Per quel che vale, non prenderei le parole di Rogozin per niente di piu’ di quel che secondo me sono: schermaglie politiche, probabilmente parte di una trattativa piu’ ampia e, ahime’, gestita poco elegantemente.
Come strategia, considerato l’enorme patrimonio di fiducia e collaborazione reciproca tra USA e Russia nello spazio (che affonda le sue radici in Apollo/Soyuz del 1975 - domani ne ricorre il 45-esimo anniversario), la trovo inutilmente cialtrona, miope, tipica dei nostri tempi. Ma d’altra parte Rogozin e’ quello che e’, non e’ un mistero la sua personalita’ particolare, inutile stupirsi e anche aspettarsi di meglio.
Ma il contesto in cui vanno collocate queste dichiarazioni non e’ gia’ un semplice accordo multi-agenzia sullo stile del programma ISS, per creare infrastrutture lunari condivise.
Si tratta semmai di qualcosa di ben piu’ vasto, legato e forse ispirato dal ritorno alla Luna, ma di fatto alla volonta’ di aprire lo spazio allo sfruttamento commerciale.
È qui che entrano in gioco livelli politici ben piu’ alti di quelli degli amministratori delle due agenzie spaziali.
Ad esempio, Trump ha pubblicato un Ordine Esecutivo che sostanzialmente prevede la promozione di accordi internazionali per lo sfruttamento delle risorse spaziali, a superamento del Moon Treaty, promosso dall’ONU ma di fatto mai ratificato dalle maggiori potenze spaziali planetarie.
Non e’ che la Russia sia disposta ad accordarsi perche’ il Presidente di una nazione loro avversaria lo decreta come auspicabile, ecco.
Non abbiamo visto “le carte” dei famosi Artemis Accords, ad oggi non diffuse pubblicamente (qualcosa qui). Ci sono di sicuro in ballo complesse questioni di equilibri economici e politici che alla Russia vanno stretti, soprattutto riguardo future basi permanenti su altri corpi celesti, diritti minerari, accesso alle risorse ecc.
Senza poter leggere i testi di quegli accordi e’ molto difficile farsi un’opinione.
Rogozin flirta con la Cina (a parole) per alzare la posta con gli USA, in evidente difficolta’ politica e di prestigio internazionale. Vedremo come andra’…
Finisco dicendo che avere piu’ Cina nel contesto spaziale internazionale e’ solo un bene. Pensate, appunto, a cosa hanno costruito progetti come Shuttle/MIR e ISS. Sarebbe fantastico avere a bordo anche la Cina in un progetto internazionale ancora piu’ vasto.
Ma quella spinta ideale che ha visto NASA sempre nel ruolo di “colomba” sin dalla sua fondazione, e ambasciatrice dei migliori intenti di internazionalismo e apertura degli americani, anche in tempi di guerra fredda, i politici di oggi non ce l’hanno piu’, e non mi stupirei se l’Agenzia USA diventasse uno dei tanti grimaldelli delle ampie manovre politiche internazionali dell’ “America First”, cui altre potenze sicuramente non saranno prone.