DUE pezzetti della cometa Wild 2 sono sotto studio in Italia

DUE pezzetti della cometa Wild 2 sono sotto studio in Italia, uno a Catania e uno a Napoli. A occhio nudo non potreste vederli, ci vuole il microscopio. Il frammento di Catania misura 10 micron, cioè 10 millesimi di millimetro; quello di Napoli è un po’ più grande: 13 micron. Nove ricercatori, tre a Catania e sei a Napoli, sono i privilegiati che hanno avuto in consegna dalla Nasa il prezioso materiale intercettato dalla sonda spaziale «Stardust» il 2 gennaio 2004 e riportato a terra, nel deserto dello Iowa, il 15 gennaio di quest’anno. «L’arrivo dei campioni - racconta Mauro Gargano, dell’Osservatorio di Napoli a Capodimonte - è coinciso con l’inaugurazione del nostro nuovo laboratorio di spettroscopia specializzato nello studio delle polveri cosmiche, uno dei più attrezzati nel mondo. A metà aprile arriveranno tre nuovi campioni ed entro maggio il Centro Nasa di Houston potrebbe inviarcene altri, fino ad un massimo di 20. Prima della fine di luglio tutto il nostro lavoro di analisi dovrà essere completato.» Il progetto si chiama Lands (Laboratory Analyses of Dust from Space) e vi partecipa anche l’Università Parthenope: una sua ricercatrice, Alessandra Rotundi è responsabile dell’analisi. E’ andata lei a prelevare i campioni a Houston e li ha trasportati dentro una speciale «scatola» costruita da una piccola azienda napoletana, la Novaetech. Tutti i sistemi di manipolazione sono completamente automatizzati per evitare ogni contaminazione e i sistemi di analisi non sono distruttivi: i granuli, raccolti ad appena 300 chilometri dal nucleo della cometa, devono poter passare intatti ad altri ricercatori, anche di future generazioni. I primi risultati sanno resi noti tra sei mesi. Perché è così importante analizzare in laboratorio polvere proveniente da una cometa? Perché, secondo alcuni bioastronomi, noi potremmo avere lì, in quella polvere, i nostri più remoti «antenati». Fu Fred Hoyle (1915-2001), il fisico teorico che tra i primi studiò la sintesi degli elementi chimici pesanti nelle stelle, autore anche di fortunati libri di fantascienza, a suggerire l’idea che le comete potrebbero essere incubatori di forme elementari di vita. Hoyle sosteneva addirittura che dalle comete arrivano virus influenzali, lo disse persino del retrovirus dell’Aids. Tesi ardite e poco condivise dalla comunità scientifica. E’ vero invece che negli ultimi anni si sono scoperte nelle comete molecole sempre più complesse, alcune delle quali sono a base di carbonio, e quindi rappresentano i mattoni, la materia prima, dei composti pre-biologici. E’ dunque lecito ipotizzare che le comete abbiano in qualche modo fecondato la Terra quando, quattro miliardi di anni fa, bombardavano ancora in gran numero il nostro pianeta.
Le dimensioni della polvere cometaria vanno da meno di un millesimo di millimetro a 20-30 millesimi. La più fine è sensibile alla pressione della radiazione solare; il moto di quella più grossolana risponde invece alla legge di gravità. Altra polvere interplanetaria ha dimensioni maggiori, dell’ordine del millimetro, e questa in prevalenza deriva dalla frammentazione di asteroidi: è quindi in continuo rinnovamento, finendo spazzata dal Sole o dai pianeti su tempi medi tra 10 e 100 mila anni. La quantità complessiva di polveri sparse nel sistema solare fu misurata per la prima volta con il satellite «Pegasus» nel 1965. Oggi si stima che in totale la massa delle polveri sia più meno pari a quella di un nucleo cometario: 2 mila miliardi di tonnellate.

da La Stampa Web