Domanda relative a diverse professioni in ambito spaziale

Salve a tutti, qualche giorno fa ho scritto per la prima volta sul forum una domanda in merito al percorso di studi in fisica. In breve, sono una studentessa del quinto liceo scientifico e, in questo momento, mi ritrovo davanti alla fatidica scelta del percorso universitario. Il dilemma è tra fisica e ingegneria aerospaziale. Se prima ero abbastanza convinta su una, adesso devo dire che non ne sono più così certa ed è per questo che volevo porvi alcune domande sulle due prospettive lavorative che tali carriere offrono.
-La prima è: essendo molto interessata al settore spaziale, esiste una parte del lavoro dell’ingegnere aerospaziale che si concentri meno sulla progettazione di velivoli e più sullo spazio in sé?
-Volendo scegliere il percorso di astrofisica, la mia preoccupazione più grande è quella dello stipendio e del posto fisso. Soprattutto, quante sono le possibilità concrete che un astrofisico entri a lavorare in agenzie spaziali (mio principale obiettivo) e in quali campi?
-Di solito, da un astrofisico, essendo uno scienziato, ci si aspettano parecchie pubblicazioni. Essendo meno attirata da questo campo, soprattutto conoscendone l’elevata competizione, la mia domanda è che nell’ipotesi che un astrofisico entri in ESA, ad esempio, gli viene comunque richiesto di pubblicare molto? E quanto incide effettivamente l’aspetto di tali pubblicazioni sulla carriera in generale?

Ringrazio chiunque abbia la pazienza di rispondermi e mi scuso, come ho già fatto preventivamente, della sovrabbondanza di domande (sto anche provando a contattare qualche spokesman dell’ESA), ma mi sento davvero di valutare attentamente ogni aspetto di questa cruciale scelta.

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Allora hai sbagliato settore. Vai a lavorare nel mondo IT che da più soddisfazioni a parità di impegno.

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Si, effettivamente è così, ma volendo togliere il discorso dello stipendio, mi sapresti dire qualcosa riguardo alle altre domande (che sono quelle a cui sono più interessata)?

Grazie mille!

Ti stai preoccupando troppo per dettagli secondo me. A parte che tra 5 anni cambierai idea tu e cambierà il mercato… È veramente difficile risponderti ora. Fai quello che più ti piace al momento, questo settore potrebbe cambiare radicalmente in pochi anni.

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Me lo riconosco, ahimè. Comunque, che tu sappia, un ingegnere potrebbe lavorare con qualcosa relativa all’astrofisica, anche per contribuire “direttamente” ai suoi sviluppi?

Posso chiederti perché ti preoccupano le “pubblicazioni”? E perché lo consideri “un campo”? Chi fa ricerca, di solito è ben contento di poter pubblicare il frutto delle proprie ricerche (salvo il fatto che in ambito accademico spesso le “pubblicazioni” hanno un significato meno nobile, nel senso che servono per procurare finanziamenti al proprio lavoro).

Io non sono né l’uno né l’altro, ma credo che la prima cosa che dovresti capire di te è se sei in potenza un ingegnere o un fisico. Come ti è stato detto, la vera domanda è: “che cosa ti piace fare?” Il resto verrà di conseguenza.

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Forse ho sbagliato terminologia, comunque il punto di tutta la questione è che, per quanto ho capito, le pubblicazioni molto spesso DEVONO essere fatte, e probabilmente, se cosi non fosse, uno scienziato non sentirebbe il bisogno di pubblicare così spesso. Ergo, lo vedo come un campo molto pressante, dove se qualcuno pubblica qualcosa qualche giorno prima di te, rimani parecchio svantaggiato. Ripeto, questo è solo ciò che ho capito, in quanto questo discorso serve a finanziare le proprie ricerche. Ma come mai hai citato solo l’ambito delle pubblicazioni accademiche? In altri non è cosi?

Nessuno deve fare niente. Se uno diventa ricercatore è perché lo vuole. Se vuole pubblicare, pubblica. Se non vuole pubblicare, non pubblica (e ne ho conosciuti tanti), può fare altro (supporto alla didattica o altri ruoli complementari). Se vuoi cambiare da un settore all’altro sei libera di farlo in qualunque momento della vita. Io ho cambiato facoltà il primo anno, laureandomi in tempo. Successivamente ho cambiato settore radicalmente, ho fatto un dottorato in matematica alla Scuola Normale e sono diventato ingegnere delle telecomunicazioni. Ho dovuto solo aggiungere un po’ di impegno rispetto a chi ha seguito un percorso più lineare, ma niente di che. Anzi sono contento di avere una cultura più ampia anche se non troppo profonda, e mi vanto di essere “Jack of all trades, master of none”.

