Breve storia del volo spaziale - Edizione 2024

Dallo Sputnik a Gagarin

L’ultima guerra mondiale dimostrò che lo spirito non bastava più a vincere le guerre, servivano anche armi progredite. Nacquero così gli ICBM, InterContinental Ballistic Missles. Ma c’erano anche programmi per tentare di mettere in orbita terrestre dei satelliti. I militari intuirono l’importanza di controllare lo spazio e così in URSS Korolëv avviò uno studio per realizzare tre diversi tipi di satellite, uno più complesso dell’altro. Gli USA avviarono invece due programmi paralleli: il Programma Satellite, dell’US Army, ed il Vanguard, che vedeva la collaborazione tra la US Navy ed il NACA (National Advisory Committee for Aeronautics), un ente deputato agli studi aeronautici. Il governo decise poi di finanziare il Vanguard, ma il Satellite continuò il suo iter lo stesso e nel 1956 avrebbe potuto aprire la via allo spazio perché durante il volo di prova del missile Jupiter, questo trasportò un piccolo razzo Sargent, il quale accendendo il suo propulsore poteva entrare in orbita. Al posto del propellente solido però nei serbatoi aveva solo della sabbia: il governo non voleva che il primo satellite del mondo fosse posto in orbita da un missile progettato da un ex nazista: von Braun.
Il 1958 era stato dichiarato Anno Geofisico Internazionale, un evento scientifico internazionale di grande rilievo ai tempi. Gli Stati Uniti dichiararono che per onorarlo avrebbero messo in orbita il primo satellite artificiale. Anche l’Unione Sovietica fece la stessa di dichiarazione, ma non fu presa sul serio fino al 4 ottobre 1957, quando il primo ICBM sovietico, l’R7, durante il suo secondo volo di collaudo, pose in orbita terrestre il primo satellite artificiale: lo Sputnik 1 (Compagno di viaggio). Era un satellite semplicissimo destinato solo a misurare la temperatura dello spazio. Il successo mediatico sorprese i politici. Erano gli inizi della Guerra Fredda e si riteneva che chi dominava lo spazio, dominava il futuro. Per gli USA il lancio dello Sputnik 1 fu un evento drammatico. I politici sovietici invece cavalcarono l’onda del successo ed imposero a Korolëv un bis per il 3 novembre, altra data commemorativa della storia dell’URSS, come il 4 ottobre. Korolëv non aveva satelliti pronti e subì pressioni perché a bordo di questo satellite ci fosse un essere vivente. In modo sbrigativo Korolëv fece assemblare un satellite che potesse contenere una cagnetta di piccola taglia, sulla base di disegni e progetti già avviati. Così il 3 novembre fu lanciato lo Sputnik 2 con a bordo la cagnetta Kudrjavka (Ricciolina) di razza Laika (Lajka, Abbaiona). Solo molti anni più tardi si scoprirà il vero nome e che morì in orbita poche ore dopo il lancio, probabilmente per problemi tecnici. La cagnetta era comunque destinata a morte certa nello spazio per questo gli ultimi bocconcini di cibo erano stati avvelenati per darle una morte rapida. Il 6 dicembre gli USA rispondono agli Sputnik lanciando il Vanguard 1, ma il missile esplode al lancio, provocando la derisione dei media americani. Solo il 31 gennaio 1958 il satellite Explorer 1 diventò il primo satellite statunitense in orbita, spinto da un missile progettato da von Braun. Per mettere ordine e razionalizzare gli studi, nell’estate del 1958 Il Presidente Eisenhower creò un unico ente: la NASA, National Aeronautic and Space Administration. A partire dal 1958 si assiste ad un proliferare di lanci di satelliti scientifici, militari ed alle prime sonde spaziali. Ma l’automazione all’epoca era ancora molto grezza e tante attività potevano essere svolte solo da esseri umani. Per questo furono avviati due programmi per il volo umano: il Vostok (Oriente. 1961-1963) sovietico ed il Mercury (1960-1963) americano. I due veicoli presentavano profonde differenze progettuali che evidenziavano due diverse filosofie di approccio allo spazio. Per le selezioni degli astronauti si scelsero piloti collaudatori o veterani di guerra. I primi astronauti subirono test medici paragonabili a torture e di fatto erano cavie umane. Le capsule erano piccole ed anguste. Quando la Mercury fu presentata agli astronauti, questi pretesero un finestrino, la chiamarono boilerplate “scaldabagno” e l’abitabilità era così esigua che dicevano: nella capsula non si entra, la si indossa.
Il 12 aprile 1961 la Russia lanciò la capsula Vostok 1/ Vostok 3°. A bordo Gagarin Jurij Alekseevič.

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