Starlink - La costellazione di satelliti di SpaceX per i servizi Internet

Con il decimo lancio operativo Starlink avvenuto oggi possiamo iniziare a fare un piccolo bilancio.

In questi 10 lanci sono stati portati in orbita 593 Starlink nel giro di 281 giorni, con una media quindi di 2,1 satelliti al giorno. Con questo ritmo, ed assumendo che nessun satellite lanciato nel frattempo venga deorbitato, la costellazione di 12.000 Starlink verrà completata nel giugno 2035.

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È ragionevole pensare che il ritmo dei lanci possa essere aumentato passando da circa uno al mese a circa due al mese …
A occhio e croce dovremmo arrivare al 2028

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Delusione? Velocità cosí te le scordi in molte parti di Italia. A Trento (quasi) centro, con Eolo, si arriva al massimo a 30 mega (instabili, perdipiú) , e un ping di 100 ms. Altrimenti Adsl penosi.
Già oggi, con appena il 5% dei satelliti in orbita (e con satelliti poco piú che prototipi) , Starlink sarebbe concorrenziale, qui e da altre parti. Figurarsi nel midwest, ma scommetterei anche nelle periferie di grandi centri USA.
Certo, se poi chiedono centinaia di dollari per l’antenna, e 100 $/mese allora é un altro discorso…

Senza voler andare troppo off-topic, vorrei far notare che in queste settimane c’e’ un discreto dibattito in Italia sulla proposta di realizzare una rete unica in fibra, spingendo attori importanti a collaborare.
Questa situazione di apparente stasi dello scenario italiano (la fibra non e’ qualcosa di cosi’ nuovo per intenderci), assieme alla fotografia dell’attuale digital-divide, fa capire quanto gli interessi economici impattino sulle scelte di espansione e ammodernamento di una rete di telecomunicazioni.

Con questa premessa, penso (speculazione mia) che disporre di una infrastruttura promettente seppur con lati ancora da scoprire come Starlink possa essere un enorme salto in avanti per tutte quelle zone, italiane e non, che oggi hanno connettivita’ limitate o del tutto assenti a causa di altrettanto limitati o assenti investimenti capitali.
Penso inoltre che possa essere un enorme stimolo concorrenziale nei confronti delle telco attuali.

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La rete e’ per il terzo millennio quantomeno quello che e’ stato il petrolio per il dopoguerra. Ci sono immense implicazioni economiche, geopolitiche e strategiche.

Controllare questo tipo di fonti di approvigionamento, in regime monopolistico, significa poter mettere le mani nelle tasche dei cittadini, perche’ per accedere a una necessita’ primaria devono passare da te. Come gia’ scritto le telecomunicazioni fatturano globalmente oltre 2000 miliardi all’anno in rapida crescita, non sono interessi economici piccoli.

Pero’ la rete e’ molto di piu’. E’ anche quello che e’ stata la libera stampa e la televisione negli scorsi decenni. Ha una implicazione diretta sulla liberta’ politica dei cittadini. Molte nazioni importanti (Cina, Russia, paesi Arabi) dichiaratamente separano il www locale da quello globale, filtrato e loggato. Putin due mesi fa ha firmato una legge che rende l’internet Russo separato da quello globale, e sotto il controllo del Roskomnadzor. Ma dalle notizie emerge anche gli USA non sono contenti se navighiamo con dispositivi Huawei o per una volta molti milioni di persone usano un social network che non controllano, come TikTok.

Ora, dal vuoto dello spazio, si materializza un nuovo canale in grado di offrire internet a larga banda con prestazioni decenti in ogni pertugio di questo pianeta (e a sentire EM in futuro anche altri pianeti).

Ovviamente l’evidenza suggerisce che Starlink e’ fatto con il benplacito del governo USA e probabilmente con priorita’ e accessi speciali a DOD e agenzie di intelligence USA. Niente di nuovo, in mezzo mondo i canali di comunicazione sono controllati da loro da tempo, non ci cambia la vita.

