Giusto per continuare la discussione sulle evoluzioni “mancate” dello Space Shuttle (visto che spesso sono stati citati progetti quali X30, HL 20, X33, X38 ecc.)
Nel 1985 il Langley Research Center della NASA aveva avviato, in collaborazione con la Rockwell Int. (produttrice dello Shuttle), una serie di studi miranti ad ottenere un sostituto del sistema STS (all’epoca non si era ancora verificata al tragedia del Challenger) che fosse più sicuro ed efficiente.
La configurazione risultante fu un TSTO (Twin Stage to Orbit) completamente riutilizzabile basato su un primo stadio unmanned ed un secondo stadio (orbitale) pilotato, entrambi alati (con ali a freccia di forte spessore). La combinazione così ottenuta ricorda sicuramente il precedente progetto del DC-3 che (come già ricordato da Carmelo in una serie di post dedicati a questo progetto) aveva rappresentato la prima configurazione dello Shuttle e di sicuro la migliore possibile.
Le caratteristiche di questo interessante sistema sono le seguenti:
Thrust: 13,350kN(s). Total Mass: 923,514kg. Total Length: 42.5m.
Payload capability: 9,072kg to a 28.5 degree 400km orbit;5,443kg to a 277km sunsynchronous orbit.
Payload bay: 9m x 4.5m (diametro) con un P/L di 9.077 kg in LEO
Stage 1 : 6 x Space Transportation Main Engine. Liftoff thrust: 6,675 KN. Isp: . Gross Mass: 395,532kg. Empty Mass: 38,555kg. Length: 32.3m. Width: . Propellants: LOX/methane.
Stage 2 : 5 x modified SSME. Liftoff thrust: 6,675 KN. Isp: . Gross Mass: 527,981kg. Empty Mass: 82,100kg. Length: 42.5m. Span:33.5m. Propellants: LOX/LH2.
Il progetto fu accantonato in favore di quel SSTO che divenne il fallimentare X30. Se la NASA all’epoca avesse imboccato questa strada (che faceva comunque largo uso di componenti e tecnologie già collaudate con lo Shuttle) è lecito ritenere che dopo una decina di anni di sviluppo si sarebbe potuto ottenere un primo prototipo.
Il che significa che intorno al 1999 questo sistema avrebbe raggiunto la maturazione e quindi una piena operatività agli inizi del XXI secolo, sostituendo lo Shuttle originale oramai obsolescente.
Naturalmente l’attuazione di questa linea di pensiero avrebbe implicato l’evitare l’incidente del Columbia, e la conseguente crisi della ISS in particolare e di tutta la NASA più in generale. Altresì la NASA avrebbe potuto comunque perseguire l’attuale progetto lunare senza però tirare nuovamente in ballo il concetto di capsula, visto che avrebbe avuto lo Shuttle II per assemblare i vari componenti del sistema in LEO o presso la ISS (presumibilmente già completata).
Peccato che la storia non si faccia con i se…