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Cerco di risponderti io, che lavoro nel campo degli astronomi.

Innanzitutto cerchiamo di sfatare un mito: la stragrande maggioranza degli astronomi/astrofisici non lavora in un’agenzia spaziale. Essi lavorano negli istituti di ricerca: universita’, osservatori e simili.

Prima di continuare con la mia risposta, posso farti una domanda io? Cosa intendi con essere interessata al settore spaziale? Cos’e’ che ti piacerebbe fare esattamente nella vita dopo gli studi? Una cosa tipo “trovare l’acqua su un esopianeta”, o tipo “progettare schede elettroniche di una sonda da mandare su Marte”??

L’attività dell’ingegnere in ambito spaziale non è necessariamente meno stressante di quella dell’astrofisico. Pensa per esempio alla necessità di riprogettare un sistema spaziale dopo un test fallito, in un paio di settimane. O la necessità di ripianificare le operazioni della ISS in seguito a un imprevisto, in 5 ore.

l’ingegneria è SEMPRE stressante, gli ingegneri sono quelli che mandano avanti il mondo

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Avendo un piede nei due campi (dottorato in astrofisica, e lavoro da ingegnere, quindi stress doppio! :joy: ), vorrei condividere la mia opinione. Entrambi i lavori sono “stressanti” (come lo sono tanti altri lavori, bisogna dire). E’ il tipo di pressione che e’ diverso.

Se sei un ricercatore, per far carriera devi pubblicare il piu’ possibile (certo, ci sono ricercatori che pubblicano poco, ma la carriera se la sono gia’ fatta), perche’ la bravura di un ricercatore viene, purtroppo, misurata con il numero di articoli pubblicati. Il che crea una pressione costante, con stress conseguente, fino ad arrivare all’agognato posto fisso (sempre che esista).
Poi, indipendentemente da quanto uno sia brillante e bravo, ci sono persone a cui scrivere un articolo viene facilmente, altri a cui viene meno facile.
Aggiungi che per la gavetta bisogna spesso aver fatto il giro dei 5 continenti, non e’ un mestiere per tutti.

L’ingegnere e’ tutto un altro tipo di pressione. Certo, ti puoi trovare ad ammazzarti di lavoro per rispettare una scadenza, o dal fatto che il sistema a cui lavori non passa i test, ed essere ben piu’ stressato di un ricercatore. Pero’ la carriera non dipende da questa folle idea “publish or perish” che regna nella ricerca.

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Comincio ringraziando tutti della partecipazione, ogni commento è molto importante per me.
@Paky Per riassumere un po’, la mia passione è stata sempre lo spazio in ogni suo aspetto, a partire dalle nuove scoperte scientifiche fino ab arrivare alle missioni spaziali. Purtroppo, non riesco ancora a vedermi in uno di questi due ambiti, proprio perché se “non tocco con mano” non riesco a farmi un’idea del lavoro in sé.
@Vespiacic Mi motiva davvero tanto sentire di qualcuno che ha avuto una formazione così vasta (idealmente, è proprio quello che vorrei io!). Soprattutto, mi tranquillizza parecchio il fatto di avere materialmente possibilità di “correggere la rotta”, se mi dovessi accorgere che il percorso scelto non è ciò che voglio fare.
Infine, rispondendo agli altri commenti, dico che sono lungi dal considerare il lavoro dell’ingegnere meno stressante di quello del ricercatore. Anzi! È proprio questo che mi motiverebbe in entrambi i casi, pur rendendomi conto che i tipi di pressioni sono diverse.

Comunque, valutando bene i miei interessi, avevo intenzione di cominciare un percorso in ingegneria aerospaziale, per adesso con la prospettiva di lavorare in missioni spaziali o project analysis un bel giorno e di non accontentarmi di un impiego in ambito aerodinamico (pur essendo anche questo affascinante). Devo dire, però, che soprattutto studiando in prima persona e valutando l’approccio, vedrò se e ciò che fa per me o se sarò ancora in tempo per scegliere tutt’altro (fisica/astrofisica). Mi terrò sempre in contatto con l’ambiente di astrofisica e lo considereró una cosa seria, non solo un hobby. Non mi spaventano gli sforzi che dovrei fare e neanche qualche anno in più da impiegare studiando, se c’è la passione in fin dei conti…Ma, adesso, sento la voglia e necessità di toccare con mano il settore ingegneristico e spero di capire già dai primi anni se è ciò che vorrò fare!

