Disabili nello spazio.

Oggi un amica,conoscendo il mio interesse per l’astronautica,mi ha fatto una domanda che mi ha messo in imbarazzo.
Mi ha chiesto se una persona paralizzata alle gambe,costretta sulla terra su una sedia a rotelle (ma ovviamente in buona forma generale) può una volta nello spazio,sulla stazione ISS,essere perfettamente “uguale” agli altri Astronauti in termini di efficenza e prestazioni,grazie all’assenza di peso.
Io ho fatto una premessa dicendole che difficilmente un agenzia spaziale manderebbe in orbita un individuo con una paralisi alle gambe a causa del fatto che in caso qualcosa andasse storto e fosse necessario un atterraggio o ammaraggio di emergenza o si dovesse abbandonare in fretta e furia la torre di lancio per un incendio o una minaccia di esplosione,la persona portatrice di handicap non avrebbe la possibilità di salvarsi autonomamente,e metterebbe a rischio la sua vita e quella dell’equipaggio.
Detto questo,in linea puramente teorica,una volta in orbita sulla stazione,poteva certamente avvicinarsi agli altri colleghi,ed in generale avvertire poco o nulla la sua disabilità.
Tuttavia anche in assenza di peso le gambe hanno una loro utilità per gli spostamenti,ad esempio servono a dare una spinta per avviarsi in una determinata direzione o per cambiare posizione,e questo potrebbe creare dei problemi,credo però risolvibili con la pratica ed un certo esercizio.
Dove potrebbero esserci delle grosse limitazioni è durante le EVA,a causa ad esempio della necessità di utilizzare dei fermi per i piedi.
Secondo voi ho risposto correttamente?

Si. Sebbene questa domanda dovrebbe essere girata ad un astronauta. Chi meglio di lui può sapere quanto servono le gambe.
Prima d’andare nello spazio si potrebbe simulare o provare la cosa sui voli parabolici.
Dal mio punto di vista un disabile non dovrebbe avere grossi problemi, valutando bene però il tipo di problema.
Chiaramente adesso per i disabili il volo spaziale è vietato. Come lo è per me a causa delle mie lombalgie, della mia miopia, dell’artrosi… e della mia stupidità. :slight_smile:

Ciao, adesso sono a scuola e non riesco a postare per mancanza di tempo. Provate a cercare We Fly team: è un gruppo di piloti, disabili, di volo acrobatico. Samantha Cristoforetti ha molto a cuore questo tema e li ha incontrati a terra, ieri poi ho visto in rete un suo messaggio dalla ISS proprio dedicato al We Fly.
Il volo acrobatico non è lo spazio, ma decisamente è una grande frontiera per i disabili. Un tema da sviluppare.

Io credo che la disabilità si farebbe comunque sentire parecchio. È vero che le gambe sulla ISS non servono per reggere il peso, ma servono per tenersi in posizione durante le attività. Questo è ancora più importante rispetto a darsi la spinta quando si muovono (cosa che molto spesso fanno comunque con le braccia)

Mentre sulla terra un disabile non sente nessuna differenza rispetto a un collega non disabile se emtrambi lavorano da seduti, nello spazio la cosa è diversa. Il peso puó essere un problema quando ci si vuole muovere, ma risulta molto utile quando si vuole stare fermi, perché genera attrito :wink:

Se guardate bene l’interno dei moduli, sono tutti cosparsi di maniglie e altri appigli che vengono chiamati “foot restraints”. Sono appunto appigli in cui gli astronauti infilano i piedi per tenersi in posizione mentre lavorano con entrambe le mani. Questo perché in microgravità ogni minima forza li fa allontanare dalla posizione, o li fa ruotare. Se non potessero usare questi appigli perché le gambe non gli “funzionano”, per loro sarebbe molto difficile mantenere la posizione mentre lavorano con due mani: probabilmente dovrebbero usare una mano per tenersi fermi e l’altra per lavorare…

Si potrebbero studiare dei sistemi di ancoraggio diversi: barre con cinghiette per es, che legano piedi o caviglie senza necessità di ancorarsi attivamente, così le mani resterebbero libere per il lavoro. Penso che per un disabile sarebbe un’esperienza meravigliosa potersi spostare con libertà.

