Architettura Lunare e studi su avamposto permanente

Scusate la domanda, ma se ho capito bene il rover ha un sistema di aggancio che tiene le tute all’esterno.
Il che dovrebbe rendere inutile la complicazione di un airlock con relativo sistema di pulzia giusto?

Se il fatto che le tute sono fuori è vero, essendo queste di tipo semirigido (con portello posteriore stile Orlan) dovrebbero già essere alla stessa pressione del rover e quindi rendere inutile la fase di prebreathing, giusto?

Non mi hai comunque risposto. L’SPE, una volta che arriva, ti frigge la crew… o hai un sistema in grado di prevederlo oppure del safe haven te ne fai poco. Di sistemi per la previsione degli SPE se ne parla da un po’, quello che dicevo io è che nel documento non vi si fa neanche cenno…
Tra l’altro, rimane vero quello che scriveva il Maloso: e i vetri? Provate a pensare a cupola e al casino di tutti quei vetri. Cupola ha solo vetri piatti, che staranno comunque chiusi per la stragrande maggioranza del tempo. Il PCC ha dei vetri enormi e curvi (che già li rende secondo me fantascientifici). Come si schermano dalle radiazioni attraverso i vetri? Non dimentichiamoci che non sono nello spazio profondo, ma camminano su un suolo piuttosto riflettente…

Pero’ se è così stanno facendo dei giochi di parole per non dire qual’è la massa reale… L’idrogeno sulla luna è molto raro, al contrario dell’ossigeno. Quindi non credo parlino di produrre acqua sulla luna. Da dove la prendono l’acqua per lo shelter? Dalle celle solari? Potrebbe anche essere, ma non so se le masse sono compatibili. Mi sembra comunque che il paper tratti con superficialità questo che è uno dei problemi più importanti.

Tu dici che la tuta lavora a 8 psi, io nel documento leggo: “The EVA system will operate at 4.3 psi of pressure and can withstand an 8.0-psi pressure differential.” Io lo interpreto così: normalmente le tute sono attaccate al rover, che è ad 8 psi, e quindi devono reggere quella pressione differenziale. Quando poi si deve staccare, la tuta e il suo PLSS lavorano a 4.3 psi. Questo significa (e rispondo anche ad Archipeppe) che l’astronauta avrà una decompressione da 8 a 4.3 psi, e quindi deve per forza fare un prebreathing.

Assolutamente corretto.
Tiro però ad indovinare (e non lo facci quasi mai), non è che pensano di impiantare questo tipo di outpost in una regione polare dove è stata segnalata la presenza di acqua? Anche se nel documento non si fa specifico riferimento al posto in cui insediarsi è chiaro che loro pensano di trovare l’acqua sul posto, essendo impensabile produrla in loco ed estremamente oneroso portarsela da terra.

Allora ci avevo visto giusto a porre la domanda.
Francamente mi sembrava alquanto strano che non effettuassero proprio alcuna attività di prebreathing prima di andare in EVA.

C’è però da osservare che con questo sistema di attraccare le tute semirigide all’esterno si sono risparmiati l’airlock ed il relativo sistema di pulizia dalle polveri, un bel peso insomma. Senza contare che, almeno in teoria (poi voglio vederlo fare in pratica), le procedure di accesso-uscita dal rover (al netto del prebreathing) dovrebbero essere più veloci senza la complicazione del ciclo di carico-scarico imposto da un normale airlock.

Se questo è vero, pero’, come dicevo sopra il fatto che dicono che PCC permette di andare in EVA in 15 minuti è una balla…

Senza ombra di dubbio. Il fatto che le tute saranno così sembra confermato ormai da un po’ di tempo, anche perchè è il modo più semplice per sbarazzarsi del problema polveri. Pero’ non capisco allora perchè per Altair farebbero un airlock (nel caso outpost) e userebbero le tute come IVA (nel caso sortie). Una volta che hai le tute all’esterno, perchè non usarle anche per il lander?

