Esperienze di volo parabolico

No, non è una tua supposizione è proprio così.

La modifica alla toilette, per poter non dico funzionare ma almeno sopravvivere ai periodi di microgravità, sarebbe stata sostanziale e dunque molto dispendiosa.

Inutile dire che, a volte, non vedevi l’ora che lo ZEROG atterrasse per poter correre alla toilette a svuotare la vescica…

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Ops… volevo scrivere dietro le spalle e “sul” davanti.

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accessorio assolutamente indispensabile! :+1:

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Ma che si prova esattemente quando si è in assenza di peso?
Alcuni dicono che è come nuotare,ma senza acqua…

Esattamente Carmelo.
Non saprei descriverlo meglio.

Quando lo ZEROG entrava in parabola, al termine del pull-up, io ho sempre avuto la sensazione che il velivolo saltasse una sorta di “scalino” e poi mi ritrovavo libero in microgravità.

Parlando con gli altri però questa sensazione di “scalino” la provavo solo io, alcuni provavano una sensazione di caduta infinita (per un attimo) mentre altri si sentivano come risucchiare verso il soffitto, insomma una faccenda molto personale.

Nella foto seguente la mia primissima parabola (credit ESA), decisi di restare legato alla vita e vedere cosa succedeva. Quando vidi che la colazione era rimasta dove l’avevo lasciata, ovvero nel mio stomaco, improvvisamente realizzai che l’assenza di peso (forse) non mi avrebbe fatto male e che anzi era divertente, che dico? DIVERTENTE!!!

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Un’altra sorpresa della prima parabola: la nuvola di detriti.

Non appena mi ripresi dal fatto che stare in assenza di peso era una cosa bellissima e non dannosa (certo era la prima parabola e non avevo visto ancora circa un terzo dei partecipanti al volo dare allegramente di stomaco in quelle successive) fui sorpreso da questo strano fenomeno.

Non appena andammo in microg, dal pavimento dello ZEROG (fatto di quel materiale bianco, spugnoso, ignifugo ed a prova di urto che si vede nelle foto) si alzò letteralmente una nube di:

  • polvere
  • detriti vari
  • graffette
  • pezzi di scotch e materiale isolante
  • carte di gomme da masticare e caramelle
  • persino viti

D’altra parte nella settimana precedente un nutrito gruppo di persone (non solo i team di volo ma anche quelli di terra) era scorrazzata in lungo ed in largo per lo ZEROG montando, avvitando, trapanando, ruminando gomme/patatine/caramelle ecc. quindi che vi aspettavate?

Per rendere la visione ancora più strana questa nube di roba era inseguita dagli “angeli” della Novespace (i tipi in tuta arancio ottico) i quali armati di aspirapolvere portatili (tipo quelli che si usano per le auto) cercavano disperatamente di togliere da mezzo facendo uno slalom tra team di volo ed esperimenti, aggiungendo caos ad una scena già caotica di suo (tipo uno di quei quadri di Escher).

Non appena i miei occhi si sono abituati a questa strana visione (non che è le dexanfetamine dello ScopDex portano le allucinazioni vero dottore? No, non di norma la sua risposta) mi sono sentito attrarre verso il pavimento mentre il comandante Gilles Le Barzic gracchiava “pull-out” nell’interfono di bordo.

Non male per essere stati i primi 25 secondi in microgravità…

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Una volta abituati alla sensazione di microgravità fu l’ora di mettersi al lavoro (in fondo eravamo lì per condurre un esperimento), quindi avviammo il setup di WECOP ed iniziammo l’attività scientifica con i vari run (uno per parabola).

Naturalmente incontrammo tutta una serie di difficoltà legate al fatto che era la prima volta che utilizzavamo la facility in condizione di assenza di peso, diciamola tutta per quanti test avessimo fatto a terra non c’è simulazione che tenga quando poi passi a farlo per davvero.
I problemi tecnici riscontrati li risolvemmo poi nel corso del giorno successivo, ed è per questo che sono previsti tre giorni di volo per campagna.

A questo punto vorrei spendere due parole sul come si suddividono gli esperimenti in un volo parabolico, dunque abbiamo due grosse categorie:

  1. esperimenti che hanno un tempo di funzionamento pari o inferiore a quello di ogni singola parabola (circa 25 secondi), dunque si itera l’esperimento tante volte quante sono le parabole (al netto di possibili/probabili guasti) e si stila una statistica alla fine della campagna.
    Ad esempio: la formazione di un ponte liquido (proprio come WECOP).

  2. esperimenti che hanno un tempo di funzionamento superiore a quello di ogni singola parabola ma che possono essere suddivisi in una serie di “step” sequenziali e ricomponibili grazie al principio di sovrapposizione degli effetti in maniera tale da ottenere un’intera sequenza al termine di ogni volo.
    Ad esempio: il dispiegamento meccanico di un prototipo di pannello solare.

