Anche io non ne sapevo niente e lo trovo molto interessante!
Ovviamente i vecchi pannelli sono degradati parecchio dopo tutti questi anni, il che a un certo punto potrebbe portare a dover limitare le attività scientifiche dei payloads per mancanza di potenza elettrica.
A questo punto però mi viene una domanda: di solito anche i radiatori degradano col tempo (anche se forse non tanto quanto i pannelli). Se con iROSA si risolve il problema della potenza elettrica, il fattore limitante potrebbe diventare la dissipazione termica.
@Raffaele_Di_Palma sai se c’è in piano qualcosa anche per dei nuovi radiatori?
Io pesco queste info grazie alle simulazioni delle EVA in DOUG.
Al momento ci sono solo le coreografie per 2 supporti iROSA su P6,
gli upgrades per Columbus
la 2nda serie di upgrades generali della ISS
Quest’ultima ha in previsione l’installazione delle ultime batterie a litio, manutenzione di telecamere varie e preparazione delle postazioni per i prossimi supporti dei nuovi pannelli.
Nulla sui radiatori. Anche se oltre a quelli già dispiegati, ce ne sono altri presenti, ma in posizione di chiusura sotto delle coperure MMOD.
Sono in pratica speculari a quelli presenti su P6 e S6
Appena ho possibilità, faccio un paio di schermate e te li mostro.
Bella domanda… io so che degradano, ma non mi sono mai posto troppe domande
A occhio, l’irradiamento dipende molto dal colore della superficie del radiatore. Quindi una corrosione della superficie (se il bianco “ingiallisce”), ad esempio per via dell’ossigeno atomico in LEO, avrà qualche effetto degradante
Di questi però, in simulazione, solo quello opposto al principale è dispiegabile. (l’altro interferirebbe con movimento di rotazione del pannello solare)
Quindi cambia l’emissività. Interessante non ci ho mai pensato. Il colore è rilevante fin lì nel senso che esistono finiture basso e altoemissive relativamente svincolate dal colore
Ripeto, è una mia teoria, non prenderlo per oro colato.
Quello che so è che l’efficienza dei radiatori (per lo meno di alcuni con cui ho lavorato, non so se vale per tutti) diminuisce col tempo, ma perché questo accada è una mia elaborazione e può darsi che mi stia sbagliando.
Uno dei pannelli di un radiatore è proprio rotto (S1 – lo si vede anche su DOUG), e sicuramente qualche micrometeorite avrà lasciato qualche buchino altrove.
Se n’è sicuramente parlato pure qui, ma non ho cercato
Nell’attesa di Boeing, ecco il comunicato NASA relativo ai nuovi pannelli solari. Di quelli in uso, il primo paio è stato dispiegato nel dicembre 2000, mentre gli altri sono arrivati nel settembre 2006 (STS-97), nel giugno 2007 e nel marzo 2009 (STS-119). Nonostante i i 15 anni di vita operativa prevista stanno ancora operando senza problemi, ma i segni del tempo cominciano a farsi vedere.
Di seguito come sono stati dispiegati i pannelli spediti con lo Shuttle.
Per questo motivo, Boeing, contractor principale per le operazioni della ISS, nelle vesti di Spectrolab, una sua controllata, e Deployable Space Systems (DSS) forniranno i nuovi pannelli solari. Questi saranno una versione più grande dei Roll-Out Solar Array (ROSA), che hanno performato egregiamente durante la fase di test nel giugno 2017. La combinazione di pannelli vecchi e nuovi permetterà di riportare la produzione di energia ai livelli di quando furono installati i primi, garantendo anche un aumento in potenza tra il 20% e il 30% per le attività di ricerca e le operazioni a bordo. Gli attuali otto pannelli sono in grado di produrre circa 160 chilowatt durante il giorno orbitale, stoccandone circa la metà nelle batterie, utilizzate quando la ISS non è illuminata dal Sole. I nuovi pannelli saranno in grado di produrre un totale di 120 chilowatt, venti per ciascuno. Tuttavia, i pannelli che verranno ricoperti parzialmente da quelli nuovi saranno in grado di fornire energia, producendo circa 95 chilowatt. In totale quindi, la produzione totale raggiungerà i 215 kW quando saranno installati tutti e sei i nuovi pannelli. Verranno utilizzati gli attuali sistemi di puntamento del Sole e distribuzione di potenza, in modo del tutto analogo a quanto fatto con le telecamere ad alta definizione all’esterno della ISS.
Il veicolo scelto da NASA per far arrivare i pannelli solari a destinazione è la Dragon Cargo, che all’interno del trunk, la sezione non pressurizzta, ne porterà due. Saranno necessarie quindi 3 missioni, a partire dal 2021 (quando il secondo paio di pannelli raggiungerà i 15 anni di vita) per farli arrivare e servirà un numero doppio di EVA per installarli: una per preparare il sito di installazione e una per l’installazione vera e propria.
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I pannelli solari ROSA. Foto (forse) a più alta risoluzione.
: Deployable Space Systems.
La coreografia per la EVA dedicata alla installazione dei primi 2 supporti, è stata rilasciata in versione definitiva.
Lo scenario sarà il segmento P6, alla base dei pannelli 2B e 4B (quelli su cui sono stati di recente Hopkins e Glover, proprio per smontare 2 H-fixtures).
Per il supporto al 2B si prevede un assemblaggio completo.
Per quello in 4B, si prevede un assemblaggio parziale.
Rimarrebbero “fuori tempo” 2 segmenti ed il montaggio di questi, sarebbe possibile se dovesse rimanere del tempo a fine EVA (come get ahead task) o in una prossima EVA.
Mia personale considerazione, è che la EVA 72 (che ancora non è stata rilasciata su DOUG) possa essere di fatto un “upgrades III” in cui mettere tutto il pregresso eventualmente rimasto fuori dalle precedenti EVA (tra cui anche la connessione di alcuni dei cavi di Bartolomeo)
Un post veloce per illustrare come la prima coppia di pannelli, verrà messa in attesa della EVA per l’installazione. (Attualmente non preventivata almeno fino a dopo la EVA-72. Imho se ne occuperà la crew-2)
Il set arriverà a bordo della CRS-22.
Alla stessa maniera di Bishop, verrà estratto dal trunk grazie al Canadarm2.
Da lì, subito parcheggiato sul POA (Payload ORU Accomodation, un punto di aggancio sul carrello MBS del truss, usato per carichi esterni temporanei di medio termine)
Sono presenti due grapple fixture. Quello che vedete alla destra è un GF (grapple fixture) e serve solo come aggancio per il trasporto tramite il Canadarm2. Quello di fronte e un PDGF (power & data grapple fixture) e serve a fornire una linea dati ed energia (anche per il funzionamento dei riscaldatori) mentre è agganciato al POA.
Un laterale ed una vista della sola base per il trasporto, senza pannelli.
Il POA è l’asso nella manica da tirare fuori, quando ci sono dei carichi che hanno bisogno di energia per i sitemi/riscaldatore, e che devono poi essere a “breve” installati nei vari punti (anche più esterni) della ISS.