Informazioni missioni lunari Apollo

una curiosità, il costo di Apollo 11 fù nel 1969 di circa 355 Milioni di dollari dell’epoca, milione più, milione meno…che equivalgono agli odierni 2 miliardi e 159 milioni di dollari…ma stò cercando di capire se il costo dei 355 M $ (indicato qui http://www.asi.org/adb/m/02/07/apollo-cost.html ) fosse relativo ai soli spacecraft senza il Saturno V… qualcuno ne sà di più?

Difficile parlare di soldi, in questi casi. Ci vorrebbero i bilanci di allora per capire quanto costa il mantenimento del poligono di lancio, solo per le Apollo, il costo del vettore finito , i costi dell’addestramento degli equipaggi con tutto il personale e e materiale di supporto, il costo dei carburanti, il costo delle infrastrutture a terra per il dopo lancio, il costo del recupero, i costi delle pubbliche relazioni… ho visto i numeri cambiare di continuo e poi i milioni di allora diventano miliardi oggi. Di fatto un gran bel mucchio di soldi.
Come detto sopra ed altrove, i motivi per cui i programmi lunari s’interruppero sono diversi e da cercare in vari aspetti della società USA.
Proviamo a fare l’elenco, mai esaustivo e passibile di errori:

  1. Il presidente Kennedy, l’uomo che avviò la Nuova Frontiera, non la vide mai. Forse lui avrebbe dato al tutto una strada diversa;
  2. Le industrie USA che partecipavano ai programmi spaziali erano le stesse che rifornivano le forze armate USA e con l’avvio della guerra del Vietnam non avevano più bisogno delle briciole spaziali (si racconta che la Boeing, fabbricandfo il primo stadio del Saturn V si sia risollevata da una grave crisi economica);
  3. La corsa alla Luna tra le due superpotenze di allora si poteva ritenere conclusa nel natale del /68, con Apollo 8 in orbita lunare: la Luna era conquistata senza ombra di dubbio. Ai politici bastava, all’opinione pubblica no. Lo smacco dello Sputnik 1 era stato così ampiamente compensato.
  4. Le missioni lunari furono gestite troppo come uno spettacolo, e quando lo spettacolo si mantiene uguale a sè stesso, l’interesse cala. Fu l’incidente della 13 a ridestare l’interesse nel pubblico, che nemmeno sapeva di quel volo, per altro un publico più preoccupato per la sorte di figli, fratelli, cugini, amici, conoscenti, padri, mariti, zii nella jungla vietnamita…
  5. L’ingresso nella guerra in Vietnam richiedeva uno sforzo finanziario cospicuo e mentre si ultimavano le ultime Apollo già si sapeva che non tutte sarebbeno arrivate sulla Luna.;;
  6. La mancanza sin da subito di un piano di sviluppo che andasse oltre le Apollo. Prima si và sulla Luna, poi si vedrà.

Poi ci sarà dell’altro sicuramente, ma questi sono i punti fondamentali.

TROVATO!!! :nerd: :nerd: :fearful:

Il libro, incredibile a dirsi era nel mio ufficio in un mobile dietro la scrivania.
Più difficile è stato trovare il punto non potendo rileggere tutto il libro in poco tempo. Ho campionato tre quattro parole per pagina fino a che nel “capitolo ventunesimo” Oriana Fallaci intervista il personaggio.
Non è un astronauta ma addirittura Von Braun che dice:

"E’ indubbio che su Marte esistono almeno forme inferiori di vita. Astronomi molto responsabili notano senza possibilità di equivoco che col cambiare delle stagioni la vegetazione su Marte sboccia o appassisce. C’è vegetazione su Marte. Quale vegetazione non so, non sappiamo: ma aprimavera essa si gonfia, si allarga, d’autunno si restringe, si secca. Esperimenti sulla Terra dimostrano che certi bacteri possono vivere e propagarsi anche in un ambiente ostile come quello di Marte.
Naturalmente quando parlo di vita su Marte alludo ad una forma di vita diversa dalla nostra, una vita che ha avuto duecento milioni di anni per svilupparsi o morire. Può darsi che Marte abbia avuto, in un passato per noi remotissimo alte forme di civiltà. Può darsi perfino che se ne possa trovare le tracce,…

