Allarme per le EMU.Pochissime saranno conservate nei musei

La tuta spaziale di Ed White,portata nella prima EVA Americana,così come quella di Neil Armstrong il primo uomo sulla luna,sono conservate ed esposte al pubblico nel National Air and Space Museum di Washington, DC.Allo stesso modo decine di tute portate nei voli Mercury,Gemini,Apollo , Skylab ed ASTP sono custodite in numerosi musei negli Stati Uniti ed all’estero.Le tute spaziali EVA dell’era Shuttle,le EMU,potrebbero invece divenire un reperto estremamente raro.Tanto per cominciare nessuna EMU usata in una storica missione portà essere esposta.La tuta usata da Bruce McCandless durante il collaudo dell’unità di manovra MMU,quella di Kathy Sullivan,la prima donna Americana a passeggiare nello spazio,non esistono più.Come è noto le EMU sono tute modulari,nel senso che ogni tuta viene assemblata a partire da diversi componenti (torso,gambe,casco,ecc) per adattarsi alla taglia dello “spacewalker” di turno,per poi essere disassemblata e riassemblata come una sorta di “lego”.Così nessuno ha più idea di dove siano andati a finire i pezzi che componevano gli scafandri di quelle storiche missioni (inoltre è possibile che alcuni pezzi siano stati completamente smantellati).Altro problema è che,rispetto alle tute di Mercury,Gemini,Apollo,le EMU,propio per la loro riutilizzabilità sono state costruite in numero estremamente ridotto,ed attualmente ne esistono solo 12 complete .La brutta notizia è che almeno sei EMU verranno lasciate sulla ISS negli ultimi voli dello Shuttle (attualmente sulla stazione vi sono tre EMU),e questo per far fronte al GAP tra i voli dell’Orbiter e quelli dell’ORION.Di queste sei tute,NESSUNA tornerà sulla terra:Sono troppo ingombranti per essere stoccate all’interno dell’ORION,ed in ogni caso economicamente non converrebbe riportarle giù.Il loro destino quindi sarà simile a quello della “Suitsat”,o uguale a quello delle altre Orlan obsolete:brucieranno al rientro dell’atmosfera dentro un cargo progress.In conseguenza di ciò resteranno disponibili soltanto cinque-sei EMU complete,più altre due di quelle adoperate per gli allenamenti EVA nella piscina.Conservare le EMU potrebbe essere molto importante,perchè le tute in futuro potrebbero essere analizzate dagli ingegneri per trovare ispirazione per nuovi scafandri,ESATTAMENTE COME IN QUESTI GIORNI SI STANNO ANALIZZANDO LE VECCHIE TUTE APOLLO PER INCORPORARE MOLTA DELLA LORO TECNOLOGIA IEVA NELLE NUOVE TUTE PER L’ORION .Fatto stà che nei prossimi decenni,a parte pochi esemplari tutte le EMU esposte nei musei saranno solo dei simulacri,delle repliche esternamente uguali,ma non delle vere tute spaziali.

Interessante notizia!
Non sapevo delle 6 destinate alla ISS, delle altre 6 dici che non si riesca ad assemblarne un paio per un paio di musei? (Smithsonian e Houston su tutti?)
Ma delle tre che ci sono adesso sulla ISS, come funziona, sono di taglie diverse e si prende la più vicina al destinatario come misura o sono tutte uguali e si sceglie il destinatario anche in funzione di questo?

Trovo strano cmq che non sappiano più che fine hanno fatto le varie parti di queste tute “storiche”: ogni parte e componente di un sistema, logisticamente dovrebbe avere associato , oltre ad altri parametri specifici, un part number (funzionale) e un serial number (esemplare), proprio per tenere la tracciabilità del sistema e la locazione attuale degli esemplari. Se ciò non è stato seguito non è buon segno! Cosa fanno, per assemblare una tuta vanno da Gino lo Sfasciacarrozze (ogni tanto anche EMU…) e gli chiedono dei componenti a caso?! Bah…

Probabilmente ci sono problemi con gli archivi in cui dovrebbero essere registrate le parti utilizzate durante una missione e non quale parte è… poi bisogna sempre vedere la fonte… se è la stessa dei video dello sbarco lunare persi…

Per ogni missione Shuttle nella quale sono previste attività EVA viene stilato una EMU Support Equipment List, dove sono indicati i componenti e le quantità necessarie previste per ogni missione. Sotto vi riporto quanto indicato in calce ai documenti:

This EMU Standard EVA Support Equipment List establishes a baseline of stowed EMU hardware for STS or ISS flights. The total quantity of hardware is comprised of the STS standard qty, the ISS standard qty, the additional qty required for a specific flight and any logistics quantities. The STS standard qty supports the ISS Performance Ref. Mission which is the 7-4-3 scenario for contingency EVAs, performed by 2 prime crewmembers.The ISS standard qty supports an additional two EVAs (one scheduled and one unscheduled), performed by one EVA team (two prime and one back-up crewmember, all of similar size, in Planar HUTs).Stowage of EMU hardware meets the hangweight requirements defined in FEMU-R-001, Paragraph 7.4.4.3.

