“Astromoscerini” é mondiale, invenzione di Paolo o di Samantha?
Bello che guardino le mutazioni dei moscerini generazione dopo generazione; da quello che so io per aver letto Darwin (si, si, l’origine delle specie, il super mattonazzo, proprio quello, ci sono riuscito!!) chi vuol fare selezione naturale evolutiva, per dirlo con le parole del sig. Rossi, deve introdurre anche il fattore selettivo “sterminante periodico” che elimina tutti gli individui meno adattati. Perciò immagino che loro vogliano solo fare uno studio sulle mutazioni ma non sull’adattamento della specie dei moscerini all’assenza di gravità.
Esatto.
Come spiega bene Samantha, la Drosophila, per le sue caratteristiche genetiche e per il suo ciclo di vita relativamente corto, è un essere vivente studiatissimo in genetica. Chissà che da questi studi non si noti qualche mutazione che possa aiutare i medici nella loro battaglia contro le malattie genetiche.
in JEM e Columbus, per esempio, avevamo solo metà delle luci in funzione e uno dei due pannelli di comunicazione disponibile. Niente che impedisse le attività scientifiche per riprendere il ritmo
Una precisazione: non erano solo metà delle luci a essere spente, essendo (quasi) spenta una delle due unità di distribuzione di potenza elettrica (in Columbus, PDU), oltre alle luci anche metà del modulo era spento. Per il sistema non c’erano impatti, perché è ridondato, ma questo non vale per i racks scientifici. In Columbus, alcuni sono collegati a una PDU e alcuni all’altra, il che significa che alcuni racks scioentifici non si potevano accendere.
Quindi, il fatto che Samantha e i suoi colleghi abbiano potuto riprendere le attività scientifiche a pieno ritmo, è stato grazie al gran lavoro dei pianificatori a terra che hanno trovato modo di mettere nel piano giornaliero attività scientifiche che utilizzassero rack collegati alla PDU disponibile, posticipando invece altre attività che avevano bisogno della PDU non disponibile
Samantha li ha chiamati, in inglese, astroflies
Il termine originale usato da Samantha è “astroflies”, che mi è sembrato approriato tradurre con “astromoscerini”.
Infatti Paolo ci sta benissimo, ottima scelta!
E visto che condividiamo con quei tipetti circa il 77% dei geni noti per essere coinvolti nelle malattie, sono dei modelli animali molto interessanti!
Così piccoli e così importanti!
Speriamo aiutino negli esperimenti di astroSamantha!
Molto interessante questo esperimento Fruit fly Lab! Ho cercato in internet informazioni in più a riguardo, per mia curiosità, e ho trovato questo:
http://www.nasa.gov/mission_pages/station/research/experiments/1116.html
Condivido il link perché ho trovato molto utile la parte dove si descrive l’esperimento in questione + space and earth applications
Dal link che ha condiviso Maristella (ottimo!) non si tratta di esperimenti di mutazione genetica o di studio del compoortamento animale in assenza di gravità, ma:
“Il moscerino comune ( Drosophila melanogaster ) è un modello animale importante per il sistema immunitario umano, utile per studiare gli effetti biologici del volo spaziale. Il volo spaziale potrebbe rendere gli animali, compresi gli esseri umani, più sensibili alla malattia, soprattutto perché i microbi possono diventare più resistenti e più virulenta nello spazio. La NASA Ames Research Center (ARC) ISS Drosophila Experiment (Fruit Fly Lab-01) studia l’effetto combinato di immunità dell’ospite e dell’alterazione dei microbi nello spazio.”
Strano pensare che un essere così microscopico e insulso che vola attorno ai piatti della frutta , possegga tutta la biochimica che abbiamo noi, ed una complessità fisiologica comparabile.
Ma chissà come fanno a fargli il prelievo del sangue…
Mi pare un sistema rozzo.
Nella domotica civile evoluta ci sono sistemi che decidono autonomamente quali elettrodomestici escludere facendo i conti con la potenza disponibile. Perciò nel caso intervengono, es. tra frigo lavatrice lavastoviglie danno priorità al frigo, per ovvi motivi, e alternano il funzionamento di lavatrice e di lavastoviglie.
Si forse nello spazio “semplice é bello” altrimenti avremmo altra roba che si guasta o che si impalla, per carità ce n’é fin troppa
Non è solo quello, l’autonomia non sempre è un vantaggio, perché i criteri di scelta possono variare nel tempo. Un giorno può servire tenere acceso qualcosa, un altro giorno può servire tenere acceso qualcos’altro.
In caso di mancanza di potenza, la ISS ha uno spegnimento automatico sequenziale dei carichi (in inglese si chiama load shedding), la cui gerarchia viene decisa ogni anno a seconda di cosa c’è a bordo. Però nella realtà si cerca sempre di intervenire prima di arrivare ai limiti che fanno scattare lo spegnimento automatico, in modo da poter dare priorità ad altre cose che quel giorno possono essere più importanti, e la scelta spetta ai controllori di volo.
