L’epopea delle Salyut

Fra il 1971 ed il 1991 la Russia (allora Unione Sovietica) vide in orbita sei stazioni spaziali abitate, sebbene l’ultima abitazione avvenne nel 1986, facenti parte del programma Salyut. Queste prime stazioni orbitanti furono una validissima palestra in vista della messa in orbita della gigantesca (per l’epoca) stazione Mir. Come si vede dal grafico sottostante, ci furono due fasi ben distinte con le prime quattro Salyut che servirono a loro volta come banco di prova ed esperienza per fare un grosso salto di qualità con le ultime due Salyut, che non solo rimasero in orbita per molto più tempo ma furono abitate più a lungo e da molti più equipaggi.

  • per periodo di abitazione si intende dall’ingresso del primo equipaggio alla partenza dell’ultimo

Le Salyut avrebbero dovuto essere perfino più numerose ma il programma fu vittima di alcuni problemi che videro alla fine l’utilizzazione “solo” delle sei Salyut qui citate, ognuna delle quali vide a sua volta svariati grossi imprevisti.

La Soyuz 10, nell’aprile 1971, si agganciò alla Salyut 1 portando quello che doveva essere il suo primo equipaggio ma il sistema di attracco non funzionò a dovere (non serrando completamente la Soyuz alla Salyut) e dopo qualche ora l’equipaggio fu costretto a tornarsene a terra senza aver potuto mettere piede nella Stazione. Il secondo equipaggio abitò regolarmente la Salyut 1 ma perì durante il ritorno a terra nel giugno 1971.

La Soyuz 15, nell’agosto 1974, con il secondo equipaggio che avrebbe dovuto abitare la Salyut 3, non poté attraccare a causa di un malfunzionamento del sistema di aggancio della Soyuz.

La Soyuz 18a, nell’aprile 1975, anch’essa con quello che avrebbe dovuto essere il secondo equipaggio della Salyut 4, non riuscì ad acquisire l’orbita e dovette rientrare a terra dopo poco più di 20 minuti dal lancio.

La Soyuz 23, ottobre 1976, continuò la “maledizione” del secondo equipaggio, questa volta della Salyut 5. Anche in questo caso la Soyuz non riuscì ad agganciarsi alla Stazione a causa di un guasto al sistema di attracco.

La Salyut 6 vide il mancato attracco della Soyuz 25 (ottobre 1977) con quello che doveva essere il primo equipaggio e successivamente (aprile 1979) anche della Soyuz 33 che dovette rientrare a terra per un guasto ai motori prima di aver potuto agganciarsi alla Stazione.

La Salyut 7 pagò il tributo con la Soyuz T-8 (aprile 1983) che non poté effettuare l’attracco a causa di un’antenna danneggiata durante il lancio e con la Soyuz T-10a (settembre 1983) il cui razzo esplose poco più di un minuto prima del lancio (l’equipaggio si salvò grazie al sistema di espulsione di emergenza della Soyuz).

Come si diceva, le Salyut 6 e 7 hanno avuto una utilizzazione di gran lunga superiore alle Salyut che le hanno precedute e fra le due la Salyut 6 è quella che ha ospitato più persone, mentre la Salyut 7 è l’unica che ha visto a bordo delle donne (in realtà un’unica donna salita due volte).

La Salyut 6 primeggia anche per quanto riguarda il numero dei cosiddetti equipaggi in visita (cioè astronauti che rimangono a bordo per pochi giorni durante la missione ben più lunga degli equipaggi principali) e pure per il numero di astronauti non russi (o sovietici che dir si voglia). Con la Salyut 6 viene infatti inaugurato il programma Intercosmos che prevede l’invio nello spazio di rappresentanti di alcuni stati dell’allora blocco sovietico (Patto di Varsavia), ed anche di altre nazioni considerate amiche. La Salyut 7 invece ha nettamente prevalso per quanto riguarda le EVA e, come vedremo, per le missioni di più lunga durata.

  • non sono conteggiate le stand up EVA

La possibilità di avere due equipaggi (principale e in visita) contemporaneamente a bordo deriva dalla presenza sulle Salyut 6 e 7 di due boccaporti di attracco, mentre le prime quattro Salyut ne avevano uno solo. Questo ha comportato quindi anche un notevolissimo aumento del traffico, che nella Salyut 6 ha addirittura sfiorato le 70 manovre di attracco/partenza. Questo numero, nemmeno avvicinato dalla Salyut 7, è stato raggiunto grazie soprattutto alle Soyuz che hanno raggiunto la Salyut 6, mentre i veicoli di rifornimento Progress sono stati un po’ più numerosi sulla Salyut 7.