Prima di essere attaccato dai più “attivisti” di Attivissimo :stuck_out_tongue_winking_eye: :stuck_out_tongue_winking_eye:ribadisco che sto riportando questo capoverso non per sostenere che Von Braun la pensasse come Richard Hoagland ma per far notare che fino alla prima metà degli anni 60 la visione comune era quella di uno spazio molto differente da quello che oggi sappiamo essere in seguito alle osservazioni fatte. Ovvio che è più facile motivare una opinione pubblica che ritiene possibile trovare forme di vita nello spazio ad investire soldi per andarci piuttosto che l’opinione pubblica di oggi che si emoziona solo morbosamente per fatti di cronaca nera.

Von Braun, pare ben convinto di ciò che dice, (OT: quale sarebbe la spiegazione odierna dei fenomeni osservati all’epoca su Marte?) pare che spesso in passato si sia associato il movimento alla vita, l’evolversi di un fenomeno collegato al concetto di vita, mentre invece la vita come l’intendiamo ora comporta processi chimici e fisiologici molto più raffinati.

A volte mi chiedo se il fatto di trovare o meno vita extra-terrestre sia realmente dovuto all’ancora carente tecnologia che non ci permette di scrutare a fondo i pianeti, o altri sistemi di pianeti orbitanti intorno ad una stella, oppure dipende dalla nostra nozione di vita, radicati nella conoscenza di ciò che siamo siamo in grado di riuscire ad immagine realmente forme di vita realmente diverse da noi.
Senza immaginarle prima, come potremmo essere in grado di riconoscerle?

In ogni caso la politica e gli interessi di potere non dovrebbero mai prevalere sull’indole umana del voler cercar risposte ai propri dubbi, esplorando e intuendo spiegazioni da ciò che lo circonda, immagina e realizza, ma insomma viviamo in una società con i suoi pregi e i suoi difetti, l’importante è persistere, una soluzione prima o dopo salta fuori.

(oddio ho avuto un dé jà vu scrivendo questo post, ho sognato questo momento, vabeh)

logicamente il continuo svilupparsi della tecnologia è di basilare importanza visto che all’ epoca si pensava, o sperava almeno, che su Marte, ma anche su Venere, vi fossero forme di vita primordiali riconoscibili (almeno secondo parametri terrestri), malgrado le prime sonde Mariner nel 1964/65 iniziavano ad inviare sulla Terra le prime immagini di Marte riprese da una distanza ravvicinata di qualche migliaio di km.
la politica prevale quasi sempre per il semplice motivo che solo i governi che dispongano di risorse economiche sufficienti possono finanziare i costi molto elevati delle missioni spaziali, cosa alquanto ardua se non impossibile per i privati.

In un libretto d’astronomia Fausta Nicolau, di poco posteriore, sosteneva la possibilità, quasi certezza, che su Marte esistessero forme di vita semplici, come Muschi e Licheni. che Non erano da escludere neppure dopo l’esplorazione da parte delle prime sonde spaziali. Poi i Viking… e vi ricordo l’inutile quarantena di Apollo 11.
Mi pare che tutto questo faccia parte della naturale evoluzione della conoscenza.

