Mille chilometri al minuto!

Grazie a questo gustoso articolo, apparso ieri su Giornale POP a firma di Nick Parisi, ho scoperto questa sconosciuta (almeno per me) commedia fantascientifica italiana del 1940:

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Non la conoscevo neanche io, grazie per la segnalazione.

Mi ero sempre fatto l’idea che la fantascienza nell’Italia del ventennio fosse quasi proibita, invece scopro che non è così.
Ovviamente questa è una commedia, che probabilmente non vedrò mai.

Non mi risulta che il Fascismo proibisse la fantascienza come genere letterario o fumettesco, tant’è vero che la famosa saga a fumetti “Saturno contro la Terra” (di Zavattini, Pedrocchi e Scolari ai disegni) fu pubblicata, a puntate, a partire dal 1936:

Mentre Flash Gordon (in italiano Gordon Flasce) e Buck Rogers (in italiano Elio Fiamma) venivano pubblicati regolarmente anche durante il ventennio con notevole successo.

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Citazione
Non mi risulta che il Fascismo proibisse la fantascienza come genere letterario o fumettesco

E’ vero, ad avere problemi era semmai il genere giallo, perché si pensava che potesse incentivare i comportamenti delinquenziali.

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Se la fantascienza, durante il ventennio, ha trovato perlopiù la via del fumetto (e di qualche film stile Metropolis) è stato più per la spocchia con cui gli editori dell’epoca vedevano il genere che non per ipotetiche censure di regime.

Il punto è che la fantascienza letteraria (soprattutto quella americana) arriverà in Italia solo negli anni 50 con Urania di Fruttero e Lucentini semplicemente perché fino alla Seconda Guerra Mondiale in Italia era considerata a malapena un sottogenere non degno di essere trattato alla stregua della letteratura “mainstream” (tutto questo alla faccia della proto-fantascienza scritta da autori italiani come Salgari e Yambo).

Mi ero fatto l’idea che in Italia ciò che arrivava dall’estero fosse non dico proibito ma molto osteggiato. Invece, oltre alla fantascienza, anche la musica ed altri generi erano diffusi. Tutta colpa della propaganda, di ieri e anche di oggi, che mi ha portato a pensare che in Italia era tutto italianizzato.

Purtroppo quello che scrivi è vero.
Gli italiani hanno la memoria corta, comunque nulla va davvero perso sotto la lente di un’attenta analisi storiografica delle fonti (per dirla alla Renzo De Felice).

Spesso si scambia l’autarchia economica (comunque vera solo a partire dalle sanzioni dell’allora Società delle Nazioni all’Italia per l’invasione dell’Etiopia) con autarchia culturale, mai davvero applicata in Italia se non nel lessico, in cui si cercavano di “epurare” i termini stranieri (del resto in Francia è da sempre così) iniziativa tutto sommato risibile ne più e ne meno del corrente tentativo di introdurre lo “scwha”.

Le novità culturali straniere in Italia ci arrivavano eccome, basti pensare che lo stesso Mussolini era un fan di Walt Disney (tant’è vero che Topolino fu pubblicato in Italia a partire dal 1932):

Senza contare che uno dei suoi figli divenne un’apprezzato jazzista nel dopoguerra:

Se mai vi è stata una vera censura verso la cultura anglosassone (ma non verso la cultura straniera tout-court) è avvenuta solo nei tre anni di conflitto (1940-43), ma in realtà la cultura americana è stata “ostracizzata” solo a partire dal dicembre del 1941 (a seguito dell’attacco di Pearl Harbour) fino all’Armistizio ed è proseguita fino all’aprile del 1945 nel Nord Italia soggetto alla Repubblica Sociale.

OT, riguardo alle traduzioni in italiano dei termini stranieri, in Trentino c’è da ridere. In Val Venosta c’è una località che si chiama Plamort e che in italiano è diventata, ovviamente, Pian dei Morti, anche se non ci è morto nessuno (solo un pizzichino di IIGM, ma niente morti e feriti). E poco distante il paese di San Valentin del Mutte, diventato San Valentino alla Muta o Mutta. San Valentino muto? Boh.
Al tempo del fascio anch’io avrei avuto un futuro brillante come traduttore in italiano di termini stranieri. Fine OT.
Quando la stupidità va al potere.

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