Curiosity conferma: viaggi verso Marte a forte rischio cancro per gli astronauti.

Mi sembra di capire che la soluzione forse più abbordabile (si fa per dire) è sviluppare sistemi di propulsione avanzati in maniera da ridurre drasticamente i tempi di viaggio e quindi di conseguenza il periodo di esposizione. Il problema poi si ripresenterebbe comunque in futuro quando si vorranno raggiungere mete più lontane ma intanto magari su Marte ci si arriva e soprattutto si torna a casa ancora in salute. :fearful: :vomit: :vomit: :sick: :sick:

Senza fare i conti della serva, per avere una protezione di un metro di acqua ‘basterebbe’ mezzo carico dell’SLS. Penso ad uno spazio abitabile sferico dal volume di 60 metri cubi rivestito appunto con 1 metro d’acqua. Si potrebbe pensare ad un veicolo grande come il secondo stadio dell’SLS da portare in orbita terrestre e riempirne successivamente l’apposita intercapedine di acqua. :roll_eyes:

Carmelo sono pienamente d’accordo con la tua analisi.
Puntare su un ritorno serio sulla luna e usare come avamposto un punto langrariano. Sarebbe un reale progetto

Dovresti contare anche i 6 mesi che gli astronauti trascorrerebbero su Marte in attesa della finestra di lancio per tornare verso la Terra. Potrebbe essere una buona soluzione scavare dei buchi e sotterrarsi, creando degli habitat in questi cunicoli.

Qui si possono usare sacchi di sabbia per rivestire i moduli oppure seppellire direttamente gli habitat sotto una duna. Sulla superficie la situazione è migliore perché un po’ di atmosfera c’è e il pianeta assorbe le radiazioni provenienti dagli antipodi.

ma nessuno legge Guidoni con la sua proposta della base nel punto Lagrangiano L-2?

Se non ricordo male un paio di anni fa ci fu una discussione simili con “spidey” Luca, in uno dei suoi post su ALTEA, anche perché su un articolo delle Scienze di n anni fa si faceva un sommario delle opzioni possibili.
In sintesi le strade sono:

  • protezione passiva (schermi)
  • protezione attiva (campi magnetici)
  • protezione “biologica”, ovvero sviluppare farmaci per incrementare il grado di riparazione cellulare dovuta alle radiazioni.

Il metodo più “alla portata di mano” è la protezione passiva, essenzialmente con materiali ricchi di idrogeno, come acqua o plastiche tipo polietilene. Per avere una protezione totale sarebbero necessario uno spessore di 5m d’acqua.
Il mio mentore al JPL stava studiando la possibilità di utilizzare un Cycler Terra-Marte da utilizzare come habitat sicuro, ma metterlo in orbita senza schermi. Sarebbero poi delle sonde automatiche ad andare a caccia di asteroidi, raccogliere del materiale dagli asteroidi (o se piccoli, prendere tutto l’asteroide) e portarlo sul Cycler. Ovviamente sono studi molto preliminari

http://jplmonamour.blogspot.it/p/i-progetti.html

P.S. Di questo studio ne parlo venerdì al Politecnico di Torino, anche se per soli 5 min :smiley: http://www.polito.it/news/index.php?idn=4733&lang=it

dove ne parla? hai un link? grazie!

Immagina che ogni minuto sia come un metro d’acqua di schermatura, vedrai che non sono poi così pochi :wink:

Lo terrò a mente :smiley:

Ma si può partecipare anche se non iscritti al polito?

Certo!
E’ aperta a tutti!
Il programma di scambio che andremmo a presentare è riservato a studenti e ricercatori del Politecnico, ma la conferenza è aperta a tutti.
Anzi, più siamo meglio è!
Ammetto che la capacità organizzativa del nostro “team” non è eccellente, ma gli argomenti son sicuramente interessanti: robotica e astro-dinamica applicata ai viaggi su Marte (con sonde automatiche e non).

A ben guardare tecnicamente credo che potremmo già portare in LEO (e poi BEO) tonnellate di acqua o piombo…si tratterebbe ovviamente di fare diversi lanci e assemblare in orbita, ma si tratta di capacità tecniche già in nostro possesso. Il problema è capire quale sia il rapporto rischi+costi/benefici di una missione umana su Marte. Provare a spedire un uomo e sperare che torni vivo si può sempre fare, ma quando ci si chiede se ne valga la pena il discorso cambia.

Il rapporto diventerà favorevole, negli anni, grazie al progresso tecnologico (migliori schermature, migliore propulsione, minor costo al lancio) o grazie a forti motivazioni (MSL inciampa in uno scooter alieno) che giustifichino investimenti massicci e l’assunzione di rischi maggiori.

Nel frattempo, è anche possibile che la tecnologia evolva tanto rapidamente da rendere in ogni caso il viaggio completamente futile dal momento che potremmo avere sonde unmanned in grado di fare le veci degli umani meglio degli umani…ma questo è un altro discorso, e dovremo allors chiederci se ci sarà ancora un buon motivo per viaggiare di persona oppure no. Secondo me si, ma siamo già OT e mi scuso.

Beh,temo che in tal caso sarebbe…


hostare immagini

Si, esatto. Ora i benefici sarebbero minimi rispetto all’enormità dei costi.

Decisamente. Certo bisogna continuare a studiare il problema per poter diminuire costi e rischi.

Spero proprio di no! Dal punto di vista tecnologico spero che le sonde automatiche diventino sempre più performanti e che possano effettuare compiti sempre più complessi. Ma se l’uomo non trovasse più stimoli per esplorare, sarebbe come dire che lo spirito “umano” è morto. Fine OT

Spero vivamente che le sonde raggiungano A BREVE una perfezione tale da rendere superflua una missione umana.

Però una vocina mi ricorda che l’unico modo per non estinguersi è quello di raggiungere (e colonizzare, ma questo discorso possiamo lasciarlo ai nostri pronipoti) altri pianeti…
In previsione di impatti/guerre nucleari basterebbe la luna, ma per star davvero tranquilli bisognerà puntare a marte e le lune esterne. Con calma, ma è giusto che ci si pensi già da ora

con calma, certo, ma la nostra stella andrà incontro alla sua evoluzione…per allora ci vorrà un “piano B” assolutamente

mi sa che sei troppo ottimista; se e quando l’umanita’ si estinguera’ non sara’ certo a causa del Sole…

mi sa che hai ragione…
nessuna specie è durata così a lungo. ma, l’estinzione sarebbe poi un male? e poi estinzione, oppure evoluzione, speciazione?
un gruppo di uomini in una colonia somewhere in space vivrebbe una situazione di segregazione genetica…Darwin e le Galpagos…chissà. ma sono andata OT.

Tornando a Marte ed alle sonde, non sarebbe anche da puntare su missioni andata e ritorno che ci portassero campioni da altri pianeti?

A parte i campioni da Marte, mi stavo chiedendo che effetto fa avere tra le mani un campione del suolo di Titano.