Per quanto riguarda gli esperimenti, io torno sempre alle leggi di Akin: non si progetta la cosa migliore possibile, ma si progetta quello che rispetta i requisiti. Il sistema di Columbus è 1 failure tolerant, e quindi è ridondato, i rack scientifici sono zero failure tolerant. Questo perché durante le fasi iniziali si è ritenuto che, in caso di anomalie grosse, è accettabile interrompere l’attività scientifica mentre non è accettabile perdere il controllo del modulo
Ecco, il power management ISS é molto complesso, ovviamente. Grazie Buzz, interessante.
Quindi c’é un controllo automatico carichi a priorità, però mediato con le decisioni umane. Se ho capito bene da terra c’é qualcuno che, quando inizia ad esempio un’esperimento dove non si puo staccare la corrente, modifica la priorità di quello. Dicevi “controllo volo”, c’é una consolle dedicata?
E poi: se hai un dispositivo su PDU2 staccata, riesci a spostarlo su PDU1 attiva oppure é un collegamento rigido?
E che priorità ha la macchina del caffé Lavazza??
Le tabelle della priorità vengono cambiate un paio di volte l’anno e poi non vengono più toccate, a meno di grossi cambi.
Però, prima che scatti la reazione automatica, i controllori di volo riescono a prevederlo dalle indicazioni della telemetria. E anche una volta che la reazione automatica è partita, non è immediata, ha un orologio che pian piano che passa il tempo spegne certe cose in sequenza (oltre ai pannelli solari, ci sono le batterie che permettono questa flessibilità).
In tutto questo tempo, i controllori di volo a terra analizzano cos’hanno di acceso e cercano di spegnere le cose meno importanti per scendere sotto ai livelli critici. E se ce la fanno in tempo, la reazione automatica si ferma.
La console che si occupa dell’energia elettrica per la ISS è SPARTAN, per Columbus è STRATOS. Loro sono quelli che vedono la telemetria e mandano i comandi, ma non hanno visibilità di tutti gli esperimenti e di tutte le utenze, che invece sono sotto la responsabilità di altre console. Quindi la cosa va fatta in maniera integrata tra varie posizioni, che valutano cosa possono spegnere senza impatti e cosa invece ha impatti sulle operazioni o sulla scienza. E se serve una decisione sulle priorità, questa spetta al Flight Director.
Qui vai nel dettaglio tecnico, dipende da che dispositivo stai considerando. I dispositivi di sistema in genere non possono essere spostati facilmente, ma se sono ridondati si può passare al ridondato che in genere è sull’altra linea. Ma prima di farlo, bisogna vedere qual’è la sua priorità e se c’è abbastanza potenza elettrica disponibile.
Per i payload invece la connessione non è fissa. Alcune volte il dispositivo è già collegato a entrambe, altre volte serve un intervento dell’equipaggio per spostare il collegamento. Alcune volte la linea sulla PDU1 porta la stessa potenza che quella sulla PDU2, altre volte invece una linea porta X corrente e l’altra porta Y. E quindi anche spostando il collegamento, magari la potenza disponibile non è sufficiente per continuare le operazioni che si stavano facendo.
Questo è tutto lavoro che viene preparato a priori, ma che poi viene discusso in console al momento, a seconda della situazione. Decidere come reagire è parte del lavoro dei flight controllers, ed è il motivo per cui non si può automatizzare tutto e fare a meno degli esseri umani
Dipende da quanto ha dormito l’equipaggio
Sempre sugli astromoscerini. L’esperimento è curato dall’Ames Center Research della Nasa, assieme ad altri 3 esperimenti Micro-5, Microbial Tracking-1 e T-Cell Activation in Aging ( http://www.nasa.gov/ames/spacex-5/ )
L’esperimento è descritto a questo link http://www.nasa.gov/ames/research/space-biosciences/fruit-fly-lab-ffl-01-spacex-5/ . C’ è anche un video ed il collegamento al blog del Fruit Fly Lab.
Il moscerino della frutta è stato usato anche in passato per ricerche simili, ad esempio per studiare come la gravità influenza lo sviluppo dell’embrione http://eea.spaceflight.esa.int/portal/exp/?id=7199
Cercherò di approfondire sull’argomento!
T-Cell è uno di quegli esperimenti particolari, in cui la scienza (e quindi anche il crew time) è sponsorizzata da NASA, ma tutto il coordinamento e l’esecuzione delle attività (in Columbus) vengono curati da ESA
Scusate se vado un pò off topic e faccio una considerazione un pò banale ma io e il marito, pensando al nostro canarino (un bel vecchietto di 11 anni che fra l’altro non vola più, è mezzo cieco, ma sempre vispo), ci chiedevamo come volerebbe in assenza di gravità nella ISS :-). Pura teoria perchè un conto è portare i moscerini nelle “scatolette” un conto portarci animali più grandi.
Grazie Buzz!
Claudia, sarebbe interessante vedere come vola un canarino sulla ISS, ottimo esperimento! Ma mi sa che non hanno spazio a sufficienza.