grande articolo
Interessanti le modifiche genetiche.
Magari restano marginali, ma se incidessero alla lunga sulla fisicità?
Verrebbe da pensare ad un rapido adattamento del fisico umano alla microgravità dopo un periodo iniziale di disagio.
Comunque è l’ennesima dimostrazione che un volo verso Marte, anche di breve durata, senza la possibilità dio emulare la gravità, resta un grosso rischio per gli equipaggi.
Forse è proprio questo l’ostacolo più grosso da fronteggiare per i futuri esploratori del Sistema Solare.
Il rimedio al momento è ancora la forza centrifuga di un corpo rotante, con tutti i problemi meccanici che comporta.
Articolo molto interessante, complimenti.
Su Conversation US si racconta di una serie di ricerche pubblicate su Nature che sono seguite al famoso studio dei gemelli condotto dalla NASA qualche anno fa.
Riprendo dall’articolo di AstronautiNEWS segnalato sopra.
I telomeri di Scott (le parti di estremità dei cromosomi che proteggono il cromosoma stesso e che si accorciano con l’invecchiamento) sono diventati significativamente più lunghi mentre si trovava nello spazio e, sorprendentemente, i ricercatori hanno verificato che la maggior parte di questi telomeri si è accorciata entro due giorni dal suo ritorno sulla Terra.
Si è visto chein realtà i telomeri diventano più lunghi anche in seguito a una permanenza breve nello spazio - sono stati analizzati quelli dei partecipanti a Inspiration4 che sono rimasti in orbita solo pochi giorni - e addirittura dopo una scalata sull’Everest. Si ipotizza quindi che non sia la microgravità a generare il cambiamento ma l’esposizione a una dose maggiore di radiazioni.
We found that while climbing Mount Everest, the climbers’ telomeres were longer, and after they descended, their telomeres shortened. Their twins who remained at low altitude didn’t experience the same changes in telomere length. These results indicate that it’s not the space station’s microgravity that led to the telomere length changes we observed in the astronauts – other culprits, such as increased radiation exposure, are more likely.
Un’altra scoperta riguarda le piante che sembrano non subire questo effetto.
The study team, led by Texas A&M biologist Dorothy Shippen and Ohio University biologist Sarah Wyatt, found that, unlike people, plants flown in space did not have longer telomeres during their time on board the International Space Station. The plants did, however, ramp up their production of telomerase, the enzyme that helps maintain telomere length.
Nell’articolo è anche segnalata una collezione aggiornata di paper di medicina aerospaziale curata da Nature:
Data, protocols and repositories that represent the largest collection ever assembled for aerospace medicine and space biology; over 100 institutions from 25 countries contributed to the coordinated release of a wide range of spaceflight data.
Space Omics and Medical Atlas (SOMA) across orbits: new studies on astronauts and space biology bring humanity one step closer to the final frontier, versione interattiva
Space Omics and Medical Atlas (SOMA) across orbits: l’indice a tutti i paper, disponibile anche in pdf.