Pero’ e’ ovvio che le nazioni che vogliono esercitare un controllo sui loro cittadini o non vogliono che lo esercitino gli USA non vorranno mai permettere che questi si attacchino direttamente a Starlink. E per rendere la cosa dirompente basterebbe molta meno banda di cosi’. D’altronde gia’ oggi questi cittadini hanno modi per aggirare il sistema.

Per quanto riguarda gli aspetti economici, invece, e’ ancora piu’ vasta la platea degli stati che danno concessioni, per l’uso di frequenze, magari facendosi pagare profumatamente, alle telecom e agli operatori locali che a loro volta si rifanno sugli utenti in regime di oligopolio. Tra questi stati c’e’ anche il nostro, e l’UE. Una mia grande curiosita’ e’ vedere come sara’ regolata Starlink dalle nostre parti. E’ ovvio che ci sono grandi interessi economici e che ogni nazione ha il diritto di esercitare un controllo sull’assegnazione di frequenze sul proprio territorio. Pero’ e’ altrettanto vero che sta apparendo un servizio molto “distruptive” in grado di erogare servizio grazie a competitive edge tecnologiche e con barriere di ingresso elevaissime nei confronti di eventuali futuri competitor (gli UK hanno resuscitato OneWeb a suon di miliardi ma e’’ evidente che non bastano i miliardi dei contribuenti).

Quindi, si, e’ giusto che ci sia un “discreto dibattito” anche su questo. E non e’ off topic per niente, a meno che non ci vogliamo limitare agli aspetti tecnologici e alla cronaca dei lanci.

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Da 2020-08-25T18:00:00Z a 2020-08-25T19:00:00Z ci sarà una conferenza sull’impatto delle (mega)costellazioni come One Web o Starlink.

Qui tutti i dettagli.

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Vedo che è anche disponibile al pubblico, sarà trasmessa via YouTube sul canale dell’AAS, bene.
Di solito queste teleconferenze prevedono solo la registrazione via Zoom da parte dei giornalisti, e non sono visibili a chiunque.

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Come scrivevo nella discussione sul/sui satelliti che stanno dando flare, il passaggio di stasera è stato luminoso in maniera imbarazzante…

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In pratica non ci sono molte possibilità di limitare l’impatto che le megacostellazioni hanno nelle osservazioni.
I suggerimenti che vanno per la maggiore sono:

  • Non lanciarli (vabbè, grazie)
  • Mantenerli sotto i 600 km, perché al di sopra di quella quota sarebbero illuminati perennemente dal Sole
  • Trovare un modo per renderli più scuri (a questo proposito, il Darksat Starlink-1130 è risultato 2 volte più debole rispetto agli altri [non ho capito se intendono che è il 50% meno visibile, o se ha perso 2 punti di magnitudine], mentre per il sistema Visorsat non si hanno ancora dati sufficienti, anche perché molti telescopi sono ancora chiusi causa pandemia. Bisogna attendere.)
  • Orientarli in modo che non riflettano la luce solare. In questa foto lo Starlink di destra è semplicemente orientato diversamente rispetto a quello di sinistra:

  • Evitare che facciano flare. Non sapevo che potessero generare flare, li pensavo particolarmente stabili:

  • Rimuovere o mascherare le loro tracce dalle foto astronomiche
  • Migliorare l’interscambio di informazioni sulla loro posizione così da cercare di evitarli durante le osservazioni e creare un network di osservazione a loro dedicato.

Questo workshop si focalizzava sulle interferenze nell’ottico, ma in merito alla radioastronomia McDowell mi ha spiegato che il problema principale è accertarsi che non escano dalle loro frequenze. Se escono dalla banda anche solo un pochino vanno a interferire con le osservazioni radioastronomiche.
La risposta mi ha triggerato un’altra domanda: a prescindere dalle loro trasmissioni, il numero dei satelliti è notevole, non possono creare uno scudo fisico per chi cerca di captare segnali radio dallo spazio profondo? Jonathan mi ha ribadito il concetto precedente, perciò immagino che la risposta sia no. Forse essendo piccoli risultano trasparenti da questo punto di vista.

