James Irwin ebbe problemi di salute durante Apollo 15?

Ciao a tutti, svolgendo delle ricerche mi risulta che il LMP di Apollo 15 ebbe diversi problemi fisici durante il soggiorno lunare. Da quanto ho scoperto soffrì di un principio di disidratazione durante le EVA e, cosa molto più importante, di un lieve infarto durante il volo di ritorno. E’ vero?

Grazie

Andrea

ho finito da poco di leggere il “Failure is not an option” di Gene Kranz.

nel capitolo in cui parla di Apollo 15 fa riferimento ai problemi riscontrati in entrambi gli astronauti che andarono sulla superficie lunare in quella missione, Scott e Irwin, dovuti alla mancanza di riposo, alla disidratazione e alla perdita di sali minerali, soprattutto potassio.

in particolare Irwin manifestò una alterazione del ritmo cardiaco che in inglese viene chiamato “bigeminal rhythm”, la quale consiste nella contemporanea contrazione dei ventricoli del cuore (non sono un medico, ho semplicemente tradotto quanto letto nel libro pertanto siete liberi di fustigarmi).

il fatto di trovarsi in una atmosfera ricca di ossigeno consentì a Irwin di superare la crisi e al momento del rientro a terra il ritmo cardiaco era tornato normale.

come conseguenza dei problemi cardiaci di Irwin nella missione Apollo 15, nelle successive missioni venne imposto agli astronauti di assumere costantemente liquidi ricchi di elettroliti.

C’è un altra storia su Apollo 15 che non sapevo:
Al momento del rendez vous tra il modulo di comando e la cabina del modulo lunare di ritorno dalla superficie,Worden per meglio accogliere i compagni mise una cassetta con l’inno dell’Us Air Force a tutto volume.
Il controllo missione per un errore lo passò in cuffia a Scott e Irwin sul modulo lunare,e per poco con quella musica improvvisa e fortissima nelle orecchie,durante una manovra delicata come quella dell’aggancio non successe un guaio.
Poco dopo un mortificatissimo Worden si trovò davanti un David Scott a dir poco furibondo.
Certo, quello di Apollo 15 non fu un equipaggio fortunato,considerata anche la faccenda dei francobolli…

E’ vero ma ebbero la fortuna di partecipare alla missione, a mio avviso, più affascinante…

Spiegazione.
Come tutti immagino saprete il cuore è composto da 4 camere, due atri e due ventricoli. Il sangue arriva dalla periferia all’atrio destro, passa nel ventricolo destro, viene mandato ai polmoni per ossigenarsi, ritorna all’atrio sinistro per passare poi nel ventricolo sinistro ed essere quindi pompato nel resto del corpo. Per fare ciò la pulsazione cardiaca non avviene nello stesso momento in tutto il cuore, ma deve seguire un ben preciso percorso in funzione, appunto, di quale parte del cuore deve essere messa in movimento. Infatti la pulsazione inizia all’atrio destro (è il primo a contrarsi) seguita dalla quasi contemporanea (si parla di millesimi di secondo) pulsazione dell’atrio sinistro. A questo punto l’impulso elettrico che determina la contrazione del muscolo cardiaco percorre un “canale” (mi si passi questo termine che è errato) nel setto posto tra i due ventricoli. Arrivato alla punta del cuore l’impulso elettrico si divide in due, risalendo a destra e a sinistra e determinando la contrazione dei due ventricoli in momenti diversi, in maniera da evitare che la contrazione contemporanea dei due ventricoli “forzi” la muscolatura, essendo i liquidi notoriamente incomprimibili. Il problema di Irwin (di cui avevo già letto in un libro, anche se non ricordo quale) era, come giustamente scritto, dovuto alla mancanza di elettroliti che permettono la conduzione dell’impulso elettrico di contrazione del muscolo e la ripolarizzazione dello stesso muscolo dopo la contrazione dello stesso. Ciò comportava che:

  1. i 2 ventricoli tendevano a contrarsi in contemporanea
  2. di conseguenza (incomprimibilità dei liquidi) si sforzava il muscolo e il sangue circolava più difficilmente
  3. conseguenza secondaria le arterie coronarie (che portano il sangue al muscolo cardiaco) tendevano a restare vuote, simulando, di fatto, una occlusione che è alla base degli infarti.

