[2020-05-30] Falcon 9 Block 5 | SpX-DM2 (Demonstration Mission 2)

Ora si intravede anche Endeavour.

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La Crew Dragon è entrata in porto.

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Timelapse del rientro di Endeavour.

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Capsula sbarcata.

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Altro video dell’arrivo a Port Canaveral

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una domanda, gli astronauti di questa missione hanno dovuto firmare il modulo doganale come quelli dell’Apollo?

Credo che il modulo doveva essere firmato dal momento che trasportavano “merce” lunare, cioè campioni di rocce lunari, quindi in questo caso no

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Non mi risulta che gli astronauti dell’era Shuttle firmassero moduli doganali all atterraggio. Il volo DM-2 è assimilabile ad volo Shuttle sotto questo punto di vista.

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Bella immagine di Endeavour poco dopo l’ammaraggio.

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Possiamo dire che DM2 sia stata una missione storica non soltatno perchè è stata la prima missione dopo molto tempo (grazie @Lupin :wink:) lanciata da suolo americano, con razzo americano, su una capsula america, con americani a bordo (se ci sono altri “americani” da mettere, li metterò), ma anche perchè Endeavour aveva un nuovo sistema di protezione dalla fuoriuscita di aria successivamente al docking. Sono stati intervistati a questo proposito i due ingegneri preposti allo studio e allo sviluppo di questa gomma protettiva, che non solo è diventata uno standard da applicare alle capsule americane, ma anche a quelle di tutto il mondo.

I due ingegneri sono Pat Dunlap and Bruce Steinetz e lavorano al Glenn Research Center a Cleveland.

La prima domanda posta è stata relativa alla storia che c’è dietro allo sviluppo di questo nuovo sigillo e cosa lo ha portato ad essere selezionato per il CCP, Commercial Crew Program.

Bruce racconta che il JSC li ha contattati circa 15 anni fa per sviluppare un nuovo sigillo, che sarebbe poi diventato in seguito il NASA Docking Sysem (NDS). Il sistema rispetta gli standard per attraccare alla stazione spaziale e, come già detto, è diventato uno standard per tutte le capsule americane e non per attraccare con la ISS. Riporta inoltre che sono stati sviluppati molteplici design del sigillo di accancio e sono stati anche prodotti campioni a grandezza naturale per valutare i sigilli in condizioni operative. Una volta che il design era definito, hanno lavorato assieme a Boeing, prime contractor del NDS, per valutare il sigillo finale.

Alla domanda riguardo l’importanza di questi sigilli, Pat risponde che servono ad impedire che vi siano fuoriuscite di aria attraverso le connessioni tra la capsula e la Stazione. Questa connessione è un’interfaccia strutturale piuttosto dinamica e pesantemente caricata e le guarnizioni devono funzionare in modo impeccabile durante l’avvicinamento all’attracco e durante l’ancoraggio alla ISS. Dal momento che la Stazione orbita a più di 400 chilometri di altitudine e le capsule possono rimanere agganciate per mesi, è fondamentale che le perdite siano ridotte al minimo, in modo da minimizzare la quantità di aria necessaria per manetere in pressione la ISS.

Passando alle caratteristiche fisiche, ci viene detto che il sigillo ha un diametro di poco più di 1.20 metri ed è largo abbastanza per permettere all’equipaggio e ad eventuali merci di essere trasferita da o nella -stazione. Come in qualsiasi progetto spaziale, la ridondanza è fondamentale e non manca nemmeno qui: i sigilli hanno due superfici sigillanti o interfacce e doveva essere abbastanza stretto per adattarsi nel poco spazio disponibile dell’interfaccia di aggancio. Un’altra caratteristica che doveva avere è la forza e la capacità di resistere alle condizioni estreme dello spazio; attraverso test a terra si è giunti ad un design che aveva una perdita di aria giornaliera inferiore ai 330 ml.
Il sigillo è di silicone, un materiale che permette di resistere alle temperature dello spazio e all’esposizione ai raggi ultravioleletti e non aderisce alla superficie metallica di aggancio.