Ieri sera mi è capitato anche a me di leggere considerazioni sulla presunta vegetazione su Marte di cui si parlava:
“Nel 1925 Robert Grant Aitken (1864-1951), vicedirettore dell’osservatorio californiano di Lick, si domandava il perché del grande interesse popolare per Marte. «[…] numerosi dettagli delle configurazioni superficiali — e in particolare delle grandi aree scure dell’emisfero meridionale, che è quello rivolto verso di noi ogni volta che Marte è nella situazione più favorevole per le osservazioni — variano con la stagione marziana. Il colore di queste aree scure è definitivamente verdastro durante la primavera marziana r di tinta neutra (alcuni dicono marroncina) durante l’autunno marziano. Queste osservazioni sono spiegabili ragionevolmente con l’ipotesi che le aree scure siano coperte di vegetazione; e se questa opinione è corretta, forme di vita animale elementare sono quasi certamente presenti, perché sulla Terra la vita animale non manca mai nelle regioni ricche di vegetazione»
[…] Le variazioni di colore e le vaste aree chiare e scure avevano colpito la fantasia degli osservatori terrestri; invece l’aspetto visto dalle sonde in orbita attorno al pianeta è assai diverso, dominato dal contrasto fra le ombre che mettono in evidenza i rilievi.”
(fonte: “Dove nascono le stelle”, Margherita Hack)

Insomma l’ipotesi di vegetazione su Marte è letteralmente svanita come un’ombra. :roll_eyes:

Dallo stesso libro:
“[…] Fra questi un ricco astronomo americano, Percival Lowell (1855-1916) fondò addirittura un osservatorio dedicato all’osservazione di Marte a Flagstaff, in Arizona, a 2210 metri di altezzza, dove il clima è particolarmente secco e il cielo limpido”

Certo fra una missione spaziale e un osservatorio, a differenza di investimenti economici penso sia notevole, inoltre se ogni riccone decidesse di creare una propria stazione spaziale sarebbe un macello. Alla fine se la società fosse fondata su sani principi è giusto che siano i governi a finanziare le missioni, però mi piacerebbe che l’avanzamento tecnologico fosse completamente slegato da fini bellici, ma spinto dalla pura voglia di evolversi.

Le tute venivano testate prima della partenza e veniva verificato che il coefficiente di perdita rientrasse nei parametri prescritti.Questo garantiva che il PLSS (lo zaino contenete il supporto vitale) funzionasse in modo ottimale garantendo pressurizzazione e ossigenazione corretti durante le escursioni lunari programmate.

Qui trovi una [b]descrizione del PLSS[/b] mentre quì vi sono alcuni [b]schemi di funzionamento[/b] ed immagini molto dettagliate dell’apparato.

apollo 15 è sempre stata la mia missione favorita, ma perchè secondo te la 14 fu la missione meno riuscita?

Apollo 14 in realtà fù una missione di successo, ebbe alcuni problemi di elettronica prima dell’allunaggio a bordo del LEM che furono brillantemente superati grazie ad una “patch” del sw di bordo, dettata via radio dal capcom e inserita a mano, in sostanza vi era un problema con l’interrutore dell’ “abort stage”.
Questo era il pulsante antipanico che avrebbe dovuto comandare, in caso di emergenza, lo spegnimento del motore di discesa, le ghigliottine che avrebbero dovuto tagliare le connessioni di fluidi-gas-elettriche con lo stadio di discesa, i bulloni esplosivi che avrebbero completato lo sganciamento,l’accensione del motore di risalita e il passaggio automatico del programma di navigazione all’inseguimento radar e rendezvous con il CM…
Il problema era che la telemetria aveva segnalato che il pulsante era attivato e che il computer di bordo stava ricevendo il segnale di abort, segnale che era bellamente ignorato in quanto il computer era programmato per eseguire il comando solo durante la “powered descent” ovvero la fase di discesa con motore acceso, ma ovviamente avrebbe risposto al comando una volta iniziate le procedure di discesa.
I tecnici del LEM suggerirono allora di “picchiettare” con un dito intorno all’interruttore e a terra si notò che il segnale di abort andava via ad intermittenza…questo poteva significare una cosa sola, vi era una “pallina” di saldatura all’interno che stava svolazzando a 0 G all’interno del pulsante toccando uno dei contatti a caso (15 in tutto mi pare), perciò i ragazzi del MIT coniarono una procedura da inserire manualmente nel computer per ignorare il pulsante in ogni caso.
Il problema delle saldature “svolazzanti” era sospettato dalla Grumman (casa costruttrice del LEM) e gli interruttori di quel tipo venivano testati sia elettricamente che sottoponendoli a vibrazioni (scossoni vicino ad un orecchio :stuck_out_tongue_winking_eye:) per rilevare eventuali palline di saldatura all’interno…ma perchè direte voi una saldatura si dovrebbe staccare e gironzolare dentro all’interruttore? in realtà quei pulsanti erano voluminosi e contenevano numerosi contatti che avrebbero potuto essere attaccati dall’umidità…per tale motivo vi era un tubo che portava all’interno e che veniva utilizzato per estrarre l’aria e sostituirla con azoto, al termine dell’operazione il tubo veniva pinzato e saldato…capitava però che potesse essere rimasta una pressione negativa all’interno del dispositivo e che parti di questa saldatura fossero “risucchiate” al’interno…poco male sulla terra…molto male a 0 G! La Grumman ovviamente corse ai ripari e modificò il processo costruttivo del dispositivo e delle procedure di controllo, all’epoca non si finiva mai di imparare e le case costruttrici impegnate nel programma Apollo fecero molta fatica a staccarsi dalle soluzioni ingegneristiche aereonautiche “terrestri”

