Lavorare all'estero

Buonasera a tutti,

ho cercato l’argomento che vedete nel titolo, non trovando però corrispondenze mirate. Ho visto però che nello Spazio studenti di parlava di temi analoghi, pertanto ne apro uno nuovo qui, sperando di fare cosa gradita anche ai futuri lavoratori di domani che oggi sono studenti.

L’obiettivo del post é di raccogliere i racconti di chi ha avuto esperienze di lavoro all’estero, descrivendo lati positivi e negativi, eventualmente confrontati al panorama lavorativo italiano per chi ha avuto esperienza di entrambi.

ciao Guado,
ti risponderei volentieri sulla base della mia personale esperienza, ma forse dovresti essere un po’ più specifico: vuoi consigli su come trovare lavoro, o sulle difficoltà di vivere all’estero, sui pregi/difetti di questa scelta… o magari altro? Dovresti specificare anche che tipo di lavoro cerchi perché le cose possono cambiare parecchio, anche all’interno del solo settore aerospaziale.

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Se hai una spinta “interna” di esplorare l’ignoto, fallo e vai. Che sia lontano da casa in Italia o all’estero.

Se invece non ce l’hai e senti sempre la lontananza da casa ogni volta che ti allontani, allora stai intorno a casa. Perché vivere lontano e lamentarsi sempre che le cose non sono come a casa, ha poco senso.

Io in 15 anni all’estero ho visto amici di entrambi i tipi. C’è chi si lamenta in continuazione
“che in Italia era meglio” (e alcuni sono anche tornati, accettando di tagliarsi lo stipendio per due o per tre o condizioni lavorative peggiori), e c’è invece chi vive bene ovunque vada perché apprezza i più e i meno del luogo. E lo dico senza giudicare uno o l’altro, perché alla fine uno deve vivere dove pensa di vivere meglio.

Credo che nessuno l’abbia spiegato meglio di Checco Zalone in Quo Vado :laughing:

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Avete ragione, ieri nello scrivere il messaggio da telefono mi si é troncato all’improvviso senza avere la possibilità di modificarlo.

La mia situazione é ingegnere aerospaziale magistrale, ho studiato e lavorato solo in Italia (tranne un periodo di qualche mese di studio in Irlanda, anche se da 18 anni sono fuori casa quindi non ho tutta questa paura di andare via). Lavoro da due anni in un’azienda aeronautica di grandi dimensioni in Italia e da un po’ di tempo penso alla possibilità di andare all’estero, essendoci alcuni aspetti che non tanto vanno giù (disorganizzazione, poche possibilità di crescita, mancanza di voglia di lavorare da parte di molte persone e altre cose che chi é in Italia conosce bene).

Mi piacerebbe sapere le vostre esperienze soprattutto a livello di come ci si trova in contesti esteri, come organizzazione, relazioni umane ecc
Grazie
Buona serata :slight_smile:

Accetto volentieri tutti i consigli che volessi darmi, a partire dal come trovare lavoro (anche se su questo più o meno ci sono, ma qualche consiglio da chi ci é passato prima non guasta), e poi anche su pro e contro, difficoltà che una persona può trovare come dicevi tu.

Io conosco solo persone che hanno lavorato all’estero ma poi sono rientrate a casa, quindi mi manca il parere di chi invece all’estero ci é rimasto.

Io cercherei un posizione più gestionale e meno tecnica, qualcosa tipo PM, non so se hai consigli specifici o conosci qualcuno che ci é passato.
Rimango a disposizione per parlarne anche in privato :slight_smile: grazie

Io lavoro come PM all’estero nel settore IT. Ho 42 anni e sono stato residente in 4 nazioni diverse in vita mia, attualmente sono in Slovacchia (ho comprato casa due giorni fa, quindi ci resterò a lungo).
All’estero è diverso. Così come ogni nazione è diversa dall’altra. In generale, poiché non ti conosco, non so qual è la nazione più adatta a te, ma senza sapere nient’altro direi che l’Italia ha una probabilità di 1/192 di essere quella più adatta a te.
Se non hai vincoli, prova ad andare da un’altra parte, non hai niente da perderci. Se ti va male puoi sempre cambiare. In Europa è facile spostarsi, se ti adatti facilmente, tutto sarà più semplice.

