Intervista esclusiva all’astronauta Jack Lousma

Grazie mille Paolo per questa serie di interviste, è sempre molto interessante confrontare le esperienze e le sensazioni di diversi astronauti :beer: :smile:

Bellissima intervista, complimenti e grazie per quanto fatto.

Grazie a voi per l’interesse. :ok_hand:

Queste interviste, oltre a svelare particolari notizie sulle missioni svolte dagli astronauti, sono anche interessanti perchè svelano i motivi per cui alcuni di essi non si sono più visti volare.

Da questa intervista è emerso che per alcuni di loro non era importante il solo volare, ma anche il cercare emozioni forti che gli permettessero di fare nuove conoscenze ed arricchire le proprie esperienze.

In particolare proprio per Lousma, mi ero sempre chiesto perchè non fosse più partito per una nuova missione nello spazio, sopratutto per il fatto che il programma Shuttle era solo agli albori. Ora, con questa intervista, sono finalmente riuscito a capire il motivo per cui lui non volo più.

“Questa ventola si ruppe e così le feci anziché venire distribuite all’interno del contenitore cominciarono ad accumularsi”
Ecco, anche svelata l’origine del famoso detto detto “When the Shit Hits the Fan”
:stuck_out_tongue_winking_eye: + :nerd: + :butt: + :face_vomiting: + :face_with_head_bandage: + :ok_hand:

Mi stavo anche preparando per un altro volo Shuttle entro un paio d’anni. Sono stato nel simulatore per una missione che prevedeva il rilascio di un satellite, ma cominciavo a percepire che quando andavo nel simulatore ripetevo un sacco di volte le stesse cose, cose che avevo già fatto in precedenza. Questo non era così eccitante come un volo di collaudo. Era più che altro una routine. Inoltre non volevo addestrarmi per i successivi due anni facendo le stesse cose che avevo già fatto per due anni e mezzo in occasione del mio primo volo Shuttle.

Sinceramente ci sono cose che non capirò mai nella mentalità di alcuni Astronauti (l’altra è ""o faccio il comandante,o rinuncio ad andare sulla luna).
Conoscere già il veicolo e ripetere in gran parte le stesse procedure dovrebbe rendere più semplice e meno faticoso l’addestramento,inoltre ogni volo nello spazio è una storia a se,ed è eccitante indipendentemente da quello precedente.
Poi mica si può pretendere di cambiare ogni volta sisema di lancio per rompere la monotonia.
Ma come,aspetti dieci anni per tornare nello spazio (più altri altri sette per andarci la prima volta),e poi quando hai la prospettiva di compiere altre missioni in tempi ragionevolmente brevi (nel 1983 erano previstemolte missioni l’anno),molli tutto perchè “era più che altro una routine”?
Boh!
Dal suo punto di vista avrà certamente una logica,dal mio confesso di no.

Potrebbe essere un modo per camuffare il fatto che avessero troppa paura e visto che era andata bene la prima volta…
MM non ha problemi ad ammettere che ogni volta se la sia fatta sotto :stuck_out_tongue_winking_eye:

Ognuno ha le proprie idee e vanni rispettate.

Per quel che mi riguarda, io sarei andato sulla Luna anche come pilota del LEM; l’importante sarebbe stato scendere su di essa.

Grazie Paolo!

Bhe dice chiaramente di aver fatto una scelta considerando i pro e contro, misurando i guadagni (anche economici) e soprattutto i rischi visto che ha una famiglia da mantenere.

Mi pare che la motivazione del ritiro che da Lousma sia distribuita su più frasi e che perciò si debba tener conto anche di quello che dice più avanti (che può essere ugualmente sconcertante):

“Ad un certo punto devi smettere di divertirti e cominciare a lavorare per vivere e così rassegnai le dimissioni dalla NASA e dai Marines…”

Ma questo qui è un “duro”, è un pilota, è stato selezionato per Apollo… non potrà mai ammettere di aver avuto la stessa fifa blu di Mullane. :smile:

Se non lo dice nessuno lo dico io: Per quelche mi riguarda, per andare sulla Luna avrei fatto anche la scaletta del LEM :stuck_out_tongue:

Mi associo ai complimenti all’articolista.

:stuck_out_tongue: :stuck_out_tongue_winking_eye: In questo caso saresti ancora lì :stuck_out_tongue_winking_eye:

Ho la sensazione che anche altri astronauti come John Young o Story Musgrave sarebbero stati disposti a fare la scaletta del Lem.
Poi ci sono quelli come McDivitt o Cernan che se gli proponi di andare sulla luna ( LA LUNA) come LMP ti rispondono,“no grazie,o Comandante o nulla”.
Forse capisco un filino di più quelli come Collins, che nominato Comandante di Apollo 17 rifiutò perchè non voleva allenarsi altri tre anni e voleva stare vicino alla famiglia (anche se…Michael…HAI TUTTA LA VITA PER STARE CON LA TUA FAMIGLIA…è la luna,quando ti ricapita più di camminarci sopra!!).
Già,come dice Topopesto,ognuno ha le sue idee.

