A rischio estinzione 16mila specie

a World Conservation Unioni pubblica la sua “lista rossa” 2006
“La tendenza può essere invertita ma bisogna fare in fretta”

“new entry” orso bianco e gazzella
di LUIGI BIGNAMI

Gli squali sono tra le specie marine più a rischio

L’ORSO bianco, l’ippopotamo e la gazzella del deserto sono entrati a far parte della Lista Rossa che comprende gli animali in via d’estinzione, pubblicata dalla World Conservation Union. Con queste tre specie sono 16.119 quelle considerate a rischio.

L’elenco comprende un terzo degli anfibi e un quarto delle conifere del nostro pianeta, anche se le più vicine alla scomparsa sono numerose specie di uccelli e mammiferi. Ad oggi sono considerate ufficialmente estinte 784 specie e 65 sopravvivono solo in cattività.

“La Lista Rossa del 2006 mostra una chiara tendenza: la perdita di biodiversità sul nostro pianeta sta aumentando”; ha spiegato Achim Steiner, Direttore generale della World Conservation Union. La possibilità di invertire tale tendenza non è da escludere, sostengono gli esperti, perché vi sono stati numerosi casi in cui animali vicini all’estinzione su vaste aree sono stati salvati e il loro numero è tornato a crescere. Ma i tempi a disposizione sono molto stretti.

L’orso bianco è diventato il simbolo di una delle cause principali d’estinzione, l’aumento della temperatura globale. Un fenomeno che ha un impatto notevole sulle regioni polari: ci si aspetta che entro i prossimi 50 anni i ghiacci del Polo Nord si ridurranno di almeno il 50 per cento. Questo comporterà una diminuzione del 30 per cento degli orsi bianchi entro i prossimi 45 anni.

Anche in prossimità dei grandi corsi d’acqua, soprattutto africani, numerose specie stanno soffrendo pesantemente l’azione dell’uomo sull’ambiente. Il comune ippopotamo, ad esempio, è entrato per la prima volta tra le specie “vulnerabili”, soprattutto perché nella Repubblica Democratica del Congo il numero degli esemplari è sceso del 95 per cento. La causa è la caccia indiscriminata per la carne e l’avorio dei denti.

Ma anche in ambienti dove l’impronta dell’uomo sembra non esistere l’influenza dei cambiamenti climatici è profonda. Tant’è che la gazzella del deserto, che vive nel Sahara, considerata a rischio nel 2004, ha visto una riduzione del numero di elementi dell’80 per cento in soli dieci anni. Questo perché viene cacciata dalle popolazioni che vivono ai bordi del deserto e, stando al World Conservation Union, entro pochi anni farà la fine di una specie di orice (Oryx dammah) che ora viene considerata estinta. La stessa cosa sta accadendo alla gazzella subgutturosa, che vive in Asia e in Medio Oriente e sta scomparendo perché cacciata dalle popolazioni locali e per la perdita dell’habitat.

Nei mari sono gli squali e le razze gli animali maggiormente a rischio. Delle 547 specie note infatti, ben il 20 per cento sono considerate vicine alla scomparsa. Il 56 per cento delle 252 specie endemiche d’acqua dolce dell’area mediterranea sono a rischio d’estinzione e ben sette sono state classificate come estinte.

Per fortuna esiste l’altra faccia della medaglia. Grazie all’azione compiuta in questi anni su molte specie ritenute a rischio d’estinzione alcune non lo sono più. L’aquila dalla coda bianca, ad esempio, che vive in vari Paesi europei, è passata dall’essere un animale a rischio a dover essere tenuta sotto costante controllo. “Questo caso e molti altri - ha spiegato Steiner- dimostrano che le misure di protezione dell’ambiente fanno la reale differenza”.

(2 maggio 2006)
da la Repubblica on line