Voglio segnalare questo interessante articolo, a firma di Simon Vanden Bussche, apparso nell’ultimo numero di Space Review.
The authors conclude that their architecture encourages the exploration of the Moon to be conducted not in single, disconnected missions, but in a continuous process, which builds orbital and surface resources year by year.
Ah!
E tanto ci voleva!
Avessero seguito questo principio dal 1970 a quest’ora saremmo già su Marte!
Disgraziatamente dubito che la NASA ed il Congresso abbiano tanto buon senso da seguire questa via (a mio giudizio l’unica via).
Già Carmelo hai ragione, inoltre questo articolo - a mio avviso - contiene la più lucida analisi (sia pur concisa) sulle cause che hanno condotto all’abbandono del Constellation, e più in generale perché progetti del genere sono comunque destinati a non riuscire nemmeno in futuro:
The ESAS architecture has led to the demand for not one but two heavy lift boosters, two large upper stages, a large lunar descent vehicle, another unique Orion service module and a lunar ascent vehicle […]. These machines share minimal commonality and require multiple propellant combinations and four main engine types. Each requires a separate development program with attendant costs approaching $100 billion followed by a profusion of long term support contracts to support just a couple annual flights of each element.
L’autore altresi’ insiste su un concetto a me caro, quello dei cosidetti “cicli di trasporto” (più volte da me illustrato, spesso in relazione al Moonlight) anche se da lui non vengono identificati con questo termine. Sopratutto considera come punto cardine la capacità di spostare il propellente laddove più serve implementando un ciclo logistico chiaramente sganciato dalla logica del singolo lancio o, peggio, del lancio diretto.
Ottimo e… abbondante!
Grazie Peppe.
By the way, se non ricordo male, l’approccio ingegneristico e “strategico” descritto nel documento assomiglia moltissimo agli originari programmi spaziali (sia USA che URSS) pre Moon Race , che prevedevano (correggetemi in caso di inesattezze) una prima fase di colonizzazione della LEO con la costruzione di stazioni orbitanti (anni '60 e prima metà dei '70) da usarsi successivamente come avamposti per l’esploraione della Luna (seconda metà dei '70/primi anni '80) e oltre… (?)
Gran bell’articolo Peppe. In effetti di strategie multi-lancio e di propellant depots si è sempre parlato fin dalla notte dei tempi, ma non li si è mai realizzati.
C’è anche da dire che il grosso problema delle strategie con lanci multipli (e se non si usano HLV si parla di fare una decina di lanci) è il tempo che necessariamente intercorre tra un lancio e l’altro. Lo Shuttle al massimo delle attività è arrivato a lanciare ogni 15 giorni. Per fare una missione verso la Luna bisognerebbe arrivare a lanciare molto più frequentemente…
(ndr: Se non sbaglio questa era anche la proposta di Dieter Kolff in alternativa alle architetture di Mott e della NASA per le missioni Apollo, e la sua critica era proprio che le missioni Apollo disegnate così erano ottime per andare sulla Luna, ma in quanto non riutilizzabili per altri scopi, sarebbero state la causa dell’abbandono dell’esplorazione degli altri pianeti…)
Ho come la vaga sensazione che Space abbia fatto presa anche su di te…
È semplicemente che mentre lavoro e mentre leggo il forum mi rendo conto che in quel maledetto libro si fa passare per romanzo, ma invece dovrebbe essere messo nella lista degli esami di ingegneria aerospaziale…
E sperando che Buzz sia già arrivato a questo punto del libro , è interessante rileggere le profetiche parole di Kolff quando Apollo 11 raggiunge la Luna.
(Urca sono diventato Astronauta e sto facendo il primo volo … bastassero 100 post per diventarlo davvero
)
C’è però da dire che forse è proprio grazie a queste scelte che la NASA è riuscita ad arrivare sulla luna in meno di dieci anni. La soluzione multi-lancio, ultra modulare, etc. ha senza dubbio dei vantaggi sotto certi aspetti, ma ha anche delle difficoltà intrinseche di gestione e di operations non indifferenti
In un certo senso è vero, dato che si trattava in fondo di una gara l’Apollo, cosi’ come era concepito, era esattamente quello che occorreva per vincere (e cosi’ è stato).
Se invece, non ci si limita a considerare l’Astronautica dei primi anni come una mera gara tra Russi ed Americani allora è tutta l’Umanità che ci ha perso nel non riuscire ad espandersi davvero per il Sistema Solare (cosi’ come profetizzava Kolff).
Sante parole, pensa te che effetto ha avuto sul sottoscritto quando l’ha letto per la prima volta a 18 anni…
Vero anche questo, ma sinceramente credo che siamo ancora un bel po’ indietro (dal punto di vista di come la nostra società è organizzata) per mettere insieme una cosa del genere…
PS: mi sa che hai fatto un po’ di casino coi quotes
Magari potremmo anche aprire un bel thread specifico su “Space” che ne pensi?
e discutere sullo shuttle di bronzo