Un terzo problema è che, anche se non fossero illuminati dal Sole, sono comunque visibili nell’infrarosso.

A corollario di tutto ciò vale la pena citare il fatto che SpaceX si sta facendo un mazzo tanto per collaborare con gli astronomi, talvolta proponendo loro stessi soluzioni. Amazon e OneWeb fanno presenza. Ma almeno si fanno vedere ai workshop.

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Questo richiede una grande quantità di lavoro sia degli sviluppatori, che devono aggiornare il software di elaborazione delle immagini astronomiche, sia degli astronomi che devono modificare, adattare e verificare i loro script e pipeline di elaborazione e analisi delle immagini.

Ci vogliono risorse e tempo.

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Penso che anche se le rimuovessero, il paesaggio stellare dietro alla ex traccia sarebbe comunque compromesso.

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questo non credo in maniera sensibile. Se si parla di esposizione lunga, o osservazione lunga, si tratta di studiare algoritmi che capiscano quando sta avvenendo un passaggio ed escluda quella porzione di dati dall’analisi. È un evento breve. Una cosa è dirlo un’altra farlo…certo

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Sì, il dato misurato nascosto dal passaggio del satellite viene perso. La perdita scientifica dipende dal tipo di fenomeno osservato ed è alta se rapidamente variabile (es. stella variabile a periodo molto breve) o difficilmente ripetibile (es. un’occultazione stellare).

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Lo studio presentato nella conferenza stampa del 25 agosto è pubblico e disponibile all’URL https://noirlab.edu/public/media/archives/techdocs/pdf/techdoc003.pdf.

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Così dovrebbe muoversi l’antenna.

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Per i sensori degli osservatori una magnitudo anche molto bassa può significare la saturazione, che rimane “impressa” sugli strumenti per diversi minuti.

Così si inquinano i dati ben oltre il momendo del passaggio.

Per i telescopi ad ampio campo di osservazione è praticamente impossibile.

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non sapevo di questa cosa. Male.

Questo è un punto molto importante. Per esempio, anche il debole Plutone di magnitudine 14 è sufficientemente luminoso da creare saturazione e blooming in un sensore CCD collegato a un telescopio da 14" e con un’esposizione di 1 secondo.

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Per i telescopi ad ampio campo non è poi comunque possibile filtrarli in post processing? I sensori di questi ultimi non devono già essere non troppo sensibili per evitare la saturazione di altri oggetti? Insomma di altri satelliti / oggetti del sistema solare / stelle di magnitudine minore di 7 mi sembra ce ne siano non pochi.

Poi comunque i satelliti Starlink non dovrebbero essere visibili se non quando illuminati dal sole e quindi al limite nella zona di penombra. Ci dovrebbero essere comunque condizioni per determinate fasce orarie che variano con le stagioni e la posizione sulla terra dove non ci dovrebbero essere starlink che riflettono luce.

Tra flash e occultamenti, contando che dopo SpaceX e’ plausibile pensare che altri operatori si uniranno, parliamo di decine di migliaia di eventi a livello globale.

Non ho dubbi che buoni algoritmi aiutino ad alleviare il problema, ma non lo possono eliminare. Per le osservazioni astronomiche da terra la vita si fara’ difficilissma, specie per quella classe di osservazioni per cui si impiegano sensori ottici molto sensibili e/o che cercano fenomeni di durata brevissima.

È un tradeoff come tutte le cose della vita, ma con queste costellazioni in orbita l’astronomia da terra, professionale o amatoriale, davvero non sarà più la stessa e probabilmente quella professionale si dovrà muovere (con le dovute tempistiche e sempre tenendo presente le relative sfide tecnologiche) o nello spazio, o sulla Luna.

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