Vi piace parlare di missioni umane su Marte che arrivano a destinazione in pochi mesi, di sonde interstellari, telescopi spaziali di dimensioni maggiori di quelli terrestri? Questa settimana si terrà il NIAC 2020, un evento dove si parlerà di concept un po’ futuristici, ufficialmente chiamati solo innovativi.
Ecco il sito:
Quindi abbiamo un sample return dalla superficie di Venere, fabbricando dall’atmosfera il carburante per il ritorno, una costellazione di 1000 picosatelliti da mandare in orbita su Proxima Centauri b, che ancora non sappiamo nemmeno se esiste, batterie al trizio da qualche nanowatt per alimentare sensori efficentissimi, un telescopio a onde gravitazionali da mandare ai confini del sistema solare, e tanto altro ancora.
La prima intervista è con Marshall Eubanks, ex JPL, oggi Space Initiatives Inc, “a company dedicated to using pico and femtospacecraft to lower the cost of space exploration”.
Il progetto di Eubanks che ha ottenuto il finanziamento vuole indagare come coordinare uno sciame di satelliti - sarebbero un migliaio quelli impiegati nella futuribile missione verso Proxima B - e gestire l’eventuale segnale generato durante la missione.
Curiosità: era la quattordicesima volta che Eubanks si candidava per partecipare alla selezione.
… our team determined in our work over the last 3 years that only a large swarm of many probes acting in unison can generate an optical signal strong enough to cross the immense distance back to Earth. […] coordinating the swarming of individuals into an effective whole is the dominant challenge for our representative mission to Proxima Centauri b. Coordination in turn rests on establishing a mesh network via low-power optical links and synchronizing probes’ on-board clocks with Earth and with each other to support accurate position-navigation-timing (PNT).
L’intervista di ieri.
When we’ll be sending probes to other stars, getting there will be only one part of the challenge. How do we get the data back? So, NASA just funded a research that will be aiming to solve this problem through the NIAC program.
Una seconda intervista, sempre da Universe Today, di un paio di mesi fa. Questa seconda mi pare di ricordare che spaziasse anche su altre questioni relative alla missione.
If we want to send an interstellar probe to the nearest stars, getting there isn’t the only problem. We explore non-trivial problems like getting the signal back from the probes, communicating within the swarm, choosing which data to send back and much more with Marshall Eubanks.
Fase 2 del 2024, altra fantascienza su cui fare qualche studio serio.
Abbiamo il classico telescopio liquido, un motore da 100 MN e 5000 s di impulso specifico, uno stormo di telescopi a interferometria in L5, RTG per Cubesat, ferrovie lunari, e sonde su Urano e Nettuno con computer quantistici.
Anche quest’anno a maggio si passa alla fase due, anche se non vi ho aggiornato sulla fase uno di inizio anno.
Tutte le idee le potete trovare qui (fase 1 e 2):
Quella che è piaciuta a me è l’idea di sonde millimetriche con batterie betavoltaiche, una tecnologia già in fase di sviluppo avanzato sulla Terra, se ne parlava qualche anno fa con le batteria al carbonio 14.
Il progetto in fase due del NIAC prevede sonde con batterie betavoltaiche al trizio capaci di generare qualche microwatt di potenza, ordine di grandezza simile alle già citate diamond battery. Le sonde sono grandi qualche centimetro e la potenza generata e sufficiente per fare spettroscopia ad esempio. L’idea non è solo fantascienza, siamo già a TRL 2 (il livello 9 indica il collaudo con successo in una missione spaziale) e con l’approvazione in fase due si arriverà probabilmente a 3. Le sonde sopravviverebbero al freddo del buio perenne del polo sud lunare, ad esempio.