Ci tengo a precisare che io al momento sulle architetture lunari non ci lavoro da un paio d’anni almeno (a differenza di qualcun’altro :wink: ), e quindi sono rimasto un po’ indietro. Senza voler criticare Orion a priori, mi sembra che un po’ di sana critica sia costruttiva ai fini di capire le soluzioni adottate.
Vedo pero’ che la maggior parte dei problemi che mi ponevo io qualche anno fa ancora non sono risolti…

Dalla figura 13 a pagina 11 (in basso a sx) e dal testo sempre di pagina 11 mi viene in mente che l’acqua è il sottoprodotto del funzionamento delle fuel cell.
D’accordo che ne andrà portata su una quantità iniziale, ma poi si potrebbero ricavare ossigeno e idrogeno “di refilling” direttamente sul posto.

Come avrai avuto modo di leggere nei documenti “Moonlight” la soluzione che noi abbiamo proposto all’epoca era alquanto diversa. Avevamo postulato l’utilizzo di un derivato “lunare” dell’Orlan (in pratica un ritorno alle origini considerando che le tute Krechet e Orlan erano state concepite per il programma lunare sovietico) ed erano presenti airlock con sistemi di pulizia elettrostatica delle polveri sia sui lander EAGLE che sugli habitat.

Si era partiti dalla considerazione che meno si esponevano le tute all’ambiente lunare meglio era, senza considerare il fatto che l’airlock di EAGLE doveva essere equipaggiato con sistemi di diagnostica e toolkit di riparazione delle tute (una specie di officina di riparazione d’emergenza) che includevano anche un verricello per tirare su un astronauta incidentato o impossibilitato a muoversi.

In effetti il verricello si poteva impiegare in operazioni di discesa-risalita nominali, il tutto data la bassa altezza dell’EAGLE dal suolo (1,5 m) ed il fatto che il portello dell’airlock puntava direttamente verso terra rendendo le operazioni di discesa e risalita un pochino meno problematiche rispetto alla lunga arrampicata che imporrà l’Altair.

Però le fuel cell sono rigenerative, quindi non credo gli vadano a togliere acqua, altrimenti con cosa le rigenerano? Quindi io tenderei ad escludere che prendano acqua da quelle fuel cells, anche perchè per schermare un modulo intero (inteso come modulo anche il PCC) di acuqa direi che ce ne vuole un bel po’…

scusate se magari dico una banalità, ma non si potrebbero interrare i moduli?

mi pare che questo era il modo ritenuto più sicuro per tanti motivi legati alla protezione degli astronauti e dello stesso ambiente.
in particolare quando lessi questa proposta, mi colpi molto che gli ingegneri sostenevano l’impossibilità di creare una base in superfice per il rischio di impatto con micrometeoriti e per le radiazioni.

non potremmo realizare i moduli per far si che possano esser ricoperti di terriccio lunare, lasciando un tunnel d’accesso al livello del panorama?

p.s. non ci sono programmi per lo sfruttamento delle risorse lunari, intesi come realizzazione di manufatti in loco tramite le risorse indegene?

credo che quest’ultimo punto sia fondamentale per lo sviluppo della luna! anche se solo per realizzare dei “blocchi per muratura”, sarebbnero fondamentali per un espanzione efficace della base, per la realizzazione di strutture protettive (bunker e angar).

non sò, tali blocchi potrebbero realizzarsi compattando la regolite in casse preformate e fondendola ad alte temperature, raggiunte con torce al plasma alimentate dal generatore nucleare…

Rispondo a te sperando di farmi capire meglio e centellinando le parole in modo da non beccarmi un’altro “Falso” come quello che mi sono preso in precendeza e citando delle fonti. Il documento, e non solo questo resta vago su quasi tutto l’aspetto dell’EVA strategy del Rover e sulla protezione dalle radiazioni. L’ISRU è previsto, ma il requisito su cui si basa lo studio in oggetto riguarda solo l’ossigeno (pag.14). Poi vagamente, e giustamente se vogliamo una permanenza prolungata, fanno riferimento a potenziali presenze di acqua in situ ma non le prendono come certe. Parlano di water scavenging e riutilizzo di quella delle fuel cells del lander. É una gran bella idea, ogni kg riutilizzato è più che oro. Ma dovranno anche pensare ad un systema per trasferirlo al rover. Cosa che al momento (essendo un item piu che un sistema) non penso abbiano ancora valutato a fondo.