  • per la Salyut 1 è conteggiata anche la Soyuz 10 che è rimasta agganciata per più di 5 ore prima di sganciarsi e tornare a terra

La persona che ha passato più tempo sulle Salyut è stato Valery Ryumin con quasi un anno di permanenza sommando le sue due missioni, mentre altre nove persone hanno trascorso più di sei mesi complessivi sulle Salyut e tre equipaggi (dei quali due sulla Salyut 7) hanno superato i sei mesi in una singola missione.

I primatisti in fatto di EVA sono Kizim e Solovyov con le loro otto uscite dalla Salyut 7. Delle 10 persone che hanno effettuato EVA, tutte tranne una hanno passato complessivamente almeno 138 giorni sulle Salyut (con una media di ben 238 giorni). Il caso “anomalo” è rappresentato da Svetlana Savitskaya (tra l’altro l’unica donna mai salita a bordo di una Salyut) che ha effettuato la sua EVA malgrado soli 17 giorni passati a bordo, sommando le sue due missioni.

  • non sono conteggiate le stand up EVA

Le dieci nazioni non russe che hanno visto a bordo dei loro astronauti rappresentano meno del 2% di tutto il tempo totale trascorso sulle Salyut dai vari equipaggi. Ognuno degli astronauti “stranieri” è rimasto a bordo per 7 giorni, con l’eccezione del rappresentante della Germania Est rimasto un giorno in meno. Cinque dei sette astronauti più giovani saliti a bordo provengono proprio dalle nazioni “ospiti”, mentre il più anziano è stato di gran lunga il russo Grechko.

Delle 48 diverse persone salite a bordo (47 uomini e una donna) 30 vi sono salite una sola volta, 14 due volte, tre (Grechko, Popov e Kizim) tre volte e una (Vladimir Dzhanibekov) addirittura cinque volte. Delle 18 persone salite più di una volta, 11 hanno abitato due Salyut diverse e una (Grechko) addirittura tre Salyut (4, 6 e 7).

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Interessante statistica.

Purtroppo i tuoi dati risentono di una impostazione vecchio stampo, mi spiego meglio: le due Salyut 3 e 5 in realtà non sono mai esistite come tali ma erano nomi di copertura per le stazioni militari Almaz 2 e 3 (analoghe all’americano MOL).

Il punto è che Almaz (OPS) e Salyut (DOS) erano sensibilmente diverse, come architettura generale, sistemi e capacità.

Quindi il thread andrebbe rinominato “L’epopea dei laboratori spaziali russi”, dove poi bisognerebbe tener in debito conto il fatto che il Mir Core era “de facto” la Salyut 8 e la stessa ISS Zvezda (SM) sarebbe in realtà la Salyut 9.

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Non ho ben capito la frase " Svetlana Savitskaya l’unica donna mai salita su una Salyut", benché ci sia andata due volte.

Credo si riferisca ad un computo statistico che vede due donne, ma si tratta della stessa donna.
Archipeppe ha ragione. La propaganda sovietica li spacciava tutti come laboratori Saljut sebbene orbitassero su orbite diferenti e da qui in occidente si capiva subito lo scopo del laboratorio.

Lupin. Solo una chicca ti sei dimenticato: il primo ed unico, che io sappia, colpo di cannone sparato nello spazio da S.5 o 6, vado a memoria e non ricordo quale dei due.
Per il resto ottima statistica.

Salyut 3/Almaz 2, si trattava di un cannone senza rinculo Nudelmann/Rikter NK R-23M (da 23 mm) montanto su uno speciale affusto posto sotto la “pancia” dell’Almaz, il suo scopo era quello di neutralizzare eventuali minacce portate da una versione militare di Apollo CSM (che evidentemente esisteva solo nell’immaginazione paranoica del Politbjuro).

Per sparare in una determinata direzione si doveva ruotare l’intera stazione Almaz fino a collimare il cannone con il presunto “bersaglio”.

