Vabbé, in questi giorni, obbligato a casa dopo l’incidente, non trovo di meglio che stare al tavolo da lavoro, quindi vi stresso…
Questo è un minuscolo kit della Hobby e Boss in 1:700. Si tratta di un sottomarino classe kilo, entrato in servizio nei primissimi anni 80 in URSS e tuttora in servizio, anche in altri paesi. Ha un motore diesel-elettrico, è un sottomarino d’attacco ed è ancora uno dei mezzi più temuti dagli americani, vista la sua incredibile silenziosità. Pensate che gli americani lo chiamano ‘Il buco nero’ ! A velocità inferiori ai sei nodi è da considerarsi ancora inintercettabile.
Iniziato ieri, finito oggi pomeriggio… Al solito l’ho fatto molto ‘consumato’, come piace a me…
I modelli dei sottomarini mi hanno sempre causato emozioni contrastanti: da un lato si tratta di soggetti interessantissimi e pieni di fascino, d’altro canto il momento della “tinteggiatura” mi ha sempre spaventato, visto che per dargli profondità e spessore bisogna sfumare la pittura in modo molto efficacie, e non è facile.
Per questo ti faccio i complimenti, è un bel modello, accattivante ed originale.
Credo che tuttora i quattro Kilo iraniani rovinino il sonno ai pianificatori dell’US Navy, perchè se questi “buchi neri” si mettessero a fare la posta alle portaerei americane nell’ambiente piccolo ed insidioso del Golfo Persico la possibilità di un attacco riuscito (con conseguenze devastanti si adal punto di vista politico/propagandistico che militare) potrebbe essere un fattore reale…
In realtà per esperienza vi posso dire che ci si basa molto sull’ INTEL per sapere dove questi battelli navigano… ovvero se hai una probabilità di trovarti un classe Kilo nelle vicinanze sugli schermi sonar passivi cominci a cercare dove vi è il silenzio…è vero sotto i 6 nodi i moderni sottomarini diesel elettrici (non solo i Kilo) sono dei veri e propri buchi neri e come tali vanno cercati anche il silenzio è un rumore…soprattutto in un ambiente rumoroso come il mare! ma ci vuole esperienza e “orecchio”, comunque la fortuna è che questi battelli non sono mai perfettamente manutenzionati (soprattutto quelli iraniani) e vi posso assicurare che il rumore di una normalissima pompa dell’acqua, mal lubrificata, che entra in funzione a 10 miglia di distanza è perfettamente udibile, a meno che la sorgente del suono non si trovi esattamente in linea con la poppa dell’ascoltatore, a causa del rumore di fondo della/e propria elica e immediatamente riconosciuta dai filtri software del sonar appunto per il fatto che è impossibile ricevere suoni puliti nel ristretto cono di coda porta i moderni sommergibili di attacco a rimorchiare lunghissimi cavi sonar che vengono filati e trainati lungo la rotta e che si effettui randomicamente una virata a sinistra o a destra per dare un occhiatina nell’angolo cieco a tal proposito si può raccontare che gli americani erano specialisti nel seguire i russi e i russi erano specialisti nel compiere violentissime virate fermando contemporaneamente le eliche, il che portava i russi fermi da qualche parte davanti agli americani che non sapendo dove era finito il russo cominciavano a dare di matto e a suonare l’allarme (silenzioso) anticollisione…ehhehehe
Quando il classe kilo è in superficie i suoi piani di prua (le ali a proravia della vela) vengono retratti all’interno dello scafo, siccome sono malefico ti chiedo… è in immersione?
Un sommergibile è quanto di più vicino ad un’astronave. Anche il modo moderno di fare la guerra con i sottomarini è molto atipico.
In un libro, “immersione rapida” si racconta di due sottomarini, USA ed URSS ovviamente, entrati in collisione con entrambi gli equipaggi che credano d’aver affondato l’altro. Poi con la fine dell’URSS è saltata fuori la verità.
mi viene in mente il mitico “Ivan il matto” di Marko Ramius, erroneamente inserito nel film per descrivere questo tipo di manovra (mentre nel libro è tutt’altro)
la manovra “Ivan il Matto” che nel film viene descritta come una violenta virata e “frenata” al fine di capire se si è seguiti (pulizia degli schermi acustici) è nella realtà un altro tipo di manovra…ci sono due tipi di manovra per schivare un siluro in arrivo, nella prima, se si è abbastanza lontani, si vira velocemente mettendo il siluro esattamente a poppa e accellerando al massimo, nel contempo si lanciano delle contromisure acustiche (semplici generatori di suoni e bolle d’aria/gas) sperando che il siluro, dovendo inseguire, esaurisca il carburante…la seconda manovra è il vero “Ivan il Matto” si attua quando il siluro e il suo lanciatore sono vicini e consiste semplicemente in un tutto per tutto, si vira e si accellera al massimo in direzione del siluro al fine di accorciare la distanza relativa e sperare che i meccanismi di sicurezza della testata non si armino… (il siluro non può esplodere a una breve distanza dal battello lanciatore altrimenti lo danneggerebbe leggermente anche a distanze superiori a 1 km…) comunque è una tecnica da veri matti visto che la velocità combinata di impatto battello/siluro può arrivare a 90 nodi (167 km/h) il che è comunque terrificante…ci sono altri modi per schivare un siluro ma di solito le cheklist rimandano all’ultima pagina del manuale di bordo ove vi è la “preghiera del marinaio”
Non sono un esperto di sottomarini e ti riporto quello che veniva descritto fatto nel film…
Per Ivan il Matto intendevano una manovra non per evitare un siluro in arrivo, ma per verificare se c’era qualcuno nella “zona d’ombra” del sonar, come spiegato nei post sopra
Poi come detto non sono un esperto!
Grazie Buzz e Oseo per le precisazioni
Non avevo capito la tua precisazione fra libro e film che ora mi è chiara e mi conferma che è sempre meglio leggersi i libri
decisamente biduum! ora ho attaccato a leggere Skywalking, An Astronaut memoir di Tom Jones, e sono soddisfatto, tratta il periodo successivo a quello narrato da Mullane in Riding rockets
In effetti nel film la manovra viene eseguita nelle scene finali dal sommergibile USA contro cui si schiantano i siluri destinati ad Ottobre Rosso. D’altra parte una licenza poetica del cinema è quella di stravolgere sempre la realtà. solo che se lo sai, è una cosa, se non lo sai, poi diventa oro colato. Si oro, ma come si diceva una volta: l’ottone, l’oro del giappone…