Se vi va, ditemi che ve ne pare di questa idea!

OK, per aiutarti a chiarirti le idee, cerco di fare un riassunto di cosa fanno gli astrofisici e gli ingegneri che lavorano alle missioni spaziali.

Gli astrofisici sono quelli che usano i dati delle missioni spaziali per fare scoperte. Quando la NASA dice: “Con TESS abbiamo trovato un pianeta simile alla Terra intorno a quella stella” significa in realta’ che un astrofisico (o un gruppo di astrofisici) ha analizzato i dati prodotti dalla sonda TESS e ha fatto la scoperta. Questo astrofisico quasi sempre non lavora per la NASA, ma lavora in una qualche universita’/osservatorio/istituto di ricerca, e “collabora” con la NASA per studiare i dati della sonda.

Gli astrofisici sono anche quelli che propongono le missioni, ne definiscono gli scopi scientifici e le specifiche, e che ne “progettano” gli strumenti scientifici. La progettazione degli strumenti di una sonda/satellite scientifico viene fatta insieme agli ingegneri, che possono essere ingegneri spaziali, ma anche e piu’ spesso ingegneri ottici, elettronici, meccanici, etc. A volte la progettazione e realizzazione di questi strumenti avviene nell’istituto di ricerca dove lavora il gruppo di astrofisici, altre volte avviene in un’industria.

Infine, gli astrofisici sono in genere anche quelli che si occupano di fare anche il software per analizzare i dati della missione/satellite/sonda. Ad essi si affiancano spesso ingegneri informatici del loro istituto, e quegli ingegneri che hanno costruito gli strumenti (visto che sanno come funzionano).

Passiamo agli ingegneri.

Oltre ai casi qui sopra, ci sono quelli che lavorano effettivamente in un’agenzia spaziale. Questi si occuperanno della progettazione generale della missione/satellite, della costruzione (o meglio “integrazione” delle varie parti: strumenti, e moduli di servizio), dei test, della messa in orbita (e quindi tutti quelli che si occupano dei lanciatori!), e di tutto quel che riguarda le operazioni: mandare i comandi alla sonda, ricevere i dati, controllare la salute della sonda, etc. Vi sono spesso anche molti informatici che si occupano della gestione dei dati e che partecipano allo sviluppo del software per l’analisi dei dati prodotti dalle missioni.

Infine ci sono gli ingegneri che lavorano per varie industrie che costruiscono (interamente o in parte) satelliti e lanciatori. Anche qui ci sono ingegneri spaziali, ma anche elettronici, meccanici, informatici, etc.

Insomma, ci sono un sacco di mestieri nell’ambito spaziale, con competenze molto varie, e molti non si svolgono nelle agenzie spaziali.

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@Paky Grazie mille per il chiarimento!
In generale, cosa ne pensi un po’ del mio (abbozzato) piano per orientarmi in questo grande universo? Pensi che, seguendo ciò che ho detto, potrei effettivamente avere dei risultati?

Quello che ti consiglio e’ di guardare alle materie dei corso di laurea, e scegliere quello con le materie che ti piacciono di piu’. Se ti piace l’ingegneria, scegli quella, e vedrai che troverai modo di lavorare nello spaziale; magari non in una agenzia, le alternative sono comunque numerose.
Per quanto riguarda il salto verso fisica da ingegneria, non e’ cosi’ semplice, anche se e’ possibile…

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Da quello che scrivi, impressione mia e posso sbagliarmi alla grande, più che indecisione sul percorso di studi vedo un’idea del lavorare ancora un po’ fumosa. Quando entri nel mondo del lavoro, soprattutto a livello medio alto, aspettati di doverti muovere tra tutto quello che sai e anche quello che non sai per sviluppare il tuo percorso. L’università ti fornisce una parte sostanziale della preparazione, ma come ti dicono poi sei tu che devi cercare di capire quali sono le cose che ti riescono bene e quali ti costano solo fatica e zero soddisfazione. Ci sono un sacco di nozioni di meccanica, elettronica, energetica, informatica, fisica, chimica e via con cui verrai a contatto se rimani del ramo tecnico.
Alcune di queste ti sembreranno interessanti e ti verrà voglia di capirle a fondo, di trovarne l’utilità, i limiti ed anche se possibile migliorarle. Altre ti faranno schifo e farai fatica a superare l’esame.
In quella fase lì capirai quante cose ti piacciono, quanto intensamente sono stimolanti e se la tua è una passione supportata dalla voglia di passarci il tuo futuro, continuamente, oppure se è un interesse che per quanto forte non è sufficiente a diventare la tua vita.

