Un vero peccato che non si sia previsto il suo recupero. A poterlo recuperare, oltre ai dati che hanno comunque raccolto nel corso di questa missione, avrebbero potuto ricavare molte altre informazioni sia per quel che concerne l’aspetto visivo, sia analizzando in modo più approfondita la struttura del mini shuttle.
Nell’articolo si riporta che l’India non abbia previsto il recupero per il fatto che non disponga di una pista adeguata per tale velivolo. A parer mio avrebbero potuto ben contattare qualche “vicino” e chiedere di usufruire di una loro pista per il recupero del sopra citato shuttle; non essendo niente di segreto e militare, non penso che avrebbero avuto problemi in un’operazione del genere.
Credo ci siano due fattori che abbiano fatto scegliere l’acqua:
- La traiettoria di volo a la distanza massima raggiungibile.
- I rischi di far atterrare un prototipo al primo volo. Controllo dell’assetto, avvicinamento, atterraggio, tutte variabili ignote. Significherebbe chiudere completamente lo spazio aereo della zona per chissà quanti km di raggio. E se come è successo al DC non scende un carrello e la navetta diventa incontrollabile?
vedi un po’ qual’è quella più vi-cina…
Ad esempio avrebbero potuto chiedere al Pakistan :butt:
Scusa ma non concordo. Se fatti tutti i dovuti calcoli e le simulazioni, i rischi sarebbero stati minimi. Basta vedere le prime missioni dello Space Shuttle NASA. In quel caso cosa avrebbero dovuto fare per la prima missione di un qualcosa mai tentato?
Concordo con topopesto. La scelta di neppure tentare il recupero resta giustificabile solo se le probabilità di successo, allo stato, sono prossime allo zero. Altrimenti i disagi al traffico aereo etc. sarebbero stati giustificati - e senz’altro accettati dal governo - per l’importanza dei dati raccolti nel tentativo. Speriamo si regolino diversamente per i prossimi test…
Tentare un recupero implica comunque una grossa spesa, programmare il recupero significa avere a bordo sistemi di galleggiamento, localizzazione e eventualmente di atterraggio/ammaraggio. In questo caso si è scelto di non implementare tutto quello che serve per ammarare, localizzare e recuperare l’esperimento (scelta comunque lecita avendo oggi sistemi di telemetria che permettono l’acquisizione della totalità dei parametri live) risparmiando sul peso. Stanziare una grossa somma solo per avere un team di recupero nel caso si fosse potuto recuperare il prototipo, non equipaggiato con sistemi di recupero, è stato probabilmente considerato superfluo e non necessario. È una scelta fatta che ha pro e contro, e non è così palesemente errata.
Alberto, ti sei addolcito nelle risposte…
Il paragonare questo seppur interessantissimo progetto del diametro di un metro che non va in orbita e non è manned con sts lo trovo quanto mai ridicolo, senza contare che i primi voli dello shuttle atterravano in pieno deserto e quindi in una zona in cui anche un rientro catastrofico non avrebbe fatto danni collaterali.
E lo shuttle avrebbe fatto danni sul suolo USA, l’India non ha attualmente una pista sufficientemente lunga e chiedere a un altro paese di accollarsi il rischio mi pare veramente irrealistico.
Visto il successo di questa missione, accelerano la costruzione della famosa pista di 5 km…
Ringrazio albyz85 e i successivi commentatori, che hanno fornito esaustive e convincenti ragioni a supporto dell’opportunità di revocare in dubbio, quantomeno in queste prime fasi, ed in assenza di idonee strutture nazionali certificate, il rientro al suolo del vettore. Resta l’auspicio che l’ISRO realizzi davvero nel breve periodo le infrastrutture per poter dimostrare in concreto le potenzialità del mini-shuttle
Secondo me questo “spazio” plano si potrebbe collocare anche sotto il nostro IXV, che comunque è stato recuperato dopo aver varcato i 300km di quota.
Sapete a quando è previsto il prossimo test in questo senso da parte di Esa?
Previsto entro marzo il test con atterraggio in pista
c’è stato un test di atterraggio autonomo coronato da successo