Da un po’ di tempo a questa parte, si sta parlando sempre di più di se e come effettuare una ulteriore missione di riparazione dell’Hubble al fine di prolungare ulteriormente la sua vita operativa e quindi continuare a regalarci le emozionanti scoperte a cui quasi ogni giorno possiamo assistere. Tuttavia tale missione presenta dei rischi notevoli, ovvero preoccupazioni a cui la NASA ha cominciato a porre attenzione a seguito dell’incidente del Columbia. Essendo l’Hubble posto su un’orbita diversamente inclinata rispetto a quella della ISS, in caso di problemi gravi all’orbiter (vedi danni consistenti al sistema di protezione termico) lo shuttle, non potrebbe effettuare un attracco di emergenza alla ISS.
C’è da dire che a partire dalla prima missione post-Columbia, per ogni missione ne è prevista una di soccorso, ovvero una missione LON (Launch On Need) diretta alla ISS per il recupero dell’equipaggio “naufragato”. Nel caso della Hubble Servicing Mission (HSM), una LON sarebbe problematica in quanto dovrebbe essere lanciata nel giro di pochi giorni dal lancio della HSM, con i conseguenti problemi dovuti al portare in poco tempo lo shuttle al launch pad, alla sua preparazione e quindi lancio.
In secondo luogo, si pone il problema di come trasbordare gli astronauti da uno shuttle all’altro. Una soluzione prevede il docking tra i due orbiter, un’altra di effettuare una serie di EVA nel giro di due giorni. Più nello specifico quest’ultimo scenario prevede che lo shuttle danneggiato agganci con il suo braccio robotico l’altro shuttle, e che questo con il suo braccio provveda a trasferire prima le tute per il lancio e atterraggio (quelle arancioni per intenderci ovvero le LES) e le EMU per far si che tutti e 7 i membri dell’equipaggio possano uscire ed quindi andare nello shuttle di soccorso. In realtà tutto questo è previsto nel giro di 3 EVA in cui, con una certa combinazione, avviene il trasferimento di astronauti e tute (si veda la figura relativa per maggiori dettagli).
A questo punto si presenta però un altro problema, ovvero come far star 11 persone ( 4 astronauti per la missione di salvataggio e 7 della HSM) vestite con le loro tute, all’interno della cabina dello shuttle. Nel flight deck possono stare solo 4 persone, per cui nel mid-deck dovranno trovare posto i restanti 7. A questo proposito allora si predisporrano ulteriori aggangi per i sedili, prevedendo che un astronauta stia in posizione eretta (forse ho sbagliato a tradurre ma mi sembra di sembra di aver capito bene) mentre i restanti 6 saranno seduti.
Infine ancora un problema è da affrontare: dovendo far stare bene 11 persone del già angusto spazio della cabina, non sarà possibile portare a bordo gli attrezzi usati per far ginnastica. Per cui gli equipaggio dovranno passare diversi gionri nello spazio senza fare esercizio fisico. La soluzione trovata consiste nell’addestrare adeguatamente gli equipaggio per una simile eventualità.
Si tratta certamente di una missione, anzi di uno scenario, piuttosto complicato e sicuramente pieno di incognite e paure non essendo mai stato provato. La missione per riparare Hubble dovrebbe partire non prima del 2008, nel frattempo la NASA spera di riuscire ad acquisire sufficente esperienza e a realizzare gli opportuni strumenti per effettuare riparazioni nello spazio, a eventuali danni subiti durante il lancio, così come di continuare a minimizzare la perdita di foam dall’ET diminuendo ulteriormente la possibilità di eventuali danneggiamenti all’orbiter. Ovviamente si spera che simili danni non avvengano mai più
Giusto per dovere di cronaca, qualcuno ha lanciato l’idea di utilizzare un paio di voli Soyuz per la riparazione del telescopio spaziale, ma si tratta solo di una proposta che deve essere prima valutata se sia fattibile o meno. A questo riguardo si veda http://www.spacedaily.com/news/hubble-03a.html