Poi dove la mettono quest’acqua? Non si sa. In una riunione interna del 17 aprile 2008 presieduta dal LtGen Abrahamson (Chair of the Exploration Committee) viene indicato uno scudo su tutto il rover di spessore 5.4 cm. Sul factsheet di ottobre 2008 dicono “Ice-shielded Lock / Fusible Heat Sink: Lock surrounded by 2.5 cm of frozen water provides SPE protection. Etc”. in 6 mesi hanno ridotto di 3 cm ops… 2.9 cm. Togliete il fondo, il vetro enorme, i vetri laterali, la porta laterale, la parte posteriore con meccanismi e tute, resta… il tetto. (p.s. non ci sono solo da mettere i TBD cm di acqua, c’e’ anche la struttura per tenerla da considerare… quindi non la si può mettere ovunque).

Mi colpisce questa frase. Soprattutto perchè lo pensavo anche io finchè non ci ho lavorato un po su. Ed ero tra i sostenitori più accesi di questa innovazione. Purtroppo però, pur avendo grossi vantaggi ha anche grossi difetti. I vantaggi sono sotto gli occhi di tutti: volume minimo da allocare, velocità di ingresso uscita, minore dust contamination. Ma ha anche difetti: la manutenzione la devi fare alle tute. In questo paper la allocano alla base (e mi fa piacere visto lo abbiamo fatto anche noi :beer: ) rilassando gli impatti sul rover. Ma tenerle fuori cosi non so quanto sia possibile. Una volta in movimento (10-15 km/h) le ruote sollevano regolite e l’assenza di atmosfera e la ridotta gravità rischiano che si verifichi un’abrasione non cosi banale sulle tute (con l’airlock non hai questo problema. ma basta coprirle e risolvi). Poi ci sono i fattori umani che in una missione manned sono predominanti. E (ma questo me lo raccontano non è esperienza diretta, alle riunioni di accettazione del design con gli astronauti la tecnica va al diavolo se un astronauta dice no). La storia insegna che gli astronauti preferiscono avere il controllo diretto delle cose e che preferiscono sistemi meccanici quando possibile e ne va della loro vita. Queste tute prevedono un aggancio posteriore. Perciò l’astronauta deve allinearsi al meccanismo di aggancio camminando all’indietro. Non basta. Una volta arrivato in prossimità dell’aggancio, deve “farsi agganciare” e farsi mandare/mandare a tenuta le due “guarnizioni”. Tutto senza avere un controllo visivo diretto (possibili specchi e video camere… ma vi basterebbero se ne andasse della vostra vita?). Il che già non so quanto sia accettabile. Inoltre questa soluzione seppur sembri semplice nelle operazioni “nominali”, diventa tragica in caso di malore di un astronauta. Questo perchè l’allineamento deve essere fatto dal collega sostenendo il primo completamente vestito. Ma la cosa più grave è che un malfunzionamento del meccanismo di docking può portare all perdita dell’astronauta. Cosa che non avviene in caso di airlock poichè basta aspettare la pressurizzazione prima di aprire le tute.

A questo ti hanno già risposto. Io mi limito a dire che ancora non sono state decise le tute. Ma dovendo fare dei calcoli mi trovano daccordo sul fare delle ipotesi. Noi siamo stati piu conservativi a 36.5 kPa. La tuta russa modificata. Ma NASA ha un programma di sviluppo delle tute, ESA no (e non penso lo avrà, giustamente visto che se ti portano non puoi stabilire tu gli standard, almeno finchè non avrà un accesso manned alla LEO autonomo).

Il paper parla di regione polare dicendo che cmq tengono in considerazione anche le altre. Ma dicono anche “Less is known about the poles than other areas of the Moon, and they potentially offer the unique feature of volatile cold traps present in permanently shadowed craters” e giustamente non ci basano l’architettura.

p.s. pag 6 colonna 2 "In the two crewed modes, the Orion Crew Exploration Vehicle (CEV) is also carried as part of the integrated stack through the MCCs and LOI”. Mi pare che invece ci pensano… :wink:

Buzz ha ragione, le fuel cells per quanto efficienti producono qualche litro d’acqua al giorno (buona al massimo per bere o per l’ECLSS) ma assolutamente inadeguata a fornire la quantità sufficiente a schermare moduli come quelli rappresentati.