Quoto buzz, e aggiungo che se uno é totalmente paralizzato agli arti inferiori non riesce neppure ad infilarsi da solo i pantaloni (bisogna pronarsi per farlo), e le gambe potrebbero diventare pesi morti incontrollabili perciò andrebbero legate. Insomma, andrebbe sviluppata una stazione apposta. Forse i disabili andrebbero molto bene in regime di bassa gravità, ma non a gravità zero.

credo che avere la massa degli arti inferiori a zonzo senza controllo non sarebbe comodo e richiederebbe sforzi continui con le braccia tali da impedire molte attività. vedo più accessibile lo spazio a un mutilato a uno o entrambi gli arti inferiori: senza l’ingombro degli arti paralizzati potrebbe muoversi con maggiore agilità. senza un braccio/una mano la vedo dura per questioni di sicurezza personale, anche se molti amputati sviluppano, nell’arto residuo e grazie allr protesi, maggiore destrezza del sottoscritto :slight_smile:

Sulla disabilità: We fly con Futura- osa volare
http://www.weflyteam.com/wefly/Wefly_con_Futura.html

La bamndiera del team nello spazio con Samantha e il messaggio:

Sarebbe interessante girare la domanda sui disabili sulla ISS a Samantha.
E’ possibile?

Ci avevamo pensato anche noi: era una delle domande preparate dai miei alunni per il collegamento ariss del 5 Febbraio, ma per un impaccio si è persa nel collegamento.
(Qui le domande e la registrazione)

In quanto personaggio pubblico e visto quanto è “delicata” la domanda, credo che il valore reale della sua risposta sarebbe piuttosto limitato dalla necessità di essere politically correct…

Credo che la risposta di Samantha sarebbe identica a quella di Buzz.

Stephen Hawking (che è un tantino oltre la paraplegia) ha fatto un volo parabolico.
Di sicuro per un disabile un’esperienza in assenza di peso sarebbe “liberatoria”, e parte delle difficoltà “quotidiane” sarebbero minimizzate.
Ma gli ambienti spaziali non sono progettati per quello e “danno per scontata” la capacità di usare gli arti.

In un mondo in cui l’accesso umano all’orbita fosse considerato “normale” come prendere un aereo, probabilmente, in ambienti progettati tenendo conto della condizione (che poi è quello che succede a terra), un paraplegico potrebbe essere quasi indistinguibile (nell’indipendenza e nella capacità di svolgere compiti) da un individuo con normali capacità.
Ma siamo molto lontani da quel giorno, purtroppo.

A mio parere l’intuizione della tua amica è nella direzione giusta, la differenza andrebbe assottigliandosi, ma non sparirebbe del tutto.

La mancanza di gravità credo che contribuisca sotto certi aspetti a colmare più rapidamente il gap tra un disabile e i non disabili. Le protesi alla stregua dei vari bracci presenti sulla iss compierebbero tanti compiti con infinitesima massa e infinitesima energia.
Pensiamo a una mano artificiale . Tenendo conto poi che nello spazio é più facile avere 1watt per far funzionare una protesi che un piatto di lasagne per mantenere attive 2 gambe di un astronauta per certi aspetti ptrebbe essere fin vantaggioso avere un disabile in orbita .
O no?

Eliogabalo, non sono convinto che il discorso sulle lasagne sia valido, anche perché il portatore di arti protesici deve comunque nutrirsi ed i muscoli umani che consumano tanto sono sicuramente quelli degli arti inferiori, la cui versatilità, forza e precisione non è paragonabile neanche lontanamente alla protesi migliore (purtroppo).

Per concordo sul fatto che per gli amputati il gap potrebbe essere ridotto, sia per lo stato dell’arte delle protesi robotiche sia perché se c’è una parte del corpo che non controlli, in microgravità è secondo me meglio non averla affatto…però ci sono tante incognite, ad esempio non so una persona senza ambedue le gambe (caso estremo) come si adatterebbe alla microgravità dal punto di vista cardiocircolatorio…le grosse vene degli arti inferiori hanno un ruolo importante quando il sangue si redistribuisce per assenza di peso, ne avevamo chiaccherato altrove.

Comunque trovo molto interessante questo spunto, sicuramente merita altri approfondimenti!