I risultati di una ricerca della Nasa e dell’Università del Kansas
Il fenomeno è conseguenza del riscaldamento globale si riducono a ritmo impressionante. Il ridimensionamento è più che raddoppiato tra il 1996 e il 2005. Gli esperti temono un disastroso aumento del livello dei mari
di LUIGI BIGNAMI
La perdita di ghiacci dalla grande isola della Groenlandia è più che raddoppiata in meno di dieci anni e i ghiacciai stanno velocemente scivolando in mare a una velocità che nessuno aveva predetto. Tutto questo - secondo uno studio pubblicato congiuntamente dalla Nasa e dall’Università del Kansas - come conseguenza del riscaldamento globale. Ciò conferma che la riduzione dei ghiacci interessa l’intera isola e non è limitata a un breve periodo di tempo. E conferma che se il fenomeno continuerà nel prossimo futuro sicuramente i mari ne risentiranno con un evidente aumento del loro livello.
Dal 1996 al 2000 lo scioglimento dei ghiacciai interessava quasi esclusivamente quelli al di sotto del 66° di latitudine, ma nel 2005 ne erano interessati anche quelli che si trovano al 70° di latitudine. La ricerca ha concluso che la perdita di massa di ghiaccio è aumentata da 63 chilometri cubi nel 1996 a 162 nel 2005. Per avere un’idea della quantità di acqua che finisce in mare, basta dire che un chilometro cubo di acqua è sufficiente per dare da bere a una città come Roma per un intero anno.
La ricerca è stata condotta dal Eric Rignot del Jet Propulsion Laboraory della Nasa e da Pannir Kanagaratnam dell’Università del Kansas che hanno seguito l’evolversi dei ghiacci groenlandesi per un intero decennio.
“Il contributo all’aumento del livello dei mari da parte dei ghiacci groenlandesi diverrà molto importante perché interesserà molte città costiere e purtroppo nessun modello aveva previsto una tale accelerazione del loro scioglimento”, ha detto Rignot. Stando a ricerche provenienti da varie fonti se tutti i ghiacciai della Groenlandia dovessero scomparire si avrebbe come conseguenza un aumento di circa 6 m del livello marino e questo sarebbe la fine per quasi tutte le città che sorgono in prossimità delle coste.
L’evoluzione dei ghiacci della Groenlandia è legato a diversi fattori. Tra questi vi sono l’accumulo di neve al suo interno che aggiunge massa ai ghiacciai e al contempo fa abbassare il livello del mare (l’umidità che si trasforma in neve infatti proviene dall’acqua evaporata dagli oceani), lo scioglimento dei ghiacci in prossimità del mare, che fa, al contrario, aumentare il livello marino, e anche la lunghezza delle lingue glaciali che si prolungano in mare che anch’esse fanno innalzare il livello del mare. Questi valori vanno accuratamente studiati e combinati tra loro per avere gli elementi corretti da cui trarre le deduzioni del caso.
I dati sono stati desunti attraverso appositi radar posti su vari satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea e dell’Agenzia Spaziale Canadese, unitamente a rilievi eseguiti attraverso l’uso di aerei che dal 1997 a oggi tengono sotto controllo circa un milione e 200mila chilometri quadrati di ghiacciai.
“Dai rilevamenti risulta che i ghiacciai a preoccupare maggiormente sono quelli che si trovano a nordovest della Groenlandia, i quali saranno i primi a scomparire se continuerà l’andamento in atto”, ha spiegato Rignot.
Questo allarme si aggiunge a quello lanciato pochi giorni fa dalla Ohio State University e che riguarda il ritiro dei ghiacciai del Kilimangiaro, in Africa. Se essi dovessero scomparire non avranno alcun impatto sul livello del mari, ma forte sarà quello sulla popolazione locale che utilizza le acque del loro scioglimento stagionale per irrigare i raccolti. Lonnie Thompson aveva rilevato l’estensione del ghiacciaio sommatale nel 2002 e confrontando la situazione con quella di anni precedenti era giunto alla conclusione che essi sarebbero potuti scomparire entro il 2015-2020. “Ma dai nuovi rilievi possiamo dire che se nulla interverrà, i ghiacci del Kilimangiaro scompariranno prima del 2015, forse anche entro il 2010”, spiega Thompson. Dal 1912 a oggi si sono persi l’82% dei ghiacci sommatali e dal 1962 a oggi lo spessore del ghiaccio si riduce di circa mezzo metro all’anno.
(17 febbraio 2006)
tratto da http://www.repubblica.it/2006/a/sezioni/scienza_e_tecnologia/clima/ghiaccigro/ghiaccigro.html