La capsula cinese Shenzhou 8 è atterrata

La capsula Shenzhou 8, come pianificato, è atterata giovedì 17 novembre alle 11:30 GMT (19:30 ora di Pechino) nella regione autonoma della Mongolia, concludendo la prima missione che ha visto eseguire ad una navicella cinese un docking spaziale.

Le squadre di recupero hanno raggiunto la capsula pochi minuti dopo l’atterraggio iniziando con il recupero degli esperimenti issati a bordo e procedendo con le verifiche allo stato della Shenzhou dopo una permanenza di 17 giorni nello spazio.

Si conclude felicemente e con pieno successo la missione inziata il 31 ottobre con il lancio effettuato dalla base spaziale di Jiuquan.

Questa missione verrà annotata ed evidenziata negli annali aerospaziali per il primo docking di una capsula cinese con un prototipo di stazione spaziale orbitale permanente, e per un secondo docking effettuato in piena luce solare, una condizione ambientale di solito evitata per evitare le possibili interferenze dell’irragiamento solare sulla stumentazione e sui sistemi di guida.

Tiangong 1, la stazione spaziale con cui Shenzhou 8 ha eseguito il docking, rimane in orbita pronta a ricevere le prossime due navicelle Shenzhou 9 e 10 previste per il 2012.

Fonte: SpaceFlight Now


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Che dire? Un successo straordinario, considerando che si tratta di una “prima” assoluta per il programma spaziale cinese.

Dall’inizio dei voli Shenzhou, oramai nel lontano novembre 1999, la Cina non ha fatto altro che inanellare un successo dietro l’altro.
Sia ben inteso, con calma, senza voli azzardati o “gare” ma preparando tutto in maniera, evidentemente, meticolosa.
Il che sembra davvero l’unico modo per garantire questi ottimi risultati.

Bene, bravi, sette piu’…

Ma quello che si vede nella foto e’ un Fintonauta, ovvero un crash test dummy messo li a scopo sperimentale?

Ebbravi i cinesi :clap: anche se la capsula più che “atterrata” sembra precipitata :stuck_out_tongue_winking_eye:

Soyuz, atterrare pericolosamente…

Dovrebbe trattarsi dello stesso manichino utilizzato nella missione della Shenzhou 4.

Ah c’era pure il manichino o è un Lost Tachonaut?
Basta, altrimenti dicono che sporco i post.

Piuttosto, per essere bruciacchiata la capsula sembra invece arrugginita. Un pò diverso dalle Soyuz per essere una replica dello stesso veicolo.

Si notano gli “sbuffi” scuri delle bruciature che fanno intendere qual’era l’inclinazione del veicolo al rientro.

Se è una battuta è di cattivo gusto.
Gli americani hanno utilizzato un manichino durante i test della Mercury, i russi hanno fatto lo stesso con i primi prototipi della Vostok (1KP) non vedo quale problema c’è se lo fanno anche i cinesi…

Questo è un luogo comune che sento in dovere di sfatare. La Shenzhou NON E’ una “replica” della Soyuz, ne condivide la configurazione originale ma il modulo orbitale e quello di servizio sono stati progettati completamente “ex-novo” con tecnologie cinesi.
Quanto al modulo di rientro, questo è effettivamente derivato da quello della Soyuz, ossia mantiene la stessa forma con gli stessi rapporti rispetto alle varie parti, ma è più grande del 25% (e già questo fatto, da solo, lo rende un veicolo completamente differente). Se appare diverso, sostanzialmente, perché è diverso.

Tra l’altro non è affatto detto che i cinesi utilizzino esattamente lo stesso tipo di TPS dei russi (anzi io, personalmente, sono convinto del contrario) e questo spiega le differenze “cromatiche” dei due veicoli una volta rientrati nell’atmosfera (rosso brunito la Soyuz, ed un grigio-giallognolo sporco la Shenzhou).

A mio parere la Shenzhou appare più “pulita” e meglio messa rispetto alle Soyuz viste dopo l’atterraggio.

perdonate l’ignoranza, ma la Shengzhou condivide con la Soyuz il sistema di razzi frenanti che si attivano poco prima dell’impatto a terra?

Esattamente.
Come per la Soyuz, anche il modulo di rientro della Shenzhou dispone di quattro gruppi di razzi a propellente solido (anche questi “made in China”) che sono attivati da un radaraltimetro alla quota di circa 4 metri.

Da ammirare questa scelta cinese; invece di aggirare l’ostacolo hanno preferito affrontarlo a “pieno petto” ed eliminare l’eventuale problema. Questo gli permetterà, in un prossimo futuro, se si dovessero trovare in “condizioni anomale”, di procedere nella missione senza preoccuparsi dell’eventuale irraggiamento solare e procedere con la massima sicurezza.

Sono dell’idea che sia sempre meglio cercare di anticipare i problemi piuttosto che tralasciarli nella speranza che non si presentino mai.

Per quanto concerne il fattore atterraggio, mi chiedevo come mai sono solo gli americani che optano per l’ammaraggio, sicuramente più dispendioso per quanto concerne le forze da impiegare per la ricerca ed il recupero della capsula, quando potrebbero effettuare anche loro un atterraggio e rendere il tutto più semplice e meno dispendioso.

