Il telescopio spaziale Kepler scopre i suoi primi cinque esopianeti

Il telescopio spaziale della NASA Kepler, progettato per trovare pianeti delle dimensioni paragonabili a quelle della Terra nelle fasce abitabili delle stelle simili al Sole, ha scoperto i suoi primi cinque esopianeti (pianeti al di fuori del sistema solare).
L’elevata sensibilità del satellite sia ai piccoli che ai grandi pianeti ha permesso la scoperta degli esopianeti denominati Kepler 4b, 5b, 6b, 7b e 8b. Le scoperte sono state annunciate Lunedì 4 Gennaio, dai membri del team scientifico di Kepler, nel corso di un aggiornamento presso l’American Astronomical Society a Washington.

“Queste osservazioni contribuiscono alla nostra comprensione di come si formano e si evolvono i sistemi planetari dai dischi di di gas e polveri per dare origine sia alle stelle che ai pianeti,” ha spiegato William Borucki principal investigator della missione, dell’Ames Research Center della NASA di Moffett Field, California. “Le scoperte inoltre dimostrano l’efficienza del nostro strumento scientifico, e quindi Kepler raggiungerà tutti i suoi obiettivi scientifici.”

Conosciuti come “hot Jupiters” per via delle loro enormi masse e delle estreme temperature superficiali, i nuovi esopianeti hanno una taglia che va da quella di Nettuno a quella di Giove ed oltre. Essi hanno orbite che vanno da 3,3 a 4,9 giorni e delle temperature che vanno da 1900 a 2700°C, più calde quindi della lava fusa e troppo calde ovviamente, per poter ospitare la vita come la intendiamo noi. Tutti e cinque gli esopianeti orbitano stelle più calde e più grandi del nostro Sole.

“E’ gratificante constatare dell’attenzione prestata dai partecipanti al briefing verso le scoperte di Kepler,” ha detto Jon Morse, direttore dell’Astrophysics Division presso gli Headquarters della NASA di Washington. “Ci aspettavamo che i primi pianeti scoperti da Kepler potessero essere dei pianeti giganti tipo Giove, in orbite piccole. E’ solamente una questione di tempo prima che ulteriori osservazioni di Kepler possano portare a pianeti più piccoli con periodi orbitali più grandi, e via via, fino alla scoperta di pianeti del tutto simili alla Terra.”

Lanciata il 6 Marzo 2009 dalla Cape Canaveral Air Force Station in Florida, la missione Kepler osserva continuativamente e simultaneamente oltre 150000 stelle, il suo strumento scientifico, o fotometro, ha già misurato centinaia di possibili tracce di pianeti che si stanno analizzando.
Mentre molte di queste tracce sono probabilmente altro, e non dei pianeti, come piccole stelle che orbitano attorno a stelle più grandi, le osservazioni compiute da terra hanno confermato l’esistenza dei cinque esopianeti. Le scoperte sono basate su di un computo approssimativo di sei settimane di dati raccolti, da quando sono incominciate le operazioni scientifiche il 12 Maggio 2009.

Kepler cerca tracce di pianeti misurando le flessioni della luminosità delle stelle. Quando i pianeti passano davanti alla stella in relazione alla posizione della Terra, bloccano la luce emessa dall’astro. La dimensione del pianeta la si può estrapolare dall’entità della flessione della luce, mentre la sua temperatura può essere stimata dalle caratteristiche della stella che esso orbita e dal periodo orbitale del pianeta stesso.
Keplero continuerà le proprie osservazioni scientifiche almeno fino al Novembre 2012. Ricercherà anche pianeti delle dimensioni della Terra, inclusi quelli che orbitano le proprie stelle in zone calde ed abitabili dove l’acqua liquida possa esistere sulla loro superficie. Poiché i transiti dei pianeti nelle zone abitabili delle stelle simili al Sole occorrono circa una volta all’anno, e vengono richiesti tre transiti di verifica, ci si aspetta che debbano occorrere almeno tre anni per localizzare e verificare il pianeta dimensionalmente simile alla Terra.

Secondo Borucki, la ricerca continua e a lunga durata potrebbe enormemente migliorare l’abilità degli scienziati di determinare le distribuzioni delle taglie dei pianeti ed i relativi periodi orbitali nel futuro. “Le scoperte di oggi sono un significativo contributo a questo obiettivo,” ha proseguito Borucki. “Le osservazioni di Kepler ci diranno se ci sono molte stelle con pianeti che potrebbero ospitare la vita, oppure se dobbiamo ritenerci soli nella nostra galassia.”

Keplero è la decima missione del programma Discovery della NASA. L’Ames Center è responsabile per il ground system development, per le operazioni di missione, e per l’analisi dei dati scientifici. Il Jet Propulsion Laboratory della NASA di Pasadena, California, ha gestito lo sviluppo della missione Kepler. La Ball Aerospace & Technologies Corp. di Boulder, Colorado, è stata responsabile per lo sviluppo del flight system del satellite. La Ball e il Laboratory for Atmospheric and Space Physics presso l’University of Colorado di Boulder stanno supportando le operazioni di missione.
Le osservazioni da Terra necessarie per confermare le scoperte sono svolte dai telescopi terrestri Keck I alle Hawaii; Hobby-Ebberly e Harlan J. Smith 2.7m in Texas; Hale and Shane in California; WIYN, MMT e Tillinghast in Arizona; e Nordic Optical delle Canary Islands, Spagna.

Fonte: NASA.

Nell’immagine (C) NASA, una rappresentazione artistica di come potrebbero apparire i primi esopianeti individuati da Kepler.


kepTop1.jpg

Con questi cinque esopianeti si arriva a un totale di 408 esopianeti fino ad ora scoperti! Se non sbaglio!

Già 5 pianeti…un ottimo risultato, però ora attendiamo le vere “chicche” anche se vorranno 3 anni…

… e chissà che anche WISE non possa dare il suo contributo, nonostante non sia il suo target primario :wink:

più che pianeti siamo al limite con le nane brune direi o sbaglio?