Formare saldatori e altri tecnici specializzati

Credo che in fatto di lavoro si debbano fare dei distinguo che dipendono da chi gestisce l’azienda e da cosa produce l’azienda.
Ho casi molto vicini a me dove ho una persona che ha fatto solo il liceo scientifico ma è entrata in un ambito d’ufficio ed oggi trova lavoro ovunque lo cerca. E ben remunerato.
Ho due giovani appena diplomati. Non avevano fatto ancora il diploma che già hanno ricevuto diverse offerte di lavoro, in prova. Aziende che investono prendendo i giovani e facendoli crescere secondo le loro necessità. E posso assicurarvi che lo stipendio d’ingresso non sono quattro soldi.
Poi vedi certi posti dove i giovani sono assunti a poco prezzo solo per fare i galoppini.
Poi ci sono quelli che si lamentano perché la scuola non ha insegnato loro ad usare il programma X, non parlano il sanscrito e non sono disponibili a lavorare dalle 8 del mattino fino a quando il capo non decide di smettere. Questo perché avevano un dipendente che aveva imparato a fare tutte queste cose, ma se ne è andato o è andato in pensione ed invece di fare il turn-over, hanno tirato fino alla fine… per risparmiare.
Poi sento anch’io dei genitori che dicono: ah, a meno di tot i miei figli non li mando a lavorare.

La scuola suoeriore non può formare tecnici specializzati in deteminati macchinari od operazioni, deve dare una formazione mentale che predisponga il giovane ad apprendere rapidamente l’uso di un macchinario o di una procedura. Per la specializzazione ci sono gli istituti professionali, lì mi aspetto una competenza specifica. Sono stati creati per questo. Pretendere che un diplomato tecnico sia esperto nell’uso di qualsiasi macchinario solo perché è diplomato è l’errore filosofico di una imprenditoria di basso livello, quella che appunto crede all’equazione risparmio = guadagno (e aggiungerei truffa = guadagno, ma questo non si può dire).

Ci riagganciamo così al discorso originale. Le aziende cercano all’esterno aziende che sappiano fare quello che dovrebbero saper fare loro, perché fare le cose all’interno è una zavorra fastidiosa. Così le aziende diventano solo un marchio che coordina le attività di altri legati al marchio. Le aziende diventano più snelle, flessibili e remunerative perché a loro resta solo il guadagno. Che poi le sussidiarie cerchino personale in casa o all’estero, o siano estere, al marchio non importa.

E’ il problema di oggi, si punta al solo guadagno, ma non c’è una filosofia di guida, come se il mondo rimarrà sempre così.

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Secondo me stiamo ‘deviando’ nella discussione:
Non è una questione sulla preparazione o meno fornita delle università o dagli ITIS o dalle scuole superiori in generale.

Quello che sostengo e il mondo dell’industria aerospaziale dimostra (anche con i recenti audit di Boeing resi pubblici) è che mancano sul mercato figure professionali specialistiche.
La richiesta è altissima, offerta bassissima.

Queste figure non possono essere formate in breve tempo. Sono tutte specializzazioni che né scuola superiore (per la complessità delle competenze) né università creano (perché ad ingegneria ci si concentra sulla teoria pura e l’industria è tutt’altra cosa).

Infine questi profili non sono ‘pubblicizzati’ né resi appetibili a chi potrebbe intraprendere un percorso in tal senso.

Infine, le persone disponibili in azienda, soprattutto se delle nuove generazioni, se sono periti molte volte non hanno competenze base per intraprendere questi percorsi o lo fanno con moltissime difficoltà e sacrificio, se sono ingegneri la maggior parte delle volte aspirano a posizioni ‘white collar’

conosco bene un saldatore che si è fatto le ossa nell’AM, e infatti negli ultimi 10 anni ha cambiato 3 aziende, ma tutte nella zona. Uno che ha famiglia difficilmente può spostare baracca e burattini per le cifre che vengono proposte. La vita è una e quando ci sono situazioni di questo tipo sono scelte che ne influenzano 2/3/4.
Quanto vale un bravo saldatore? più o meno di un montezemolo qualsiasi?
Vedo uno scollamento tra i top manager che vivono in un mondo a 5 zeri al mese (se non 6) e le spalle su cui si reggono le aziende.
Nel mio ambiente vedo che si sta anche delineando un trend negativo, che è abbastanza ubiquo (collaboro con studi di varie zone del Paese, alcuni di “nome”), legato all calo di giro d’affari: studi grandi sono implosi e studi medi galleggiano tenendo 1-2-3 soci a condizioni economiche più che dignitose e 10-20 “dipendenti” a tutti gli effetti liberi professionisti in condizioni indecorose.
Il turnover c’è e non c’è, perché le condizioni sono simili un po’ ovunque, e nel mio settore ripeto che può essere come no indicativo, credo che la causa principale sia legata all’eliminazione dei minimi tariffari degli appalti pubblici.
Attualmente c’è maretta e al solito rimpallo di competenze tra vari soggetti anche non competenti per definire se sia o meno da ripristinare un’equo compenso.
Rimane il fatto che attualmente il costo dell’ingegneria non è visto come funzionale all’ingegneria stessa, ed al giustificare anche una politica di laurea obbligatoria, ma come parassita della “produzione”. Visto che il prodotto deve costare il meno possibile, ad oggi vedo che chi lo sta prendendo maggiormente nel frac è proprio il sommerso di tutti i tecnici progettisti, piuttosto che gli addetti alla produzione.
Per queste figure c’è secondo me ancora una forma di rispetto che le valorizza, per cui forse effettivamente c’è carenza di formazione ma dal punto di vista del trattamento economico non vedo ad oggi una criticità che spinga i giovani a non formarsi per una professione manuale di alto livello, anzi

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