Per la futura capsula Orion hanno già scelto l’ammaraggio quando, essendo una capsula in face di costruzione, potrebbero adattarla ad un suo utilizzo per un atterraggio. so che si è già discusso ampiamente di questo argomento però…

Beh non è proprio così, si tratta di una metodologia di lavoro più che collaudata… si testa il sistema nel worst case e poi si opera in condizioni ideali per mantenere un buon margine di sicurezza… Non è sicuramente un metodo di lavoro inventato dai cinesi… fortunatamente è la norma da decenni in tutto il mondo… :wink:

Per quanto concerne il fattore atterraggio, mi chiedevo come mai sono solo gli americani che optano per l'ammaraggio, sicuramente più dispendioso per quanto concerne le forze da impiegare per la ricerca ed il recupero della capsula, quando potrebbero effettuare anche loro un atterraggio e rendere il tutto più semplice e meno dispendioso.

Se ne è parlato più volte… l’ammaraggio è più dispendioso in termini di risorse e complessità del recupero ma enormemente più vantaggioso in termini di efficienza del mezzo e peso del sistema nel suo complesso e la dimostrazione è appunto che gli USA avendo potenzialmente siti ideali per entrambe le tipologie hanno sempre prediletto l’ammaraggio, anche a discapito dei costi maggiori. La Russia (o l’Unione Sovietica) non hanno semplicemente uno sbocco marittimo adeguato e dovendo lanciare da migliaia di km dal mare un sistema di atterraggio sicuro era comunque indispensabile… La Cina fa atterrare le sue capsule per un semplice motivo… perchè la Soyuz, da cui deriva quasi completamente per il modulo di rientro, atterra e non ammara.

Giusto a scapito di equivoci, pur atterrando, la Soyuz è perfettamente in grado di effettuare un ammaraggio e di essere recuperata senza problemi, sia pure come modalità “off-nominal”.

Lo testimonia efficacemente il volo della Soyuz 23, avvenuto nel 1976 nel lago Tengiz:
http://en.wikipedia.org/wiki/Soyuz_23

Inoltre anche alcune delle Soyuz circumlunari (7K-L1P/S), senza equipaggio hanno effettuato degli ammaraggi nell’oceano indiano:
http://en.wikipedia.org/wiki/Zond_5
http://en.wikipedia.org/wiki/Zond_8

Inoltre, il cosidetto “water training” è parte integrante dell’addestramento dei cosmonauti russi:
http://www.space-travellers.com/index.php?wohin=cos&subon=8

Per quel che riguarda la Shenzhou si suppone, anche se non si hanno proved dirette in merito, che sia in grado di sostenere un ammaraggio così come la Soyuz.

In caso di splashdown la Soyuz utilizza ugualmente i razzi di atterraggio?

Parlando della Shenzou, invece, se non sbaglio un’altra differenza con Soyuz è che il modulo orbitale è dotato di pannelli solari propri e propulsione autonoma, per cui può essere lasciato da solo

E’ una bella domanda.
In teoria non dovrebbe cambiare nulla, nel senso che la sequenza di discesa resta inalterata sia che la Soyuz si diriga verso un atterraggio sia verso un ammaraggio. Ad un certo punto quel che resta dello scudo termico viene automaticamente espulso, lasciando liberi i retrorazzi ed il radaraltimetro.

Onestamente non so se, in caso di ammaraggio, l’equipaggio ha modo di effettuare un ovveride manuale della fase di rientro tenendo su lo scudo termico fino al contatto con l’acqua. A questa domanda potrebbe rispondere, ad esempio, il Colonnello Vittori che vanta una certa esperienza sulle Soyuz.

Assolutamente si.

Questa è una delle differenze fondamentali, a cui accennavo in un mio post precedente, che rendono la Soyuz e la Shenzhou (pure tipologicamente simili) due veicoli completamente diversi. Il modulo orbitale della Shenzhou ha capacità di volo autonome (fino a sei mesi), pannelli solari auto-orientabili, sistema di controllo dell’assetto indipendente e carburante extra (alloggiato in quella specie di “gobba” dissassata sulla sinistra).

Non solo, il modulo orbitale della Shenzhou dispone di un elevato grado di riconfigurabilità ed adattabilità agli scopi specifici delle missioni in oggetto. In otto voli Shenzhou questo componente ha subito delle modifiche assolutamente peculiari e vistose rendendolo, di volta in volta, un’autentica “sorpesa” (at tal propostio sto preparando un nuovo set di disegni dedicati, appunto, all’evoluzione delle varie Shenzhou dalla 1 alla 8).

Benché anche il modulo orbitale della Soyuz presenti un certo grado di flessibilità operativa, i cinesi sono riusciti a far fare a questo componente cose che i russi nemmeno sognavano. In realtà, da Korolev in poi, i russi hanno sempre visto il modulo orbitale della Soyuz essenzialmente come un mezzo per incrementare il volume utile in orbita senza che gravi a scapito della massa/volume del modulo di rientro (che è stata volutamente ridotta al minimo possibile).

Assolutamente si, anche perché il nostro Pianeta è per la maggior parte ricoperto d’acqua… e basterebbe un piccolo specchio d’acqua per trasformare la missione in tragedia se non fosse comunque pensata per resistere e far sopravvivere l’equipaggio in acqua.

A proposito di Soyuz e ammaraggio: http://twitter.com/?photo_id=1#!/AstroMarshburn/status/138766180893728769/photo/1