In ogni buon film di SF c’è sempre l’autodistruzione dell’astronave o della base…
Invece io vorrei chiarimenti su cose molto più concrete riguardo a missili o navette.
Premesso che non credo esista un dispositivo specifico per quest’eventualità, in quanto come ben sappiamo, ogni dispositivo è possibile fonte di guasti e la sua attivazione senza necessità sarebbe un guaio, oppure il suo mancato funzionamento quando serve…
Insomma, io penso che per autodistruggere un missile in volo si deve avviare una serie di dispositivi che “creano” un guasto il quale attiverà una catena di eventi che terminano con l’esplosione dei combustibili a bordo. Dico bene? Che sò, lo spegnimento di una turbina, l’apertura irregolare di una valvola, l’avvio dei propulsori dello stadio successivo senza sganciarlo… stò sparando a caso. E qui si stà parlando di missili a combustibili liquidi.
Con quelli a combustibile solido che sì fa? Lì non ci sono valvole o turbine o altri dispositivi meccanici.
Esempio pratico. Quando ci fù l’incidente del Challenger si ipotizzò che era stato avviato il sistema di autodistruzione della navetta, cosa che credo sia una colossale cazzata, ma si parlò anche di autodistruzione dei booster per interrompere la loro ascesa incontrollabile. Ecco il punto, come si poteva fermarli? L’unica spiegazione che mi sono dato è che fosse fatto saltare il coperchio dei paracadute, in modo da provocare una “instabilità” tendente a far perdere l’equilibrio dinamico alle strutture del booster e romperlo in volo.
Lasciamo da parte la SF: l’autodistruzione di un veicolo al lancio come si ottiene?