Ora arriverà Luigi “Pilgrim” a bacchettarmi … :facepunch:

spiegazione perfetta,
vorrei aggiungere che se il corpo perde potassio il cuore va in extrasisitole(battiti fuori ritmo, il famoso "tuffo al cuore) o all’aritmia, cioè battito non sincrono che se portato all’eccesso può esse causa di fibrillazione (contrazione paradossa) mortale.

Ok, più fragole e banane, nel dubbio.

Beh, a pensarci bene non credo comunque che i tempi di lavoro fossero troppo differenti dalle missioni successive. Non capisco quindi tutto l’affaticamento dell’equipaggio, ho letto che rimasero senza dormire praticamente per un giorno intero dopo il rendez vous di ritorno dalla superficie. Risulta?

L’affaticamento che contribuì in buona parte alla condizione di Irwin fu soprattutto l’addestramento sotto il sole cocente estivo prima della missione.

Beh Irwin se non ricordo male è morto di infarto a 61 anni…che non è strano, ma forse il suo cuore non era una roccia, al di là dei carichi di lavoro, le lunghe EVA o il trasferimento dei campioni…per sua fortuna respirava ossigeno ed era a gravità zero, che in questo caso probabilmente è stato un bene. Non so se poi, tornato a terra, abbia avuto ricadute o sia stato sottoposto a trattamenti di qualche tipo…

Se non sbaglio ebbe un infarto 6 mesi dopo la missione.

:ok:
Come ho già letto in questo forum il cuore di Irwin non doveva essere ottimo, bisogna capire (potrebbe rispondere un Cardiologo o un CardioChirurgo…) se il suo problema era congenito (strano, dopo gli innumerevoli test ergonometrici e da sforzo ai quali venivano sottoposti gli astronauti…) oppure se una disidratazione intensa unita allo stress da fatica abbia potuto in qualche modo influire sulla funzionalità cardiaca e danneggiare il cuore.

Non credo che lo stress da fatica e la disidratazione conseguenti ad Apollo 15 possano avere avuto effetti permanenti,ma non sono un cardiologo.

P.S.
La decisione di far assumere liquidi carichi di elettroliti,nella fattispecie succo d’arancia,produsse risultati imbarazzanti nel volo successivo,Apollo 16.
Durante il volo e sulla superficie lunare,gli Astronauti e sopratutto il Comandante John Young furono vittima di imponenti attacchi di meteorismo.
La cosa portò ad un ricalibramento della quantità di succo da assumere,e non furono registrati problemi simili per Apollo 17.

Da ciò che so per il mio lavoro effettivamente grosse disidratazioni possono portare a formazione di piccoli trombi che ovviamente possono portare poi a danni d’organo (dove per “organo” si intende un qualsiasi “pezzo” del corpo umano). E’ ben strano che ci sia stato un pre-infarto (situazione che appunto precede l’infarto, che è la situazione che fu riscontrata a Irwin) piuttosto che una trombosi polmonare o peggio cerebrale dato che i vasi interessati in questi due organi casi sono più facilmente colpiti da una trombosi. A questo punto sono portato a pensare che la forte disidratazione abbia portato ad una diminuzione della fluidità del sangue che, aiutata da una precedente situazione di disturbo circolatorio cardiaco magari non rilevata a terra, abbia portato ad un minore afflusso di sangue nel cuore ed alla suddetta situazione di pre-infarto.

Grazie Vittorio, i tuoi post sono sempre molto istruttivi.