Qual’era il clima che si respirava durante il volo?
Lungi da essere qualcosa di spaziale sembrava più l’attività frenetica che si assiste durante un gran premio di formula uno, dove ogni team di volo fa “correre” l’esperimento durante ogni parabola per poi fare un passaggio “ai box” durante gli stop tra un gruppo di parabole ed il successivo (5 minuti) oppure durante il dietrofront dello ZEROG (15 minuti), il tutto per risolvere gli eventuali problemi oppure effettuare attività di setup.

Torniamo per un attimo ai team di volo, si vola in tanti (3, 4 o anche in 5) perché si deve prevedere sempre la possibilità che qualcuno stia male durante il volo. Sempre tornando al tedescone che mi stava a fianco (quello con la divisa di pompiere), il poveretto stette male durante il volo. Ora è vero che ci avevano raccomandato di fare una buona colazione prima del volo, ma quanto deve essere stata abbondante la sua da riempire ben 3 (e dico tre) vomit bag?
Mistero.

Una volta terminata l’ultima parabola, il comandante Le Barzic annunciò il termine del volo ed il rientro verso l’aeroporto di Bordeaux. Tutti i team provvidero a spegnere i propri esperimenti ed a sedersi al proprio sedile (il posto numerato era riportato anche sulla targhetta a strappo posta sulla tuta di ogni partecipante al volo).
Gli “angeli” della Novespace passarono tra i corridoi a distribuire bottigliette d’acqua che bevemmo avidamente.

Come fu l’atterraggio?
Come il decollo, ovvero lo ZEROG venne giù con un profilo d’atterraggio ripido ripidissimo, molto simile a quello di un velivolo da caccia piuttosto che quello di un velivolo di linea (in fondo lo A300 quello era) carico di ricercatori, stanchi, contenti, spaventati, affranti, divertiti e stomacati (alcuni).

Toccammo la pista con un tonfo pauroso, lo ZEROG rullò rapidissimo verso un raccordo laterale che portava diritto alla zona Novespace/Sogerma.
Immediatamente uno stuolo di tecnici a terra circondò il velivolo ed una volta posizionata la scaletta tutti i team di volo sciamarono all’esterno, chi diretto ai bagni (soprattutto quelli che erano stati male) chi diretto alla mensa della Sogerma (quelli che NON erano stati male).

Pur essendo stato sempre di buon appetito non ricordo mai di aver avuto una fame del genere: ci presentammo a mensa con dei vassoi colmi in maniera imbarazzante.
Deve essere stato l’effetto dello ScopDex va’…

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A proposito segnalo un articolo di ESA uscito oggi.

Beh si tratta effettivamente di una foto ma chi l’ha scritta deve essersi lasciato prendere la mano con la descrizione

Postfazione: dopo l’essere andati a mensa a rimpinzarci, ci siamo riuniti agli altri team nella saletta delle Novespace attigua al Workshop per fare il debriefing con Vladimir e gli altri team.

Ognuno a turno esponeva i risultati raggiunti e gli eventuali problemi incontrati, poi si passava ai buoni propositi per la giornata di volo successiva.
Una volta finito il briefing, verso le 16, risalimmo a bordo dello ZEROG per preparare l’esperimento alla giornata seguente.

Qui facemmo esperienza di un piccolissimo “effetto collaterale” della mistura di ScopDex assunta la mattina. Come già detto la Scopolamina ha lo scopo di inibire (per quanto possibile) l’orecchio interno per renderlo meno sensibile ai cambi di gravità, mentre la Dexanfetamina ha lo scopo di contrastare il forte effetto di sonnolenza che induce la Scopolamina.

Purtroppo (o per fortuna) la Dexanfetamina era calibrata per la durata del volo, ciò vuol dire che se ne va non appena si urina. La Scopolamina, invece, tende a rimanere più a lungo nell’organismo, e dunque?

Non appena salimmo a bordo del velivolo iniziò una leggerissima sensazione di sonnolenza, ma proprio lieve nel senso che la maggior parte di noi giaceva semisvenuta sul pavimento mentre quelli più resistenti si aggiravano catatonici manco fossero gli zombie di The Walking Dead…

Tipo “mi appoggio giusto un secondo alla parete, ma tranquilli che ora mi alzo subito”, giusto un secondo certo, guardai l’orologio che segnava le 18.30, il “secondo” era durato due ore e mezza!!

Sbrigammo per quanto possibile il lavoro per il giorno dopo, corremmo in albergo per una doccia veloce ed andammo a cena a Bordeaux, il tutto innaffiato (manco a dirlo) dall’ottimo rosso locale.

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Come è noto, il rosso di Bordeaux aiuta il risveglio…
:slight_smile:

Uh tantissimo… :grinning_face_with_smiling_eyes: