Finanziamenti agli atenei italiani, pubblicata la classifica

Mi piacerebbe non scatenare un thread politico o pieno di flame dal quale sarò il primo a dissociarmi, ma visto che si è parlato di istruzione in Italia svariate volte, è stato introdotto per la prima volta in Italia un criterio di finanziamento in parte (per il 7%) legato ad una classifica di virtuosità degli atenei.
Tralasciando qualsiasi idea politica, cosa ne pensate?

In allegato la classifica sulla quale verranno elargiti i finanziamenti.


Quali sono i criteri di “virtuosità”?

Qui di “seconda mano”, probabilmente c’è anche qualche cosa di più ufficiale dal Ministero:
http://www.corriere.it/cronache/09_luglio_24/atenei_criteri_c5a7ca8e-783b-11de-96fb-00144f02aabc.shtml?fr=correlati

Wow, Trento da sola fa più del politecnico di torino e di milano messi insieme?!?!? :star_struck:

Credo, come in molte cose riguardanti il Trentino, che le politiche regionali, sfruttando l’ampia autonomia dello Statuto Speciale, giochino un ruolo in questo.

La classifica pubblicata forse non è la misura derivante dalla classifica di virtù ma la variazione sul budget, credo.

Il problema è il calcolo della “virtuosità”, una maggior “virtuosità” può essere frutto di un maggiore e migliore lavoro ma anche di situazioni locali più favorevoli (ad es. stanziamenti regionali).

Non si cerchino continuamente scuse ogniqualvolta si cerchi di introdurre indici meritocratici. Gli enti locali (un esmpio come un altro che tu hai fatto) che ritengono suplerfluo finanziare le università sul proprio territorio fanno un pessimo servizio alla loro popolazione.
Al telegiornale ho sentito il solito bastian contrario parlare di ghettizzazione universitaria a seconda della città. Non è una discriminazione a prescindere ma un giudizio sul contesto più ampio racchiuso nella massima: “Abbiamo quel che meritiamo”.
Sempre valido parlando al posto di istruzione magari della pura politica o di superstizioni organizzate chiamate religioni.

Personalmente ritengo questo il primo passo per una responsabilizzazione delle varie università; perchè possano destinare più soldi alla ricerca rispetto alla moltiplicazione dei corsi, per ottenere più fondi. Dal canto mio darei un buon 30% dei finanziamenti su criteri di merito, magari contestualizzato per dipartimenti (è infatti logico pensare che in università grosse, positive o negative a livello macroscopico, ci siano dipartimenti rispettivamente non virtuosi e virtuosi). L’idea poi di creare una autority ad hoc è buona per due motivi: si annulla il potere politico nella valutazione dei parametri di merito (pare che le nomine vengano dal Quirinale e anche tra valutazioni internazionali) e si fondono due enti distinti che in questi anni valutavano le università (fino ad ora senza poi portare a finanziamenti differenziati)

l’obbiettivo di per se, di cercare di spendere meglio i soldi e condivisibile, ma ho paura che alla fine creerà solo un altro ennessimo squilibrio, con istituti “forti” e desiderati, dovre accederanno solo le classi “spinte” e gli istituti senza denaro dove dovranno rivolgersi tutti gli altri…

…io m’auguro che abbiano pensato a questo e che abbiano pensato a misure per contrastare questo fenomeno.

Non volevo cercare scuse, volevo solo dire che non è un calcolo tanto semplice (che deve tenere conto di tutte le variabili e non solo del prodotto finale, cioè della quantità e qualità della ricerca prodotta) ma va fatto e va fatto bene, per non rischiare di ottenere l’effetto contrario al voluto.

E poi non capisco proprio cosa centrano le religioni in questo discorso che è puramente economico/politico?

Ti chiedo perdono se non era tua intenzione cercare giustificazioni contro questa iniziativa.
Sul discorso religioni è stato davvero un accostamento alquanto azzardato.

Grazie di avermi chiesto perdono, pienamente elargito, dall’alto della mia santità :angel: (si fa per dire, ovviamente :rage:)!

Il mio intervento era solo un auspicio che si facciano le necessarie riforme con buon senso e prendendosi tutto il tempo necessario (per studiarle bene) e non le solite riforme raffazzonate che fanno più male che bene! Perchè di riforme simili in Italia ne sono state fatte fin troppe!

Ritengo necessario questo passo verso la meritocrazia dei finanziamenti alle università.
Come è stato detto, questo si spera porti ad una gestione responsabile degli atenei che usino i soldi per fare ricerca ed organizzare meglio le cose invece di moltiplicare i corsi per avere più fondi da dare agli “amici” docenti anche questi moltiplicati.
Non sempre e ovunque è così, ma provate a scorrere l’elenco dei corsi di laurea delle varie università e si trovano cose veramente assurde! Cose che potrebbero in effetti essere fatte in maniera molto più consona!
Scusate lo sfogo!
Condivido in pieno anche il fatto che la cosa debba essere fatta in maniera opportuna ed il fatto di affidare il tutto ad un’autority indipendente è un buon passo verso questa direzione

La moltiplicazione di corsi, da affidare ad amici e parenti, è, in molte università, una vera piaga scandalosa a cui va posto, almeno, un freno! Quello che mi ha fatto intervenire, auspicando un po’ di prudenza, è la classifica allegata da albyz in cui alcune posizioni sono tranquillamente sospettabili di essere infuenzate da fattori locali, indipendenti dalla qualità e quantità del prodotto e dalla buona volontà dei docenti. Come genovese la classifica mi va benissimo visto la posizione della università di Genova (se volessi ragionare con spirito campanilistico) anche se devo dire che mi pare un tantino alta, anche se (a mio avviso) è meritatamente nell’elenco delle virtuose.

Sono favorevole all’idea di base, cioé di elargire una parte dei fondi in base al merito. Mi interesserebbe però capire meglio quali sono i criteri che vengono utilizzati per decidere tale merito. Ho provato a fare qualche ricerca su google ma ho trovato ben poco che entrasse nello specifico, magari qualcuno di voi ha avuto più fortuna.
Ho infatti una forte paura che un elemento importante della valutazione possa essere/diventare il “clientelismo”: non per fare il solito pessimista, ma in Italia, indipendentemente dal colore del governo, non si è mai brillato per trasparenza e correttezza… :face_with_head_bandage:

Inoltre questo deve essere solo un primo passo verso un processo di valorizzazione della ricerca in tutto il sistema Italia. Speriamo che, invece di perdere tempo con finti problemi, tutte le parti politiche si interessino alla ricerca che è un aspetto importantissimo (forse il più importante) per migliorare la competitività dell’Italia a livello economico globale.

Entrando un attimo nel merito noto con piacere che il PoliTo e PoliMi sono in ottima posizione (speriamo però che i criteri utilizzati non penalizzino la ricerca di base rispetto a quella applicata) e che Bologna (quella che frequento) è tra quelle virtuose (ma si deve migliorare).
Invece mi stupisce “da esterno” la posizione de “La Sapienza”, pensavo che fosse in ottima posizione… :point_up:

Attenzione che tutto questo discorso riguarda SOLO IL 7% dei fondi del ministero. Il rimanente 93% è comunque assegnato per default… insomma, temo che, al di là dell’aspetto politico e promozionale, essere più o meno virtuosi cambia abbastanza poco in termini economici.
Speriamo davvero che sia solo un primo passo, e che la percentuale di applicazione ai fondi aumenti. Se poi, sempre parlando di università, avete l’impressione che il corpo docente sia troppo vecchio e che ci sia poco ricambio, leggetevi questo: http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/36411/

Cosa bisogna aspettarsi da un università avente un rettore che provò ad invitare Ratzinger per un inaugurazione di un anno accademico?

Ti chiederei di evitare di far insorgere polemiche/offese di questo genere, e di rimanere quindi in topic.

sembrerebbe un non molto logico tentativo di federalismo fiscale in un paese ove non vi sono ancora mezzi, esperienza e cultura per attuarlo.

Teniamo alto il livello della discussione, coraggio.