In merito alle sifde da superare per il design del sigillo, Pat prosegue dicendo è stato testato in qualsiasi condizione avrebbe affrontato durante il volo, sia dal punto di vista meccanico che ambientale, dando anche importanza alla riutilizzabilità. I test sono partiti da versioni più piccole e dai design diversi, per verificare che rispettassero tutti i requisiti e successivamente si è passati a sigilli a grandezza reale. Prima di DM2 sono stati testi piccoli prototipi nello spazio, inclusi alcuni che sono rimasti a bordo della stazione per più di 18 mesi. Alcuni di questi inoltre sono stati esposti all’ambiente spaziale e riportati all’interno per ulteriori test.

Reltivamente al lavoro svolto con SpaceX per usare questo sigillo, prende parola Bruce, affermando che SpaceX aveva sviluppato il proprio sistema di docking per la Crew Dragon, ma che avrebbe dovuto essere compatibile con il sistema di aggancio sulla stazione. Hanno lavorato con le controparti del JSC per assicurarsi che il sistema di docking funzionasse con l’interfaccia standard e hannno utilizzato alcuni componenti originali del NDS, incluso il nuovo sigillo, che ha esordito egregiamente con DM1 nel marzo 2019.

Bruce prosegue inoltre ricordando i compagni di lavoro, che oltre al JSC, includono un partner commerciale che ha fornito supporto riguardo al design e alla fase di test, l’università di Akron, Toledo e l’Ohio Aerospace Institute. Il prodotto infine è stato prodotto Parker Hannifin’s Composite Sealing Systems Division di San Diego. Sono stati anche garantiti fondi a sufficienza da permettere all’azienda di creare il sigillp in un unico pezzo, evitando così giunture tra le varie parti, come invece fatto con i primi sigulli sulla ISS.

La concorrenza è stata spietata comunque: per una missione del calibro di DM2 molte tecnologie non sono state selezionate per il volo. Pat, Bruce e il team sono stati fortunati ad avere l’idea giusta, perseguendola fino in fondo.

Per il futuro, invece nulla di sconvolgente: continueranno a lavorare con SpaceX e il CCP per assicurarsi che i sigilli funzionino correttamente per tutte le missioni, incluse quelle con Starliner e il programma Artemis. In merito all’allunaggio, sono allo studio gli effetti della polvere lunare sulle performance dei sigilli e cercando quindi soluzioni per renderli più resistenti.

Fonte e crediti per l’immagine: NASA - A new docking seal.

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Volevi dire la prima dopo molto tempo?

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Ovviamente sì, la prima dopo molto tempo, correggo. Altrimenti avrei potuto scrivere “la prima […] lanciata con un vettore commerciale su un razzo commerciale”.

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Un interessante articolo in cui si parla dell’ECLSS della Crew Dragon. Viene citato un documento “appena pubblicato” da parte di SpaceX, ma non ho trovato nulla nè su Twitter nè sul sito ufficiale.

Alcuni dei parametri richiesti dalla NASA sono una temperatura tra 18.3 a 27.6 gradi centigradi, umidità tra il 25 e il 75% e pressione tra 96.5 e 102.7 kPa.

Tutti i sistemi sono posti sono nella capsula, ad eccezione dei radiatori del TCS, sul lato opposto dei pannelli solari sul trunk.

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Posto che le fonti andrebbero chieste a chi scrive gli articoli :stuck_out_tongue: , credo che il tutto arrivi da questo PDF.

ICES-2020-333.pdf (989,2 KB)

Fonte

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da Bob Behnken immagini dagli oblò di Dragon Crew in volo libero

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Visti cosi’ quei finestrini sembrano enormi!

Quel dot nell’ultima foto e’ l’ISS durante l’avvicinamento o un pixel bruciato?

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A occhio direi che è la luna

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Ingrandimento:

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Recuperato dal mare il pannello che copriva il vano paracadute.

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