Le difficoltà le vedrai nella vita quotidiana, dipende molto da dove andrai. L’acqua calda separata da quella fredda, la lavatrice in comune cn altri appartamenti, l’energia elettrica a carte prepagate, la difficoltà negli uffici pubblici di trovare uno che parli una lingua a te conosciuta, le pietanze immangiabili, ogni stato, e anche ogni regione sono diversi. Considera che nel posto dove andrai, la gente vive in quel modo strampalato da anni e considererà strano il tuo modo di comportarsi.

Al lavoro invece sarà diverso, perché ci saranno persone di tanti posti diversi (altrimenti non ti avrebbero assunto lì). L’ambiente è diverso, i colleghi saranno più curiosi che sospettosi.

Per come trovare lavoro, anche lì dipende da cosa vuoi fare. Il mio consiglio è di fare spam, una volta ho fatto 2000 application in un mese grazie ai portali che permettono Application con un click dopo che hai preparato il profilo. Riceverai tante risposte inutili, ma ti farai un’idea migliore dell’offerta attuale.

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Ciao @guado,

Sono in Germania da 10 anni. Credo che sia stata la scelta migliore della mia vita. (@Buzz non lo ringrazio mai abbastanza)

Non ho molto da aggiungere a quanto detto dagli altri, se non offrire un’altra prospettiva…meglio prima che dopo, e meglio adesso che mai.

Non so se avrei la forza di fare la stessa cosa oggi. Il contesto è diverso, ci sono varie ragioni per cui non mi sposterei ora. In primis, perchè qui sono felice. Se fossi in un posto che mi rende infelice, magari sarei più motivato ad andarmene. Ma di sicuro non ho l’energia e la propensione al “rischio” che avevo 10 anni fa.

Tu ti sei posto la domanda, dunque non hai questo “problema”, ma prima o poi potresti non avere lo stesso slancio. Per cui, meglio provarci adesso, che rimpiangere di non averlo fatto dopo, no?

E come ultima cosa: cosa vuoi sentirti dire? Che è facile? Che è difficile? Ognuno ha la sua testa, non è facile fare degli esempi che ti aiutino senza conoscerti.
Chiedendo a chi è felicemente all’estero, sentirai tendenzialmente storie positive. Chiedendo a chi è tornato, troverai qualche scottatura. E in entrambi i casi troverai le eccezioni. C’è un bias intrinseco in chiunque.

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@guado, mai fare questa domanda a un italiano all’estero: ti scriverà volentieri un’enciclopedia in 33 volumi… :sweat_smile:

Intanto mi associo totalmente a quanto scrive @Buzz. La mia esperienza con coloro che vogliono andare all’estero è molto simile alla sua, anche per quanto riguarda molti amici che alla fine hanno preferito tornare a “casa”, magari in una posizione molto migliore però.

Personalmente sono andato via dall’Italia perché ero stanco di essere trattato a pesci in faccia sul lavoro, della maleducazione imperante, dell’amministrazione della cosa pubblica demenziale, del salario ridicolo e della totale mancanza di prospettive di carriera. Ma soprattutto - e qui viene il punto, senza il quale non avrebbe avuto senso - perché volevo provare altro. Senza questo, un po’ come dice @Buzz, attenzione, perché ognuno ha la sua scaletta delle priorità!

Aggiungerei che ci sono (almeno) due modi di farlo a mio modesto parere: uno è quello di scegliersi un bel posto, trovarsi un compagno/compagna, “metter su famiglia”, fare carriera all’interno di qualche buona compagnia o organizzazione, come ESO o ESA. Il secondo, quello che ho scelto io, è di spostarsi da un posto all’altro senza mai considerarne uno “casa”. Questa scelta è MOLTO più faticosa ma piacevole, almeno per i tipi come me, e dipende anche da condizioni al contorno, come l’avere una famiglia che appoggi questa scelta. Ho cambiato paese e continente 6 volte (finora…), sempre in ambito “astronomia”, ma con ruoli e incarichi sempre diversi.

