I dati di LRO al vaglio degli studiosi

Nel corso dell’assemblea dell’Associazione Geofisica Americana, in corso a San Francisco, gli scienziati hanno avuto occasione di discutere delle ultime scoperte consentite dalla missione Lunar Reconnaissance Orbiter che, con i suoi sette potenti strumenti, dovrebbe, entro la sua conclusione, fornire piu’ dati sul nostro satellite di tutti quelli sin qui raccolti con qualunque altro mezzo orbitale.

La macchina fotografica ad alta risoluzione LROC ha mappato i siti di allunaggio Apollo e 50 altre localita’ rappresentative della varieta’ del suolo selenico. L’esame dei siti Apollo non e’ stato fatto per motivi meramente didascalici: poiche’ la posizione di alcuni elementi dell’equipaggiamento lasciato al suolo e’ nota con una precisione di circa 9 piedi (metri 2,8 circa), essi sono stati usati per calibrare la lente di LROC e collegare le sue osservazioni al sistema di riflessione laser in funzione sulla Luna. La precisione cosi’ ottenuta e’ ora disponibile per virtualmente qualunque zona della superficie lunare.
Gli scienziati si stanno ora concentrando sulle differenze mostrate dal terreno smosso dagli astronauti rispetto a quello inalterato di zone geologicamente simili.

Lo strumento DIVINER di LRO ha mostrato come il fondo dei crateri polari, perennemente in ombra, sia terribilmente freddo: 26 gradi Kelvin durante una notte invernale, le temperature piu’ basse mai registrate nel sistema solare. Il gelo funge da “trappola” pere catturare ogni sorta di elemento, dall’acqua al CO2 ad eventuali molecole organiche: l’esame diretto del fondo di un cratere polare permetterebbe sicuramente grandi scoperte.

Lo strumento CRaTer (Cosmic Ray Telescope for the Effects of Radiation) sta effettuando una misurazione del livello di radiazione cosmica al quale la Luna e’ esposta, per consentire una valutazione delle misure di protezione che si renderanno necessarie per gli astronauti che dovessero trascorrere lunghi periodi sul nostro satellite, o in un viaggio interplanetario. L’attuale periodo di scarsa attivita’ magnetica solare ha comportato un record nei livelli di raggi cosmici galattici, con valori mai registrati prima nel corso dell’era spaziale: ogni secondo una particella carica (elettrone o nucleo atomico) colpisce lo strumento con sufficiente energia da attraversarlo completamente, con una frequenza doppia rispetto a quanto atteso.
Con il restringersi dell’orbita di LRO si prevedeva che la Luna potesse fungere da schermo e bloccare la meta’ circa delle particelle di origine cosmica dirette verso la sonda. Nella realta’ questo effetto e’ stato considerevolmente inferiore: la radiazione primaria colpisce il suolo lunare causando la frammentazione di atomi, e quindi la stessa Luna diviene una fonte di radiazione particellare non trascurabile.
I raggi cosmici si originano anche durante i brillamenti solari, e gli studiosi sono in attesa di poter osservare gli effetti di uno di questi fenomeni. Tuttavia, trovandosi il sole nella fase minima del suo ciclo di attivita’, potrebbe essere necessario attendere un paio d’anni prima di poter esaminare un flare della nostra stella.

fonte: NASA

Roba da pazzi: anche il suolo lunare emette raggi “cosmici”. Mi sa che quello delle radiazioni sara’ IL problema della colonizzazione dello spazio extra-LEO.
Benedetto sempre il campo magnetico terrestre!