di seguito un link dove potrete visionare un diagramma relativo al cockpit del LEM 6, il LEM di Apollo 12, il pulsante “incriminato” è sul pannello 1 (quello del comandante) in basso a dx rispetto alla “8 Ball”

http://www.flickr.com/photos/jurvetson/4521400865/sizes/o/in/photostream/

Aggiungo infine che ebbero problemi con il radar di atterraggio che non ne voleva sapere di agganciare il suolo…ma bastò spegnerlo e riaccenderlo!

Info super interessanti!!
Grazie Oseo

Sapevo che avresti gradito :stuck_out_tongue_winking_eye: ho appena finito di leggere Moon Lander di un “certo” Thomas J. Kelly ti dice qualcosa? :stuck_out_tongue_winking_eye: e sul LEM ce ne sono tante di cose da raccontare!
Cavi elettrici fragilissimi, cedimenti dello scafo di pressione dovuti ad errati processi di fabbricazione, la ricerca di operai dalle dita da pianista, per ricoprire i connettori elettrici di una sostanza ignifuga e antiumidità che richiedeva ore di lavorazione con lampade termiche (post Apollo 1), un ispettore della NASA che, per sincerarsi del fatto che alla Grumman prendessero sul serio le modifiche anti incendio a bordo del LEM, cercò, con un accendino, di dare fuoco ai cablaggi di un pannello strumenti già pronto per l’installazione su un flight article…e ce ne sono ancora!

Ottima spiegazione Daniele!! :clap:

MIO! Deve essere mio!

è la stessa cosa che ho ululato io quando l’ho visto su Amazon! (con l’aggiunta della bavetta però!) :stuck_out_tongue_winking_eye:

:ok_hand:
Salve a tutti. Credo che ben più importanti siano state le missioni dalla 15 alla 17, in quanto il loro contenuto tecnologico, scientifico e di durata è stato ben più consistente del semplice allunaggio. In particolare le EVA lunari sono state 3 di diverse ore, contro le poche ore di Apollo 11.

Moon Lander è ottimo, ma consiglio vivamente “Virual Lunar Module”, con ottimi disegni tecnici che spiegano molto bene i vari sottosistemi. E poi l’intramontabile " Lunar Module Reference", pubblicato dalla Nasa nel 1964. Il modulo lunare pubblicato in quegli schemi era ancora provvisorio.
Devo però avvertirvi che ( ho scritto all’autore che ha convenuto) alcuni disegni, in particolare la Unified Hatch sono sbagliati nella prima versione del libro, infatti il portellone appare esageratamente quadrato e non rettangolare.