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Giusto per rendere chiara la differenza tra stazioni civili DOS (ovvero le Salyut) e quelle militari APOS/OPS (ovvero le Almaz) di seguito un mio disegno che ne delinea la genealogia:

Il disegno, con una descrizione completa dello sviluppo delle Almaz/Salyut, proviene dal mio libro “Spacecraft”:

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Hai assolutamente ragione @archipeppe. Ho unito le statistiche sotto un unico programma Salyut per semplificare e anche perché sebbene la destinazione d’uso dei due tipi di Stazioni fu diversa (una prettamente militare l’altra prettamente civile), ai fini delle mie statistiche ciò non fa differenza. Non entrando nel dettaglio di cosa si fa sulle Stazioni, poco importano le differenze fra Salyut e Almaz. Sono entrambe Stazioni Spaziali abitate che orbitano attorno alla Terra. Le dimensioni sono assolutamente simili, hanno entrambe un unico portello di attracco che ha determinato le stesse modalità di utilizzo da parte degli equipaggi. Sono state coeve. Quindi ho ritenuto più organico organizzare entrambe le Stazioni sotto lo stesso programma. Sarebbe un po’ come voler scindere le missioni Shuttle DOD da tutte le altre.

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Se non ci interessa l’identità di chi è salito a bordo dobbiamo affermare che ci sono state due donne sulle Salyut. Se invece aggiungiamo il dettaglio dell’identità dobbiamo dire che Svetlana è stata l’unica donna a bordo delle Salyut.

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Non me ne sono dimenticato. Ma io faccio statistiche di altro tipo fra le quali non rientrano il numero e tipo di armamenti a bordo delle Stazioni spaziali. Ovviamente sulle Salyut/Almaz si possono scrivere libri per raccontare tutto. Il mio post non voleva ne poteva essere esaustivo. Ho solo voluto presentare quell’avventura spaziale sotto l’ottica di alcuni numeri.

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è corretto affermare che lo chassis della primissima salyut e del modulo zvevda sono assolutamente identici? O ci sono differenze strutturali ? bellissima infografica

Grazie @AstroJim92.

Per rispondere alla tua domanda la risposta secca è si e no, ovvero si perché tutti i laboratori spaziali russi (sia civili sia militari) condividono la stessa sezione pressurizzata principale, progettata a partire dal 1965 da parte dello OKB-52 di Vladimir Chelomey e che prende il nome di “DOS Korpus”.
Il Korpus fu sperimentato “stand alone” nel corso delle missioni Proton da 1 a 4.

Nella seguente vista di una stazione Almaz il Korpus è evidenziato in azzurro:

image

E no, perché tra la Salyut 1 e lo Zvezda ci sono alcune differenze proprio strutturali (al netto del già citato Korpus). Possiamo parlare di un percorso evolutivo che va dalle Salyut 1/4 passa per le Salyut 6/7 ed arriva alla Mir.
Ecco si può tranquillamente affermare che lo Zvezda sia “quasi” identico al Mir Core lanciato nel lontano febbraio 1986.

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Si, dalle foto e i video, effettivamente si ha la percezione di stare nello stesso modulo , quando così ovviamente non è, sulle salyut invece la faccenda era diversa, la distribuzione delle attrezzature e dei posti di servizio era totalmente diversa, anche se guardando le foto degli anni ‘70/80 c’è comunque l’aria di famiglia che lega la prima salyut all’odierno Zvevda. Per quanto riguarda il CSS Core Module , anch’esso dalle foto, prima esterne e poi anche interne (anche se c’è più somiglianza estetica esteriore imo) ci sono sostanziali differenze fra lui e lo Zvevda? Mi pare che valga un po’ lo stesso discorso che riguarda la somiglianza fra la portaerei Kuznetsov russa e la Shandong cinese (una Kuznetsov leggermente modificata, ma pubblicamente ispirata ad essa, in quanto , è direttamente copiata dalla Liaoning, gemella della Kuznetsov) ossia navi diverse, ma che condividono parecchio, oltre la linea estetica.

Non ho ancora avuto modo di esaminare in dettaglio il core module della stazione spaziale cinese.

Senz’altro deriva concettualmente dal Mir core però sembrano esserci anche differenze notevoli.
Probabilmente il paragone migliore è quello che passa tra la Soyuz e la Shenzhou, simili ma decisamente non uguali.

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