ATK tramite Orbital Sciences Corporation ha vinto il contratto, da 62.5 milioni di dollari, per lo sviluppo e la costruzione del Launch Abort System di Orion.
Il sistema dovrà permettere il salvataggio dell’equipaggio partecipante alla missione in tre fasi diverse, la prima, quando il mezzo è ancora in rampa o nelle primissime fasi di volo, dovrà lanciare la capsula e permetterne la discesa nell’oceano Atlantico attraverso dei paracadute a circa un kilometro di distanza.
La seconda, chiamata per medie altitudini, è valida per altezze superiori ai 45.000m, e dovrà separare la capsula per allontanarla dal resto del vettore e guidarla nel rientro fino al momento in cui sarà possibile aprire i paracadute. La terza invece sarà compresa fra i 45Km e i 90Km d’altezza, ovvero fino al momento della separazione fra la capsula e la torre di lancio e ricalcherà le fasi precedenti.
Il propulsore del sistema non sarà un normale motore solido, ma dovrà essere a flusso inverso con accensione dal basso e con i gas che dovranno compiere un’inversione di circa 155° per invertire la direzione ed essere espulsi con 4 ugelli alla sua estremità, con capacità di accensione ed entrata a regime di pochi millisecondi e con una spinta di circa 230 tonnellate.
Il programma di test comprenderà tre test in scala, di cui due già questa estate per le prove del propulsore.
Il peso del sistema sarà nettamente ridotto rispetto a quello utilizzato per l’Apollo anche con l’aumento della spinta richiesto.
Sono al momento al vaglio tre diverse configurazioni, il Multiple External Service Module Abort Motor, il Crew Module Strap On Motors, e l’In-Line Tandem Tractor, con l’ultimo che sembra essere il preferito, e formato dal Nose Cone, gli Attitude Control Motor (8 ugelli), una sezione Canard, 4 motori per la separazione con ugelli incassati, un interstadio, i 4 motori principali per l’Abort, il cono adattatore, e la copertura di protezione per la capsula.