Quel passaggio rende l’idea riguardo alla stoffa di questi uomini.

In sostanza Lousma dice che per una missione che lui ritiene di routine non gli va di mettere a rischio la propria vita. Diverso sarebbe per una missione di collaudo. Per quella si che varrebbe la pena rischiare!

Sarebbe come dire: rischio la vita solo se la probabilità di perderla è elevata.

Uomini fuori dal comune. [emoji50][emoji50]

Nel mio piccolo, vorrei sottolineare che in qualunque campo la “noia della routine” è sempre in agguato. E le missioni spaziali non fanno eccezione.

Non avevo finora pensato che questo si estendesse anche agli astronauti, ma per esperienza personale posso testimoniare che di sicuro si estende a chi lavora al controllo missione e fa un lavoro quasi eccitante quanto quello degli astronauti e per di più senza mettere a rischio la propria vita. E quindi non trovo soprendente leggere quello che dice Lousma.

Per quanto eccitante sia, in mancanza di nuovi stimoli e nuove sfide “sconosciute”, anche il volo spaziale può diventare routine. Dopo anni a fare lo stesso lavoro, una nuova missione può sembrare chissà cosa per chi è arrivato da poco ma diventa semplicemente “un’altra” per chi ne ha viste molte.
Per chi lavora al controllo missione, questo può significare cambiare lavoro muovendosi all’interno dell’organizzazione. Al JSC per esempio è molto comune spostarsi da una posizione di console all’altra, spostamenti “orizzontali” fatti perché dopo qualche anno nello stesso posto si vuole imparare e fare qualcosa di diverso. O addirittura, in molti si spostano tra JSC e POIC e viceversa. Ed è anche abbastanza comune al giorno d’oggi che astronauti diventino Flight Controllers, vedi TJ Creamer o Don Pettit.

E se non c’è possibilità di cambiare all’interno dell’organizzazione, cosa che ad esempio capita spesso da questo lato dell’oceano, tanti lasciano il programma e vanno a fare qualcos’altro, spesso anche abbandonando del tutto lo spazio.
Io ho avuto la fortuna finora, per un motivo o per l’altro, di non trovarmi in questa situazione. Ma l’ho visto succedere un bel po’ di volte.

Nota: sto sempre parlando di un ambiente privilegiato, di persone che hanno il privilegio di poter scegliere il proprio lavoro e di cercare qualcosa che soddisfi le proprie passioni. So benissimo che la maggior parte delle persone al mondo non hanno questo privilegio e per cui questo discorso potrebbe sembrare un po’ poco maturo

Don Pettit è diventato controller? Non lo sapevo.

Se non ricordo male è stato PayCom per un po’, ovvero il CapCom di Huntsville. Però forse mi sto ricordando male… Adesso credo che faccia il CapCom, che è comunque uno dei lavori che fanno fare a molti nel crew office

Questo è vero,e forse non dovremmo dimenticare che gli Astronauti della generazione di Lousma erano abituati ad una varietà di profili di missione e di ruoli oggi impensabile.
In teoria Lousma avrebbe potuto ricoprire ruoli di pilota del modulo di comando o pilota del modulo lunare in una missione Apollo,Astronauta pilota o anche Comandante in una missione Skylab,e Comandante,o cambiando ruolo Specialista di missione, in una missione Shuttle.
Detto questo però un volo sullo Shuttle non è paragonabile alla routine di un pilota di linea o di un pilota militare.
La preparazione per un volo durava molti mesi,anche anni,e vi erano differenti profili di missione,per esempio portare su lo spacelab,eseguire una missione per il dipartimento della Difesa, o compiere un rendez vous con un satellite da riportare a terra, o compiere la manutenzione del telescopio Hubble.
John Young raccontò che non si aspettava che STS-9 fosse il suo ultimo volo; nel 1983 erano previste molte missioni l’anno,parecchie delle quali molto eccitanti.
Ora,io non voglio giudicare Lousma,ognuno ha il suo carattere e il suo modo di pensare.
Solo che per me,lasciare nell’83,dopo aver aspettato sette anni per l primo volo ed altri nove per il secondo,quando finalmente si era aperta la prospettiva di compiere diverse altre missioni,perchè “ormai è noioso” è una cosa che francamente non capisco.
Comprendo di più tutti quegli Astronauti che lasciarono la NASA nel 72-73 o quelli che si dimisero dopo che la tragedia del Columbia aveva ridimensionato di molto le aspettative sulla navetta.
L’unico elemento a favore di Lousma è che,con l’era Shuttle,finiti i voli di colaudo, il ruolo dei piloti era probabilmente meno interessante (almeno per me) rispetto a quello degli Specialisti di missione (per esempio Comandante e pilota non potevano compiere EVA).

Già quello è molto comune anche con astronauti Europei (sia come Eurocom, sia come Capcom, nel caso di Parmitano - cosa che credevo fosse più rara, ma Samantha mi aveva fatto notare come ci sono stati svariati capcom giapponesi e canadesi).
Quello che mi chiedevo è se ci sono stati astronauti finiti in qualche altra posizione di FTC. EVA forse?