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Ciao, da umile neolaureato in ingegneria mi permetto di aggiungere qualche considerazione.
Tieni ben presente che prima di lavorare dovrai studiare almeno cinque anni, quindi il mio parere è che è fondamentale prestare bene attenzione al tuo interesse nel confronto di un corso di studi o dell’altro, esame per esame.
Io conosco bene il corso di ingegneria aerospaziale e più o meno quello di fisica perché lo frequenta un mio caro amico e ti posso garantire che sono due cose completamente diverse. Prima di tutto a fisica fanno molti più esami di matematica pura rispetto a ingegneria e poi affrontano molto ma molto più approfonditamente l’elettromagnetismo rispetto a quanto facciamo noi ingegneri industriali. Già questo mi sembra un buon discriminate, se per esempio sai di odiare quell’aspetto potresti orientarti più su ingegneria. Prima di arrivare a fare qualcosa che centri con l’astrofisica devi arrivare in magistrale e in generale l’impressione che mi sono fatto è che sia un corso di laurea molto impegnativo, forse un po’ di più di ingegneria ma questo varia molto da persona a persona. Per quanto riguarda ingegneria invece ci sono molte cose di cui magari non ti interesserà niente… faccio un esempio: magari fare un esame in cui ti insegnano come funzionano i freni o le ruote dentate ti sembrerà noiosissimo ma comunque fa parte del gioco. Inoltre nella maggior parte dei casi (se non tutti) di spazio non si parla fino in magistrale e quindi prima devi sorbirti tutta una parte di aeronautica che comunque, se non lo sai ancora, scoprirai probabilmente interessarti moltissimo e magari vorrai finire a fare quello.
Il succo de discorso è che ci sono una miriade di aspetti di cui noi sei a conoscenza è che influenzeranno le tue scelte molto di più di quanto un corso di studi o l’altro possano portarti a fare un determinato lavoro e comunque, come ti hanno già detto, le agenzie spaziali sono solo la punta dell’iceberg di un settore enorme e magari scoprirai che il lavoro dei tuoi sogni non è all’ESA ma in qualche azienda di cui adesso non sai il nome.
Per finire il mio consiglio spassionato è di basare la tua scelta più sugli aspetti della scienza che vorresti approfondire e che ti interessano, da un lato hai la meccanica e la fluidodinamica, dall’altro tutto il resto.
Spero di essere stato d’aiuto
Buona fortuna :+1:

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Salve,
visto che devo decidere anche io il percorso di studi in questo periodo, volevo porre qualche altra domanda che penso si possa ricollegare al discorso:
mi piace molto la fisica che riguarda fenomeni come l’elettromagnetismo, il mondo subatomico (che non conosco bene, solo nozioni di base delle superiori) e teorie come la relativita’ speciale e generale (anche quest’ultima purtroppo non fatta dettagliatamente). Penso sia fantastico scoprire queste nuove leggi che governano l’universo.
Dall’altra parte penso sia interessantissimo ideare rovers e sonde da mandare su pianeti inesplorati, superando sfide e imprevisti vari, cercare di creare vele solari e altro, cercando di esplorare il cosmo.
L’idea di creare un tipo di ruota specifico per Marte penso sia una sfida molto entusiasmante.

I miei dubbi riguardano principalmente due punti:

  1. Nel caso il mio percorso mi portasse ad astrofisica, un astrofisico cosa fa ogni giorno? Da quel che ho letto, anche nelle risposte precedenti, si occupa del progettare missioni e analizzare dati ma una volta fatto cio’, cosa fa? Non penso risulti interessante analizzare dati ogni giorno per questo mi chiedevo cosa altro potesse fare.

  2. Il secondo dubbio sorge dalla risposta di Paky, per progettare sonde, rovers e altro, qual e’ la parte di competenza dell’ingegnere aerospaziale? Perche’ se vi lavorano anche ingegneri meccanici mi chiedevo come fosse la spartizione dei lavori. Il meccanico realizza il rover e l’aerospaziale si occupa di propulsori, movimento? L’elettrico dei sistemi elettrici?