Ogni componente è identificato e se ne conosce in maniera univoca la locazione. Anche io trovo strano che non sappiano indicare dove si trovino i vari componenti. Prendendo a esempio il Torso che è un componente rigido dall’ingombro non indifferente, se raggiunge il limite di vita utile viene accantonato e cancellato dalle liste dei componenti di libero impiego … :kissing_heart:
Per rispondere ad albyz85: le EMU sono assemblate in funzione delle caratteristiche antropometriche di ogni spacewalker, le varie “giunzioni” e i vari componenti vengono predeterminati prima del volo tramita la già citata EMU Standard EVA Support Equipment List. Con questa metodologia si riesce a coprire il 95 percentile di tutta la popolazione di astronauti americani …

Grazie del chiarimento Dario… :wink:

A quando il tuo suits-book?! Sono piuttosto ignorante in materia… :smiley:

:wink:

"So for example, the EMU worn by Kathy Sullivan on the first American female EVA in 1984 may have later been divided and flown again as components of any number of other astronauts’ spacesuits.It doesn’t exist any longer as a complete spacesuit and NASA’s records only track the parts by the missions on which they flew rather than by which astronaut wore them. http://www.collectspace.com/news/news-060607a.html

Infatti queste informazioni sono riportate nell’ EMU Standard EVA Support Equipment List, specifico per ogni missione. I componenti sono legati alla missione e non agli astronauti che li utilizzeranno.
Effettivamente non avremo mai una tuta EMU completa, nel senso più profondo del termine, legata a una specifica missione, ma solo componenti di essa che possono essere stati impiegati in altre diverse missioni. Si perde un pò quel senso di “unicità” dell’apparato visto come oggetto impiegato in una missione spaziale.

Da quanto citato sopra, come ben risaputo ancora prima di volare, la capsula ORION non è all’altezza dei compiti che risulterebbero indispensabili nel proseguimento della ISS.
Non sarà possibile riportare a Terra delle tute EMU , perchè la capsula non ha abbastanza spazio per stivarle durante il rientro; questo già dimostra l’inefficenza di una capsula che già dagli albori dimostra un’inefficenza logistica.
E’ pur vero che non risulterà vitale riportare a Terra delle tute al termine della loro vita operativa, però, tale problema risulterà molto più marcato nel caso in cui si volesse riportare indietro materiale molto più importante e necessario.

Ma chi l’ha detta sta cosa? Ha basi serie o solo fonte di “deduzioni”? :roll_eyes:
E poi lo abbiamo scritto mille volte, non si dovrà più pensare ad un mezzo che faccia cargo e passeggeri insieme come era solamente lo Shuttle… si dovrà cominciare a entrare nell’ottica che il cargo fa una strada e i passeggeri un’altra, se arrivano entrambi dove devono arrivare quale è il problema? i russi vanno avanti da una vita con una capsula che non può portare indietro le Orlan, hanno mai avuto problemi? le loro EVA le fanno regolarmente? e allora dove sono tutti questi finti problemi?!

La fonte è un articolo di collectspace.Presumo che il problema non sia logistico,ma solo economico,nel senso che riportare a terra le EMU non è conveniente.Sarebbe tuttavia opportuno conservare un certo numero di EMU nei musei,sia come testimonianza storica,sia come “archivio” nel caso in cui in futuro servano scafandri con analoghe caratteristiche. In ogni caso le mastodontiche tute EVA dell’era Shuttle,insieme con le combinazioni pressurizzate arancioni lancio/rientro stanno per andare in pensione,sostituite da bianche tute IEVA non molto dissimili ( ma più comode e sofisticate)da quelle dell’Apollo.

Concordo con Carmelo sull’aspetto economico e non logistico. Del resto queste informazioni arrivano direttamente da Stephen Doering, il responsabile del NASA’s Spacewalk Activities Office. Per testimonianza storica ma anche per scopi di ricerca, alcune delle 12 EMU attualmente configurabili dovranno essere sicuramente conservate. Alcune poi saranno “spacciate” come EMU impiegate in missioni particolari, se non altro per via dell’impiego di uno dei componenti principali.

E’ giusto tenere separate le missioni cargo da quelle con astronauti, però un minimo di materiale dovrebbe poterlo portare indietro.
Sarebbe come avere la macchina x andare in ferie e farci portare le valige da un camion; sarebbe antieconomico.
Oltre agli astronauti, un minimo di “bagaglio” dovrebbe poterlo riportare.

Ma infatti così è… non è che per andare in ferie ti porti il guardaroba, ovvero la tuta non si porta avanti e indietro, ovvero è un carico eccezionale e non la norma, ovvero può benissimo andare per conto suo, ovvero continuo a non vedere il problema…

Le tute dell’ORION saranno riportate indietro.Il problema riguarderà soltanto le EMU lasciate sulla ISS dopo il ritiro dello Shuttle.