La Planetary Society, organizzazione non governativa fondata nel 1980 da Carl Sagan, Bruce Murray, e Louis Friedman, e’ tuttora impegnata nel realizzare un vascello in grado di aumentare l’energia della propria orbita per mezzo di una vela solare.
Un primo tentativo falli’ 4 anni or sono, quando un vettore Volna non riusci’ nel compito di immettere in orbita il veicolo Cosmos 1. Da allora si sono rese disponibili sonde piu’ leggere e compatte, con migliori possibilita’ di venire inserite in un payload, e la Planetary SOciety sta collaborando con la NASA e l’Istituto di Ricerca Spaziale russo per progettare la prossima missione.
Una base di partenza potrebbe essere rappresentata dalla missione Nanosail della NASA (2008). Si trattava di 3 “cubesats” collegati(piccoli satelliti standard di forma cubica spesso impiegati per missioni economiche): uno fungeva da payload, mentre tra gli altri due veniva dispiegata una vela di 7x7 metri. Paradossalmente, nelle intenzioni dell’ente americano, la vela avrebbe dovuto fungere da aereofreno per permettere un rientro controllato del satellite principale, e non operare come vela solare.
Dei due prototipi realizzati, il primo ando’ perso nel lancio fallito di un Falcon 1, mentre l’altro, a causa dei tagli al budget, giace inutilizzato ed e’ stato offerto alla Planetary Society.
L’impiego del Nanosail comporterebbe un discreto lavoro di aggiornamento, in particolare per rendere la sonda controllabile e manovrabile da terra, e dotarla di telemetria. Inoltre uno dei punti fermi della missione “vela solare” e’ il poter fotografare o filmare il dispiegarsi della vela ed il suo funzionamento, sia per motivi pubblicitari che per raccogliere elementi tecnici. Per questo sarebbe fortemente indicata la presenza di una sonda compagna per le osservazioni.
In alternativa, l’Istituto russo, che gia’ collaboro’ per Cosmos 1, ha proposto un nuovo veicolo con migliori prestazioni grazie alla massa ridotta. L’accelerazione impartita e’ proporzionale all’area divisa per la massa; inoltre si vorrebbe rendere la sonda capace di manovrare liberamente nello spazio, eseguendo anche la manovra che i velisti dei nostri mari chiamano “cambio di bordo” navigando con prua al vento.
Entro l’estate dovrebbe essere annunciato il progetto prescelto, mentre sono aperte numerose soluzioni per immettere in orbita l’esperimento, sia con lanciatori americani che russi (inclusa Soyuz-Fregat, ma escluso, per evidenti motivi, Volna).