atm…

Credevo parlassi dei palombari oltre i 500m… :wink: in ogni caso l’ossigeno puro è velenoso e provoca convulsioni per concentrazioni del 100% alla pressione equivalente a 6m di profondità… :wink:

Infatti avevo scritto "A te lo vengo a dire :stuck_out_tongue: "
Ma ho pensato che l’argomento potesse interessare tutti.

Ma questo solo se anche il laboratorio fosse pressurizzato con solo ossigeno (che dovrebbe essere per sicurezza a pressione inferiore, quindi strutturato diversamente) e se nelle bombole per le EVA ci fosse ossigeno puro.
Che senso avrebbe fare prebreathing per poi scendere in una camera con pressione superiore e di nuovo aria?
Dopo qualche tempo li sotto per la risalita avrai di nuovo bisogno delle tappe di decompressione.

Ah già, vero. Ok, scusatemi per le castronerie :slight_smile:

Oltre alla profondità al tempo e alla miscela bisogna considerare la conformazione fisica della persona e cosa da non sottovalutare l’attività fisica.
Più movimento fai e maggiore è la saturazione dei tessuti a parità di tempo.

Da -20 metri in una situazione di saturazione, se per emergenza uno dovesse risalire in superficie e una volta in superficie non viene messo in una camera iperbarica e ricompresso a - 20.
Mi sa che non se la passa molto bene ma non lo può nemmeno raccontare.
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Si certo!! Io parlavo di situazioni limite di emergenza e con le dovute assistenze, non certo la norma :wink:

All’inizio di questo video Dottie Metcalf-Lindenburger menziona il fatto che nell’ultima giornata di “missione”, o “Deco Day”, la cabina di Acquarius è pressurizzata come se fosse a 7.8 metri, invece del fondo.

Mi chiedevo appunto che razza di pause avrebbero dovuto fare uscendo direttamente dopo 2 settimane a 2.5 atm.

E’ passato un po di tempo dal mio corso sub… probabilmente più pause di qualche ora… dove probabilmente il grosso problema è avere una sufficiente riserva di aria (se nn ricordo male io andavo sulla media di una bombola ogni 45 min con immersioni di primo livello a massimo 18m); per qualche ora di decompressione non oso immaginare quante bombole possano servire, oltre al fatto che se sei fuori cosa fai per passare il tempo?

Sicuramente una decompressione di più giorni improponibile da fare in acqua.
Difatti hanno cominciato la decompressione già durante l’ultima giornata di missione.
Questo potrebbe bastare o probabilmente una volta usciti li potrebbero mettere in camera iperbarica respirando ossigeno per qualche ora.
Per i tempi bisognerebbe avere dati più precisi.
Comunque loro si trovano già in una camera iperbarica.
Non conosco questa missione e non so se sono usciti in acqua o hanno fatto qualcosa all’esterno e le motivazioni per farla in acqua.
Se non sono usciti e una missione che potevano tranquillamente fare in terra ferma.

Ciao
Paolo

Ma va? :wink:
Certo che sono usciti, e anche molto spesso.

Ma dal momento che la pressione interna ed esterna si equivalgono (in EVA respiri aria alla stessa pressione del laboratorio) fa differenza?

Ho capito.
Se per laboratorio intendi l’ambiente iperbarico nel quale hanno vissuto in profondità e per EVA le eventuali uscite in acqua da esso problemi non ce ne sono.
Se le uscite sono state fatte a quote superiori per tempi significativi per rientrare nel laboratorio potrebbe essere necessario fare decompressione.
Scusate la mia ignoranza nei termini tecnici.

Ma di cosa? Mi sembra che tu sia competente in materia, per questo avevo fatto la domanda.
Comunque si, le EVA (Extra Vehicular Activity) sono le uscite e sono state effettuate attorno al modulo, per cui alla stessa quota.

Non esiste alcun problema che riguardi l’insorgere di malattie iperbariche in quanto loro erano in saturazione.
Avrebbero potuto rimanere fuori quanto volevano.
Unico limite la scomodità di essere in acqua e le eventuali conseguenze.

Non ci sono problemi di decompressione per una missione del genere, almeno fino a che non si torna in superficie a fine missione. Le uscite dalla casa subacquea si fanno tranquillamente senza dover fare decompressione. Imprese simili, anche se con finalità diverse, furono realizzate dal famoso comandante Cousteau negli anni '60 con il programma Precontinent.

Per chi vuole saperne di più e se la cava con la lingua francese, il seguente link:

http://fr.wikipedia.org/wiki/Precontinent