Per quanto riguarda l’interramento dei moduli questa è stata, da sempre, la soluzione prospettata ma richiede notevoli infrastrutture presenti sulla superficie lunare quali gru, scavatrici ecc. (che pure, e non vorrei sbagliarmi, sono in fase di studio alla NASA). Evidentemente la NASA non ritiene di sfruttare questa soluzione per ora, riservandola per tempi futuri (il che mi sembra abbastanza saggio).

Per quel che riguarda il trattamento del suolo lunare mi ricordo di aver letto da qualche parte (ma non so dove) che nel corso degli anni settanta alla NASA condussero dei test utilizzando il materiale riportato a terra dalle missioni Apollo. Pare che mescolando la regolite lunare con della comune acqua si ottenga un’ottima qualità di cemento…

Senza intento polemico. Hai un link per favore?
Se mi è sfuggito un link in un tuo post precedente ti chiedo scusa.

I link ai 2 documenti che ho citato?

Si certo ma era solo per far notare la volubilità di certi valori… ed in 6 mesi.

www.nasa.gov/pdf/323584main_Exploration_Cmte-4-17-08.pdf la riunione del 17 Aprile pag 7

www.nasa.gov/pdf/284669main_spr_factsheet_web.pdf il “datasheet” del “prototipo” pag 4

Ma questi documenti come fate a trovarli? si trovano i link nei vari articoli di nasa.gov oppure dove?

bhè il factsheet l’ho cercato apposta quando è uscito. l’altro mi è arrivato per mail da uno che pensava potesse interessarmi. è bella soprattutto la parte dei disegni di configurazione interna. le idee di l’ottimizzazione degli spazi… la tecnica dei camper applicata allo spazio :stuck_out_tongue_winking_eye:

Hai ragione, e questo “camper” lo si porterebbe anche per le missioni sortie, in modo da allontanarsi un pò di più dal luogo di atterraggio?

appena scaricato.
inizio lettura.

avevo letto anche io questo e mi pare di ricordare che nel 1986 la NASA affidò a tale Taiwan Lin l’incarico di studiare soluzioni economiche per reperire il materiale necessario per l’edificazione di una colonia lunare e costui utilizzando 40 grammi di sabbia lunare raccolta dagli astronauti delle missioni Apollo ricavò 3 pezzetti di cemento grandi come una comune gomma da masticare e pareva che il cemento che si può ottenere dalla materia prima lunare fosse migliore di quello terrestre. La resistenza alla compressione del cemento lunare, infatti, risultò essere di 76 megapascal, contro i 50 del cemento terrestre… (secondo tale Taiwan Lin)
altro non ricordo purtroppo, al momento.

Non nelle sortie citate in questo documento.
Ma questo non è il solo esercizio di definizione di architettura che si sta facendo o cercando di fare (anche se, venendo da quelli che ci mettono il mezzo di trasporto e la maggior parte dei soldi direi che…).
Ma siccome NASA ha capito di non potercerla fare da sola, sta facendo sondaggi su possibili collaborazioni internazionali. E si creano gruppi di lavoro un pò ovunque.
Uno ad esempio:

In questo ne considerano 3 tipi diversi (il primo è quello in questo documento, il secondo è la sortie, il terzo è una sortie modificata con ad esempio un rover si possa spostare durante la fase “unmanned” da un sito di atterraggio all’altro comandato da terra o in modo autonomo). Ma è solo un possibile esempio. Da queste valutazioni speriamo poi nascano i requisiti per gli elementi finali. Speriamo… :stuck_out_tongue_winking_eye:

Effettivamente la discrepanza in questi due documenti è quantomeno curiosa, soprattutto perchè è cambiato solo lo spessore ma non i requisiti: si dichiarano sempre fino a 72 ore di “safe heaven”.

Per rispondermi un pò da solo ho trovato questa pagina con troppi PDF :star_struck: