Gli AsCan ESA hanno seguito un corso di sopravvivenza

I candidati astronauti ESA hanno seguito un corso di sopravvivenza: Survival training for astronauts.

Paolo Amoroso

Forse non sono in tema.
Ma questi corsi hanno una vera necessità di essere effettuati?
Voglio dire, è mai accaduto che un astronauta si sia trovato in condizioni tali da mettere in pratica questo addestramento?
E’ credibile che si possano trovare in una situazione di emergenza da dover sopravvivere?
I soccorsi, in caso di un rientro accidentale fuori zona, non arriverebbero in ogni caso in tempi brevi?

Credo che questi corsi/test servano più che altro testare il lavoro di squadra (l’essere tutti uniti nel risolvere un problema in una situazione critica ad esempio) del gruppo :ok_hand:

Credo che questo sia in realtà sia proprio il motivo principale. La creazione di un vero team.
Del resto anche gli astronauti NASA passano periodi di esercitazione molto simili. Addirittura Nespoli con STS-120 è stato in Alaska in canoa per una dozzina di giorni…

Sì, nel caso di almeno un paio di missioni sovietiche/russe (mi pare Voskhod 2, ma non ricordo esattamente) i cosmonauti hanno messo in pratica quanto appreso nei corsi di sopravvivenza. Più in generale, è come per il resto dell’addestramento: non serve quasi mai, ma quando serve serve davvero (es. tutti gli equipaggi Shuttle si addestrano all’abort ATO, ma è accaduto solo 1 volta su 133).

Paolo Amoroso

Chiaro! Grazie per le risposte!
Il motivo poi di fare gruppo, effettivamente è quello di maggiore utilità ed immediatezza.
Consideriamo poi, che molti degli astronauti hanno esperienza militare e di volo e perciò già un passo avanti verso i colleghi civili a cui possono traferire un po della loro esperienza.

In generale questi training sono iniziati ai tempi delle Mercury, quando non esistevano telefonini e GPS, e in caso di errore nel rientro ci sarebbero voluti giorni a trovare la capsula… e allora sì che serviva il training…

Infatti, ho appena letto su Space le pagine relative alla “gita” in Brasile nella foresta amazzonica! :ok_hand:
Vengono fatte le stesse considerazioni, il rientro può andar storto e arrivare in una zona “difficile” e, benchè con i radar e (ora) i GPS si possa conoscere abbastanza precisamente il luogo di atterraggio, potrebbe volerci del tempo per il recupero (non molto direi al giorno d’oggi, ma non si sa mai…)