E personalmente, un po’ come per @Mike non tornerei MAI indietro. Il mio salario, al lordo dell’inflazione, è più che decuplicato in 23 anni, della qualità della vita non ne parliamo. Soprattutto mi sono divertito come un matto. Ho anche imparato però che almeno per me, si è trattato di un circuito RLC :grinning:… il mio umore è andato incontro ad una “damped oscillation”. All’inizio si rimane sbalorditi dalla meraviglia cui si va incontro (io mi spostai all’inizio a Sydney, città favolosa), poi vai un po’ in crisi, perché non è sempre tutto rose e fiori, poi risali la china e così via, fino a quando la situazione si stabilizza.

In conclusione: se te la senti PROVA. Se non fai passi sbagliati potrai sempre tornare indietro. Se invece non lo farai rischi di ritrovarti con un enorme rimpianto, che non fa mai bene e in cui ho visto cadere più di un amico ed ex collega.

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Su come trovare lavoro all’estero, non sottovalutare LinkedIn e i contatti personali.

Per consigli personali te ne do uno: fallo il prima possibile dopo la laurea, o comunque prima di avere relazioni stabili o problemi in famiglia. Più rimandi, più è probabile trovarsi in situazioni che “remano contro” l’esperienza all’estero, che vanno da una relazione (convivenza, matrimonio) a genitori o suoceri con problemi di salute. Se arrivi a quel momento quando sei già inserito in una condizione lavorativa all’estero, hai più strumenti per decidere come affrontarla, se tornare definitivamente o se chiedere trasferimenti, aspettative o simili.

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Vero, avere un LinkedIn scritto BENE, con testi ragionati, corretti ed aggiornati oggi può aiutare in certe realtà o addirittura essere parte necessaria dell’application. A me è capitato una volta (University of California, posizione vinta).

Grazie a tutti per i vostri consigli!

Io sono sempre più spinto a provarci, l’unica cosa che potrebbe non giocare a favore è che vorrei passare al settore spaziale, mentre finora ho lavorato in campo aeronautico.

Per un anno e mezzo ho lavorato su cose non proprio spendibili sul fronte spazio (training piloti/manutentori), mentre i restanti ultimi sei mesi sono passato al PMO di progetti che riguardano la logistica.

Guardando gli annunci in giro, molte opportunità che vedo richiedono esplicitamente esperienza nel settore spaziale che purtroppo mi manca, se avete consigli sono tutt’orecchi.
Incrociamo le dita!

Applica a nastro a tutto quello che ti interessa, senza preoccuparti troppo dei requisiti che mettono nelle vacancies (ovviamente non applicare da senior system engineer :laughing:).

Nei requisiti metteliamo sempre il candidato ideale, ma poi la maggior parte delle volte dobbiamo scendere a compromessi e prendere qualcuno di “reale” tra quelli che hanno applicato.

Per te, giovane senza esperienza in spazio, la cosa migliore è puntare sul numero. Se fai 100 domande, prima o poi cominciano a chiamarti ai colloqui e prima o poi piaci a qualcuno :wink:

Un tip aggiuntivo: le posizioni da operatore per satelliti sono un buon entry point, perché spesso non richiedono nemmeno la laurea. Tanti giovani ingegneri cominciano così, e nel giro di un paio d’anni passano di livello.

PS: l’esperienza nel training può essere interessante nel campo delle operazioni, anche se non è in ambito spazio

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Lavoravo in campo aeronautico e mi sono trasferito proprio per fare il salto verso il campo spaziale. Segui il consiglio di provare, alla fine troverai qualcuno che ha bisogno di gente ed è disposto a rilassare i requisiti. Dipende anche dove si trova l’azienda Thales a Cannes non è certo comparabile ad Ariane a Lampoldshausen. Poi dipende anche dalle dimensioni, se sei flessibile ci sono un sacco di startup che sicuramente fanno cose interessanti ma hanno difficoltà ad attrarre persone con esperienza.

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