Starship - Starbase / Boca Chica

Da ingegnere confesso di essere anche io abbastanza scettico verso un approccio cosi’ “tenta e ritenta”. Tuttavia sara’ la storia a confermare o smentire Elon e non vedo l’ora di avere risposte, proprio per capire in quali condizioni questo approccio possa dare il meglio di se (anche per applicarlo ad altri settori).
L’ingegneristico dubbio esistenziale (estremizzato) “teoria vs. pratica” potrebbe avere presto nuovi esempi e controesempi con Starship :slight_smile:

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Video del test di pressurizzazione.

E’ ben noto:
Gli ingengeri sanno perchè uno scaldabagno gigante contiene del LN2.
I saldatori sanno come far contenere ad uno scaldabagno gigante del LN2.
Insieme :fireworks: :fireworks: :sparkler: :fireworks: :sparkler:

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Ottima notizia per SpaceX, finalmente. :clap:
Ora non resta che aspettare tutti gli altri, numerosi :stuck_out_tongue: step, nella storia dello sviluppo di questo prototipo.

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Interessante… sarà montato direttamente su uno 3 tre supporti esistenti o verrà in qualche maniera “riadattato” per avere un centro di spinta allineato al baricentro?

Sicuramente la seconda che hai detto…

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Non voglio dire niente… Ma con una bottiglia sono arrivato a 7 bar. :rofl:

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Quindi un solo raptor solleverà tutta la baracca…
Ma… A regime SS monterà 6 raptor, di cui 3 atmosferici e 3 ottimizzati per il vuoto. Ma, al momento del distacco del SH, si accenderanno quindi in sequenza solo i primi 3, e poi, una volta nello spazio, si accenderanno solo i secondi 3?

RIcordiamoci che questi motori, in realtà , non sono concepiti per il decollo dello SS quanto per le sue manovre orbitali (vacuum Raptor) ed atteraggio (atm Raptor).
Lo SS sarà portato in volo dal SH, quando SS e SH si separano sono già praticamente nel vuoto.

Mi trovi in disaccordo, il “tenta e ritenta” si chiama iterazione, ed è un concetto matematico nonché ingegneristico.
Come ingegnere sono un fautore dell’apprendimento per fallimenti successivi.
È il sistema più potente per imparare e trovare una soluzione, è il sistema scelto da Madre Natura, è quello con cui i nostri figli imparano a camminare.
Certo, ponendo tempi e budget illimitati.

Anche per tidurre tempi e coati, le scienze e l’ingegneria hanno sviluppato nei secoli sistemi per ridurre le iterazioni. In molti casi ad una singola iterazione.
Ma la ricerca del ‘limite’ è però qualcosa di talmente sottile che sfugge ai modelli e richiede la realtà dei fatti.

La via ovviamente è nel mezzo. Il trial and error in senso assoluto non esiste in ingegneria: è impensabile tentare di realizzare qualcosa di questo genere senza fare prima dei conti e senza fare un progetto preliminare, quindi andando direttamente a realizzare qualcosa senza dei progetti alla mano.
Allo stesso modo è alquanto impensabile poter realizzare qualcosa di questa portata a costi ragionevoli senza lavorare per iterazioni, andando a trovare la soluzione ottimale senza verificare come il progetto si comporta sul campo. La strada alternativa sarebbe quella dello SLS, dove è stato fatto il progetto fino all’ultimo bullone ancor prima di averne toccato uno, dove però all’insorgere di ogni problema la situazione si complica a dismisura poiché in teoria il progetto non può più essere modificato. Quindi per paura di modificare qualcosa su cui si ha lavorato tanto si finisce col trovare soluzioni alternative, andando ad aggiungere correzioni che rendono il tutto ancora più complicato e costoso.

Da quello che vedo quello che stanno facendo è realizzare un progetto base, che ci si aspetta che funzioni, su cui basare le revisioni future in base all’esperienza fatta sul campo. Ogni revisione non è perfetta e nella fase di costruzione e di test si riscontrano criticità, però andando a produrre rapidamente nuovi veicoli la velocità con cui queste criticità vengono trovate e risolte è decisamente alta. Un beneficio di questo metodo è sicuramente che si può pensare di fare i cosiddetti redesign anche in corsa in quanto tutto è ancora un prototipo.

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Condivido.
Il mio era un ragionamento più ‘aulico’ : certo che devi partire da dei numeri ricavati da calcoli, ma quei calcoli, quelle formule, sono a loro volta frutto di iterazioni lunghe secoli nella storia della scienza.
Cioè dire che il metodo iterativo non è ingegneristico è sbagliato.

Ogni modello, matematico o ingegneristico, è una simulazione della realtà ma, poiché usa delle approssimazioni, è intrinsecamente errato ad un certo livello di dettaglio.
I calcoli ti portano fino ad un certo punto, oltre il modello sarebbe ingestibile o la simulazione troppo complessa , ma il limite di progetto è un pò più in là… E per trovarlo ti servono i test, e ti servono le dovute iterazioni…

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Attività del 27 aprile.

Mi sa che per oggi, o al massimo domani, dovremmo aspettarci di vedere un raptor lì sotto :slight_smile:

@furdisufit io ho riassunto in modo estremo il concetto piu’ volte emerso dall’approccio di SpaceX, ovvero “tenta e ritenta perche’ possiamo permettercelo”.
Sappiamo che l’ingegneria e’ tradeoff e il senso del mio post era proprio domandarsi dove sara’, alla fine, il tradeoff che portera’ al successo di SS per SpaceX.
Non metto assolutamente in dubbio l’efficacia del try&error, cosi’ come l’importanza di una buona progettazione architetturale e di insieme, con un metodo di gestione del progetto adatto allo scopo. E’ l’insieme di approcci, mentalita’, metodi e tecnologie che porteranno il progetto verso successo o fallimento. Il tradeoff che ne risultera’ sara’ comunque interessante e, spero, portera’ almeno in parte una nuova visione nello sviluppo di progetti astronautici piu’ adatti allo spirito del tempo :wink:

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Dipende per “spirito del tempo” cosa si intende.

A partire dagli anni 80 del secolo scorso, forse figlia della cultura del progetto Apollo, si era diffuso un malinteso senso di superiorità per cui la fase pionieristica dell’Astronautica si era. di fatto, conclusa.
L’incidente del Challenger prima, il fallimento di ennemila programmi manned della NASA in mezzo e l’incidente del Columbia alla fine hanno cancellato questa sensazione.
I russi, più pragmatici, hanno continuato a considerarsi pionieri.

Non è vero, siamo ancora ben dentro la fase pionieristica (a mio avviso durerà ancora per molto tempo) e dunque questi metodi “primitivi” tipo “build & trial” è ancora pienamente giustificato dai tempi.
Per favore non illudiamoci…

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testare con un solo motore il decollo ma sopratutto la discesa che senso ha?
mi viene spontaneo pensare che il lancio dovrebbe servire per verificare se il sistema funziona, cioè se la guida e le geometrie sono corrette.

a questo punto l’unico motivo valido per installare un solo motore lo vedo nel rischio di distruzione: lanciamo ora con solo un pezzo, poi se va bene ripetiamo con la configurazione completa.

corretto?

Forse ha senso nel fatto che non stanno inviando in orbita una SS completa, ma devono solo testare la sezione serbatoi, per cui 3 Raptor sarebbero comunque troppi per poter gestire l’atterraggio, considerato che, se non erro, la minima potenza gestibile e’ del 50% (letto in un qualche tweet di Elon Musk).

Concordo.ma è anche vero che possono zavorrarla.

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