New York - Sembra essere una grande piattaforma petrolifera. Ma cosa è invece? L’idea sulla quale è stata sviluppata è proprio quella, ma il concetto è ben diverso. Si tratta di un’isola artificiale, in acque internazionali, con l’intento di iniziare una nuova società da zero, senza leggi, regole e codici morali: è l’obiettivo del Seasteading Institute.
Nella pagina personale di Patri Friedman, executive director, si legge la mission dell’istituto: “Stabilire una comunità permanente e autonoma nell’oceano, per consentire la sperimentazione e l’innovazione attraverso una diversità sociale, politica e legale”.
Sarebbe come premere il tasto reset, una società senza codice, salari minimi, sistema di welfare o di qualsiasi altro tipo.
L’idea si basa sul fatto che al di fuori dell’Exclusive Economic Zone, oltre 200 miglia nautiche (370 km) dalla costa, secondo quanto stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, ci si trova in acque internazionali, e pertanto non si è soggetti alla legge di nessuno stato se non quello del quale la barca porta la bandiera.
Tra i generosi benefattori Peter Thiel, fondatore di PayPal e investitore nel social media Facebook, avrebbe contribuito all’iniziativa con $1,25 milioni. “Ci sono una serie di persone che crede questo progetto non sia possibile”, ha detto Thiel, durante una conferenza del Seasteading Institute nel 2009. “Questa è una buona cosa. Non ci dobbiamo preoccupare tanto di queste persone, perché visto che non credono sia possibile non ci prenderanno sul serio. E non proveranno a fermarci fino a che non sarà troppo tardi”.
Friedman ha annunciato di recente che il gruppo intende aprire un ufficio nella baia di San Francisco entro il prossimo anno, alla quale in sette anni circa dovrebbe seguire la prima piattaforma in mare.