C’è un vecchio concetto di trasporto dalla Terra allo spazio che non è tanto divulgato, un po’ perché non è fantascientifico come l’ascensore spaziale, un po’ perché ha dei concetti fisici non proprio immediati da capire, ma di fatto abbiamo ad oggi tutte le tecnologie necessarie per realizzarlo. Stranamente, facendo una veloce ricerca, sembra che non ne abbiamo mai parlato nemmeno nel forum.
L’unico documento ufficiale, in qualche senso, che ho trovato, è questo antico paper del 1982
Di più recente c’è un vecchio video di un divulgatore, Isaac Arthur, presidente dell’American National Space Society.
Comunque, teoricamente l’orbital ring dovrebbe funzionare così. Si mette un filo metallico, di ferro o di rame, in orbita bassa, equatoriale. Se mettiamo un filo di un metro, sta lì, in orbita, non sale e non scende di quota, e fin qua lo sapete tutti. Se il filo è più lungo, tipo qualcosina in più di 40.000 km, il filo si chiude. E sta comunque lì, non cade, non sale, non scende, non è sottoposto a forze di tensione interne, gira attorno alla Terra e basta.
Ora questo filo diventerà un binario di un Maglev, un treno a levitazione magnetica. Il treno sta sopra il binario, nel senso a una quota leggermente superiore del binario, di qualche centimetro, e può scorrere nella direzione del binario senza attriti né col binario né con l’atmosfera.
Il treno va a 27.000 km/h rispetto al binario, proprio nel verso che vi state immaginando. Un osservatore da Terra vedrà il treno fermo. Se dal treno uno apre il filo e cala una fune di 400 km, l’osservatore può arrampicarsi sopra piano piano.
Se anche il treno è lungo 40.000 km e copre il filo sotto la pancia nascondendolo, l’osservatore vede un cerchio fermo nel cielo. Il treno ora è diventata una pittaforma ferma. In realtà così inizia a esserci qualche problemino strutturale, visto che la piattaforma pesa abbastanza e rischia di collassare a terra, ma il problema si risolve facendo girare il binario a velocità superiore a quella orbitale, in modo che le forze in gioco si compensino.
È un grandissimo ponte immobile, sospeso ma senza pilastri, e senza carichi strutturali che rendono la struttura necessaria di materiali impensabili. Ora, da un punto qualunque si può far scendere un cavo, giù per portare qualcosa in quota. Una volta in quota, fuori dell’atmosfera, può accelerare e raggiungere velocità orbitali e destinazioni desiderate.
La tecnologia per creare cavi così lunghi esiste già. Il kevlar potrebbe essere sufficiente e non spezzarsi col il proprio peso.
Il costo di realizzazione di tutta l’opera è ovviamente mostruoso, ma abbatte di qualche ordine di grandezza i costi attuali di messa in orbita.
Non voglio insinuare niente con questo post, solo parlare di un argomento di cui stranamente non si era mai parlato.